Margherita De Bac per il "Corriere della Sera"
L'Italia marcia decisamente verso una fase di riaperture? Va subito al punto Franco Locatelli, oncoematologo del Cts e presidente del Consiglio superiore di Sanità: «Sicuramente. L'obiettivo è quello di riprendere una serie di attività economiche, sociali e ricreative che hanno sempre connotato la vita di tutti noi».
Però?
«Tuttavia, per contemperare nel modo migliore questo obiettivo con la tutela della salute è fondamentale basare le scelte sui principi della gradualità e della progressività, impiegando come stella polare di riferimento, per scelte come quelle sul coprifuoco, l'evoluzione dei numeri della curva epidemiologica. Deve essere ben chiaro che nessuno ha piacere a suggerire strategie di restrizione della vita sociale, dei movimenti o delle attività».
Nel passaporto verde la vaccinazione è messa sullo stesso piano del tampone come lasciapassare. Non è un controsenso?
«No, non lo è affatto. Oggi, non tutti quelli che vogliono o avrebbero voluto vaccinarsi, hanno avuto la possibilità di farlo. Al contrario, l'accessibilità ai tamponi è molto più alla portata. In questo modo, pur ammettendo il limite del tampone rappresentato dall' assenza d' infezione nel momento in cui viene effettuato e non escludendo falsi negativi, si garantisce che tutte le persone possano aver equo accesso a determinati eventi o spettacoli, così come essere facilitate negli spostamenti».
È giusto chiamarlo passaporto?
«Invece di chiamarlo passaporto vaccinale adottiamo termini più adeguati come, per esempio, quello suggerito dal Comitato nazionale di Bioetica: certificazione sanitaria per uso non solo medico relativa a Sars-CoV-2 o, più agilmente, green certificate. Anche le parole hanno un peso e una valenza».
Il ritmo delle vaccinazioni sta compensando la lentezza del calo della curva?
«La campagna vaccinale procede a ritmi decisamente sostenuti. Le fasce di popolazione più a rischio sono in via di progressiva messa in sicurezza. Basti pensare che oggi quasi il 90% delle persone oltre gli 80 anni d' età ha ricevuto almeno una dose, il 71% entrambe le dosi e, nella fascia d' età tra i 70 e i 79 anni, i due terzi delle persone hanno ricevuto una dose di vaccino».
Preoccupa la «fuga» da AstraZeneca?
«Anche le perplessità o resistenze a ricevere il vaccino di AstraZeneca si sono largamente ridimensionate visto che ogni giorno vengono somministrate in media 80-90.000 dosi di questo prodotto. Sulla scorta delle informazioni a oggi disponibili sull' insorgenza di trombosi in sedi inusuali, i soggetti che hanno ricevuto la prima dose di questo vaccino senza sviluppare queste complicanze, non presentano controindicazione per una seconda somministrazione del medesimo vaccino».
Ci descrive la situazione aggiornata dell' epidemia?
«I numeri delle ultime settimane indicano chiaramente una riduzione della circolazione virale così come dell' impatto sui servizi sanitari territoriali. Ricordiamoci che solo poche settimane fa avevamo un numero di posti letto occupati nelle terapie intensive superiore a 3.700. Oggi siamo largamente sotto la soglia di 2.500. Anche il rapporto fra tamponi positivi e quelli effettuati mostra una tendenza chiara alla riduzione, basti pensare che martedì il valore era pari al 2,9%».
È il risultato delle chiusure?
«Questi risultati si sono ottenuti sia grazie ai sacrifici fatti da tutti rispettando le indicazioni previste per le diverse fasce di rischio che hanno connotato le differenti aree territoriali del Paese, sia in ragione del numero sempre più elevato di soggetti immunizzati. Ma, se questo contesto indubitabilmente ci deve indurre all' ottimismo, al tempo stesso non deve farci cadere nell' illusoria percezione di essere fuori dal problema. Sarebbe un errore imperdonabile perderci proprio in quello che potremmo definire "l' ultimo miglio". Onoriamo la memoria di oltre 120 mila vittime con comportamenti responsabili».
C' è chi ritiene che l' immunità di gregge sia un obiettivo non verosimile.
«Immagino faccia riferimento in particolare alla posizione di Anthony Fauci che ha definito "elusivo" questo concetto, sottolineando che è ragionevole ipotizzare che, anche in futuro, il ritmo delle vaccinazioni dovrà continuare a essere sostenuto in ragione del possibile bisogno dei richiami. Abbandoniamolo pure, ma preoccupiamoci di vaccinare il maggior numero di persone nel tempo più veloce possibile».
L'immunità collettiva non è l'unico bersaglio, vero?
«Vedremo, certamente, ridursi non solo il numero dei morti o di coloro che necessitano di ricoveri nelle rianimazioni, ma anche il numero delle persone infettate. È passata a mio parere troppo poco rimarcata la notizia che nel Paese che ha vaccinato di più in rapporto alla popolazione, cioè Israele, lunedì la percentuale di tamponi positivi rispetto agli effettuati è stata pari allo 0,14%. Ciò documenta clamorosamente quanto è importante immunizzare anche per ridurre la circolazione virale».