Diodato Pirone per "il Messaggero"
Pier Luigi Lopalco, pugliese, 57 anni di cui 10 passati a Stoccolma presso il Centro Europeo per la prevenzione delle malattie, fa due mestieri: l'infettivologo e l' assessore alla Sanità della Regione Puglia. A lui chiediamo della riapertura delle scuole anche nelle Regioni che resteranno in fascia rossa.
Assessore, la scuola è di nuovo di fronte ad un bivio. Come la vede?
«La questione ha assunto un profilo ideologico o, se preferiamo, di scelte politiche. Deve essere chiaro che nessuno vuole chiudere niente per scelta. Qui si dimentica che durante una pandemia è il virus che comanda».
Perché la Puglia ha emanato una ordinanza per obbligare le scuole primarie a offrire la didattica a distanza alle famiglie che lo chiedono?
«Perché da noi la variante inglese del Covid-19 circola a grandissima velocità: abbiamo fra il 20 e il 30% di contagi giornalieri in più rispetto a ottobre e novembre. E il 93% derivano dalla variante. In autunno abbiamo avuto un picco altissimo ma la diffusione del contagio di questi giorni è di un livello di pericolosità che spero venga percepito».
E cosa ci azzecca tutto questo con la scuola?
«Non nascondiamoci dietro a un dito: i dati noti del contagio nelle scuole, in possesso nostro così come dell' Istituto Superiore di Sanità, ci dicono che gli operatori scolastici - prima del loro vaccino - si contagiavano più di altre categorie perché entravano in contatto con molti ragazzi asintomatici. Poiché i bambini non possono essere vaccinati il problema persiste. Nessuno intende sminuire gli enormi sforzi che tutto il mondo della scuola ha fatto per garantire le lezioni in presenza. Ma il virus circola.
Dunque intendiamo offrire una tutela alle famiglie che vorranno usufruire della didattica a distanza e contemporaneamente cerchiamo di frenare la circolazione del Covid-19 che da noi in Puglia ha tempi e modi suoi».
Perché in Puglia il virus si muove diversamente che altrove?
«Non credo ci sia una ragione specifica. Noi abbiamo registrato un picco autunnale sfalsato rispetto ad altre regioni e sta succedendo di nuovo ora. E' successo anche in Veneto fra novembre e dicembre».
Il mondo della scuola pugliese non avrà preso molto bene la vostra ordinanza.
«Lo capisco. Ma la Regione Puglia è stata costretta a varare misure restrittive molto pesanti come l' anticipo alle 18 delle chiusure dei negozi per tutti i settori.
Non è che abbiamo messo nel mirino un comparto invece che un altro. Le indicazioni che abbiamo varato per la scuola vanno inserite in questo contesto».
Lei è un assessore alla Sanità con una specializzazione sulla prevenzione delle malattie. Al di là della sua Regione come giudica la campagna vaccinale italiana?
«Escludendo il tema della quantità di dosi disponibili, il mio giudizio è tutto sommato positivo. Se si guarda la percentuale dei vaccinati a livello internazionale si nota che l' Italia ha somministrato una piccolo ma significativo numero di dosi in più di Francia e Germania. Mi pare difficile parlare di fallimento».
Non negherà inciampi e disorganizzazione a vari livelli, Regioni in primis.
«Non nego nulla. Ma il sistema nel suo complesso ha reagito e segnalo che anche i sistemi sanitari meridionali fra mille limiti hanno risposto».
Quindi dopo la pandemia riprenderemo il tran tran di prima?
«No. La Sanità va rivoltata come un calzino».
E allora non saranno troppi i sistemi sanitari per un Paese piccolo come l' Italia?
«Le Regioni gestiscono la Sanità da decenni e cambiare in corsa sarebbe stato folle. Ma anche lo Stato ha qualche cosa da registrare. Ad esempio noto che molti dati sulle vaccinazioni delle Regioni sono grossolanamente sbagliati. La Puglia ha vaccinato tutti gli anziani ospiti delle Rsa ma sui siti di Ministero della Salute, Commissario e Protezione Civile non risulta. Dunque anche quella statale è una gestione spezzettata».