1 - IL PIANO PER I TEST SIEROLOGICI: COSÌ SAPREMO CHI È IMMUNE
Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”
Potranno essere usati per favorire il rientro al lavoro e la lenta, graduale ripresa delle attività produttive. Consentiranno di tracciare il vero profilo dell' epidemia italiana.
Più di una funzione chiave viene attribuita ai test rapidi sierologici ed è per questo che ministero della Salute e Comitato tecnico scientifico contano sulla collaborazione delle Regioni: «Lavoriamo tutti insieme, niente fughe in avanti».
Parliamo dei test finalizzati a rilevare la presenza di anticorpi nel sangue e a stabilire se un individuo, pur non essendo positivo al coronavirus in quel momento, ha però avuto l' infezione nelle settimane precedenti senza sviluppare sintomi o avendone di lievi. Richiedono un piccolo prelievo di sangue dal dito, la risposta è rapida.
analisi del sangue coronavirus
Se è positiva, significa che una persona è immune dalla malattia e non rischia di essere nuovamente contagiata. Per quanto tempo? Non si sa, questo elemento fa parte delle incertezze della ricerca che si trova a maneggiare un agente patogeno sconosciuto fino allo scorso gennaio.
Intanto questo semplice strumento di laboratorio può essere un alleato fondamentale per impostare la fase 2, quella del ritorno progressivo alle attività quotidiane. «I test potranno anche fornire informazioni utili su quella percentuale di soggetti che hanno sviluppato anticorpi e sono da considerare strumentalmente utili per riprendere le attività in certe aree stabilendo la collaborazione con la sanità locale», ha detto Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità.
test polpastrello per coronavirus
Si può pensare di testare inizialmente delle categorie mirate di lavoratori, primi fra tutti gli operatori sanitari. La presenza di più dipendenti immuni potrebbe ad esempio permettere a un' azienda di riprendere la produzione ridando un po' di fiato all' economia del Paese, in drammatica sofferenza. Però sarà fondamentale la collaborazione con la sanità locale. I cittadini rientrati in ufficio dovranno essere attentamente seguiti dalle Asl.
Molta importanza viene attribuita dunque all' aiuto che può essere dato dagli studi di sieroprevalenza. «È un' indagine straordinariamente importante su cui investire in modo rigoroso validando i test più idonei - spiega Locatelli -. C' è da capire quale è stata la diffusione del virus e quali i tassi di letalità».
Si lavora per individuare, in collaborazione con l' Organizzazione mondiale della sanità, il modello di test migliore.
Non soltanto affidabile dal punto di vista della risposta ma che sia utilizzabile in tutte le aree del Paese, con le tecnologie presenti nei nostri laboratori e ugualmente valido per maschi e femmine. Molti i kit in fase di valutazione, poche le esperienze, a parte quella cinese. No ai test sierologici anche come sostituivi di quelli molecolari, col tampone.
Una nuova circolare del ministero della Salute afferma che «nell' attività diagnostica dell' infezione in atto necessitano di evidenze ulteriori e non possono sostituire il test molecolare basato sull' RNA virale attraverso i tamponi».
2 - IL BLUFF DEI TEST SIEROLOGICI: L'82 PER CENTO DI FALSI NEGATIVI
Enza Cusmai per “il Giornale”
test immunocromatografico anche per coronavirus
L' affannosa ricerca del kit sierologico continua. Anche se molte regioni si sono attrezzate e hanno cominciato a fare test rapidi soprattutto nel mondo ospedaliero, la Lombardia aspetta a partire. Frenata doverosa dopo i resoconti poco incoraggianti che arrivano dal Policlinico San Matteo di Pavia, dove è il corso la validazione di decine di test rapidi sierologici, che verificano la presenza di anticorpi sviluppati dopo aver contratto il coronavirus.
Molti di questi test sono già stati testati su una trentina di persone guarite che dunque avrebbero dovuto sviluppare gli anticorpi. E in questa ricerca almeno uno di questi test rapidi ha dato un risultato pericoloso: l' 82% di falsi negativi. Una doccia fredda per le aziende che li producono e li propongono a ospedali e a laboratori privati. Il rischio altissimo è quello di ricevere un attestato di falso negativo, cioè la persona si illude di essere immune mentre non lo è.
Ma i test rapidi sono il cuore della «Fase 2», quando il virus rallenterà e sarà necessario ripartire. E tra un mese la ripresa passerà necessariamente anche attraverso test più rapidi e più capillari. Ne è consapevole anche il Comitato tecnico-scientifico da cui si aspettano risposte: «Stiamo valutando alcuni test sierologici per la validazione spiega il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli - vorrei chiarire però che non servono per la diagnosi di infezione, ma per definire la sieroprevalenza.
emergenza coronavirus milano 2
I tempi per la validazione saranno certamente brevi, pochi giorni. Ma è importante che la celerità corrisponda ad un rigore nella valutazione della sensibilità e specificità. Bisogna evitare falsi positivi e falsi negativi».
Altra nota arriva in serata. Dal ministero della Salute in cui precisano che «i test sierologici sono molto importanti nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale» ma «necessitano di ulteriori evidenze sulle loro performance e utilità operativa». In particolare, «i test rapidi basati sull' identificazione di anticorpi IgM e IgG non possono, allo stato attuale dell' evoluzione tecnologica, sostituire il test molecolare basato sull' identificazione di Rna virale dai tamponi nasofaringei».
Tante precisazioni dal ministero e una novità: sì ai prelievi da laboratori mobili o drive-in clinic, i campioni a finestrino aperto. E l' esecuzione del test diagnostico va riservata prioritariamente ai casi clinici sintomatici (anche con pochi sintomi) e ai contatti a rischio, focalizzando l' identificazione dei contatti a rischio nelle 48 ore precedenti all' inizio della sintomatologia: «Per garantire la sua efficacia il test dev' essere tempestivo». L' esecuzione dei test va assicurata agli operatori sanitari e nelle Rsa.
Ma gli enti locali vanno avanti. Nelle Marche sono stati avviati screening sierologici negli ospedali. «La dimensione di questa epidemia è molto ampia dice il presidente della Regione Luca Ceriscioli - e occorre adeguare molto, molto velocemente la risposta sanitaria all' evoluzione delle condizioni».
Anche in Liguria hanno preso il via i test su un campione di 2.400 donatori tra i 18 e gli 80 anni per stimare la circolazione dei virus tra la popolazione, analizzando anche prelievi di sangue già donati a partire dal dicembre scorso. Il progetto, approvato anche dal Comitato etico regionale, «ci farà capire - ha spiegato il presidente Giovanni Toti - se il virus abbia iniziato a circolare in Liguria fin da dicembre».
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