Francesco Rigatelli per "la Stampa"
Per Alessandro Vespignani, epidemiologo computazionale alla Northeastern University di Boston, «la variante Delta rappresenta un cambio di quadro rilevante e, negli Stati Uniti come in Italia, bisogna assolutamente arrivare all' autunno con la più alta percentuale di vaccinati possibile».
Qual è la situazione da un punto di vista internazionale?
«Purtroppo questa variante, come mostra il Regno Unito, è difficile da gestire anche nelle popolazioni con elevati tassi di vaccinazione. I Paesi che non hanno i vaccini faticano ancora di più a contenere il virus e rischiano di attraversare nuove ondate epidemiche».
E da un punto di vista più italiano?
«La velocità con cui la variante Delta diventerà dominante dipende dalla capacità di tracciamento e isolamento dei casi, dalle precauzioni dei cittadini e dalle indicazioni delle autorità sanitarie. Essa si diffonde velocemente tra i non vaccinati ed è cruciale continuare a premere l' acceleratore sulla campagna vaccinale. Le altre forme di contenimento, come tracciamento, isolamento e sequenziamento, sono sinergiche e permettono di rallentarne la diffusione guadagnando tempo per le vaccinazioni. E' importante continuare a tenere basso il numero dei casi, perché se si perde il controllo del contagio si rischia di ripetere quello che stiamo vedendo nel Regno Unito dove ieri ci sono 22.868 contagi, il numero più alto dallo scorso gennaio».
Dall' esperienza americana quali consigli si possono trarre per la situazione italiana?
«Gli Stati Uniti mostrano come dopo l' accelerazione iniziale la campagna di vaccinazione tenda a rallentare per l' esitazione di chi va ancora convinto. All' inizio di aprile in Usa eravamo arrivati a vaccinare 4 milioni di persone al giorno, mentre oggi siamo sotto un milione e non certo per mancanza di dosi. Anche negli Stati Uniti la variante Delta sta facendo il suo percorso e alcuni Stati che hanno pochi vaccinati rischiano di avere problemi nei prossimi mesi».
Si può prevedere dove nascano le varianti e che percorso facciano?
«Difficile, anche se è più probabile che emergano dove l'epidemia è maggiore. Per questo da mesi si raccomanda di intensificare tracciamento e sequenziamento per anticipare il virus. Un' operazione utile a consentire anche viaggi e movimenti in modo responsabile».
Perché si è sempre indietro nel tracciamento?
«Molti Paesi, non solo l' Italia, non hanno lavorato abbastanza in questa direzione.
Rafforzare i sistemi territoriali e investire sulle risorse umane necessita di impegno e organizzazione. Molti governi sono caduti troppe volte nell' inganno di pensare che il peggio fosse alle spalle e così si sono ritrovati a combattere le varie ondate solo con le chiusure. Invece rafforzare i sistemi di controllo era il modo migliore per restare aperti il più possibile. Andava fatto un anno fa, ma non è mai troppo tardi per cominciare».
I Paesi asiatici ci sono riusciti?
«Molti hanno lavorato bene, penso a Corea del Sud, Giappone e Taiwan. Con la variante Delta però diventa più difficile controllare il virus e risulta fondamentale avere vaccini efficaci. La Cina, per esempio, rischia una situazione di isolamento più a lungo di altri Paesi».
Cosa prevede per i prossimi mesi?
«La pandemia potrebbe proseguire a due marce, una nei Paesi con il vaccino e una in quelli senza. Questo però rappresenterebbe un problema per tutti per cui bisogna pensare al resto del mondo. Donare i vaccini ai Paesi poveri è l' atto contemporaneamente più generoso ed egoista che esista».
Si può prevenire il rischio della riapertura della scuola?
«Per contrastare l' avanzata di varianti più trasmissibili è importante riuscire a vaccinare il maggior numero di persone. Anche la situazione scolastica dipenderà da questo e da un buon lavoro di tracciamento e sequenziamento. Il miglior modo per evitare problemi è quello di anticipare il virus, agire velocemente e adattarsi ai cambiamenti del quadro epidemiologico come quello in atto».