Chiara Daina per il “Fatto quotidiano”
Labbra sporgenti come per dare un bacio. Occhi un po' strizzati. Corpo girato di tre quarti. Oppure braccia tese al cielo e inquadratura dall' alto. E vai di scatti. Decine e decine prima di ottenere il selfie perfetto.
Ma spesso non bastano più neanche i segreti della posa e le app con filtri ed effetti per vedersi belle sullo schermo dello smartphone. L' ossessione per l' autoscatto sta generando dei mostri immaginari. Sono infatti sempre di più le donne millennial (nate tra il 1980 e il 2000 e cresciute con il cellulare in mano) che a forza di selfie scoprono di avere difetti estetici da non farle dormire la notte. Tanto da sentirsi in dovere di chiedere aiuto alla medicina estetica.
"Sono bombardata di richieste di ventenni e trentenni che vogliono venire bene in foto.
Da me ne arrivano circa 20 al mese - racconta Nadia Fraone, specialista in medicina estetica e vicedirettrice della scuola di Medicina estetica all' ospedale Fatebenefratelli di Roma - Si vergognano a confessarlo, si presentano con altre scuse. Ma alla domanda perché vogliono ritoccare il viso rispondono che si vedono brutte nei selfie". Il desiderio più frequente, continua Fraone, "è avere labbra più voluminose, o un naso senza gobbe o all' insù perché, mi dicono, quando rido la punta scende troppo".
Nell' era iperconnessa, insomma, ecco gli inestetismi illusori. "La prima cosa che faccio - dice la dottoressa - è scattare alla paziente una foto con una macchina fotografica per mostrarle che i difetti di cui è convinta non esistono, ma sono creati dalla prospettiva dell' inquadratura, che fa spuntare strane ombre, o dall' alterazione delle proporzioni dovuta alla distanza focale dell' obiettivo del cellulare, molto ridotta".
La fotocamera di un telefonino in pratica è grandangolare e inevitabilmente distorce la realtà. "Il mio compito - sottolinea - è insegnare innanzitutto ad accettarsi così come si è e se proprio una non si piace allora studiamo un trattamento che dia un risultato naturale, senza esagerare".
A preoccupare i medici è anche la mania di assomigliare all' immagine di sé alterata dalle maschere istantanee come quelle di Snapchat. "La dismorfia da Snapchat - spiega Fraone - indica gli adolescenti che vogliono occhi più grandi e nasi filiformi come quelli creati dalla app. Queste tecnologie fanno credere che tutto è modificabile e fanno perdere il senso della realtà".
Ma i nuovi protagonisti della medicina estetica non sono soltanto i millennial contagiati da selfite. Anche gli over 65 che hanno paura di invecchiare. "Negli ultimi dieci anni questi pazienti, tanti anche 80 enni, sono aumentati del 10% e rappresentano il 30% di quelli che curiamo", racconta Emanuele Bartoletti, che dirige l' ambulatorio di Medicina estetica al Fatebenefratelli, il più grande in Italia con quasi 600mila utenti dal 1994, e presiede la Società italiana di medicina estetica (Sime).
"Pretendono di ringiovanire ma non siamo dei maghi e non è questo il nostro lavoro - dice Bartoletti - Li aiutiamo ad avere un viso più curato piuttosto, in modo che possano portare bene la loro l' età. Nessun ritocco artificioso quindi. Miglioriamo le rughe, togliamo le macchie e distendiamo le labbra al massimo".
All' ambulatorio sull' isola Tiberina è attivo anche un servizio unico a livello nazionale per le complicanze da trattamenti estetici. Aperto nel 2009, ha accolto 500 pazienti con danni derivanti soprattutto da iniezioni di filler (sostanze per aumentare i volumi o riempire una depressione) sbagliato, non riassorbibile completamente o non testato scientificamente. Gente che arriva con ematomi, gonfiori, bruciori e dolori lancinanti.
"Sono reazioni immunologiche o di intolleranza che si ripetono nel tempo e causano infiammazioni e infezioni. Effetti che possono peggiorare se uno è affetto da un virus influenzale - spiega il medico - La maggior parte delle volte non sappiamo cosa è stato iniettato perché al paziente, erroneamente, non è stata rilasciata la cartella clinica". Nei casi peggiori compaiono granulomi (cioè lesioni sottocutanee dovute allo stato infiammatorio cronico), noduli e perfino necrosi.
"Se un filler viene iniettato in un vaso sanguigno ostruisce l' afflusso del sangue e provoca la morte di quella zona che poi si annerisce, si secca e forma una cicatrice. Bisogna conoscere bene l' anatomia della regione prima di fare le punture". Il naso per esempio è un' area molto rischiosa. Se si colpisce uno dei vasi che comunicano con gli occhi si perde la vista in pochi minuti.
Poi ci sono gli effetti collaterali causati da peeling troppo aggressivi e le ustioni da luce pulsata, la tecnica per l' epilazione permanente che oggi va di moda. A volte è colpa di professionisti poco preparati. Altre del fai-da-te: pericolosissimo. "Mi è capitata una paziente - racconta Bartoletti - che ha richiesto al farmacista una dose di acido glicolico a bassa concentrazione per trattare le rughe sulla fronte. Peccato poi che abbia applicato un cerotto sulla pelle che, impedendole di respirare, ha moltiplicato l' effetto dell' acido. Il risultato? Ustioni e cicatrici". Il fai-da-te può portare a conseguenze molto serie. La storia di Anna, 55 anni, fa riflettere.
Lei usa botox e filler da quando ne ha 39: "Ho iniziato con una liposuzione alle cosce e non mi sono più fermata. Volevo labbra a canotto, zigomi alti e viso liscio. Ho il terrore della vecchiaia. Non ho voluto figli anche per questo". Ma qualche tempo fa ha rischiato grosso: "Stanca di andare dal medico ogni tre o sei mesi per le punture di mantenimento avevo deciso di comprare l' acido ialuronico online e di iniettarmelo da sola negli zigomi. Ho guardato un video su internet e mi sembrava facile.
Ma dopo un po' mi sono comparsi dei granulomi con dolori fortissimi. I sintomi di una setticemia, mi hanno detto i medici. Ho dovuto prendere così tanto cortisone che mi sono cresciuti i peli sul viso".
Youtube è un far west di tutorial per fare in casa, oltre all' acido ialuronico, anche creme di tutti i tipi: solari, idratanti, anticellulite o antirughe.
"Non sono sicure - mette in guardia Bartoletti - perché non seguono formule testate clinicamente e possono provocare reazioni allergiche.
Tra l' altro non prevedono l' uso di conservanti, quindi dopo pochi giorni sono da buttare. E poi procurarsi gli ingredienti non è facile, spesso vengono acquistati online senza certificazione". Dal punto di vista legale è un guaio.
Alexia Ariano, avvocato esperta di diritto della cosmesi, fa presente che "non c' è una legge che regola i cosmetici prodotti in casa". Di conseguenza "se una persona regala o vende un prodotto fatto tra le mura domestiche a un' altra persona e questa sviluppa delle reazioni avverse, il danneggiato non potrà essere risarcito perché è molto difficile provare il fatto".
Occorre fare attenzione alle suggestioni del "green" e "bio".
"Il ritorno al naturale sta alimentando una sfiducia verso tutto ciò che producono le aziende - commenta l' avvocato - Ma i laboratori aziendali sono sottoposti a stringenti regole di sicurezza microbiologica che in ambito domestico non vengono rispettate. Inoltre, non basta che una crema homemade sia efficace: deve avere basi scientifiche, essere accompagnata da indicazioni con avvertenze e posologia, ed essere testata su un campione molto ampio affinché sia sicura".
Occhio alle fregature, dunque, e a chi si professa medico specialista in medicina estetica senza esserlo.
Non è soltanto la realtà virtuale a essere un campo minato.
"Non esiste un corso di specializzazione medica in questo settore - chiarisce Bartoletti - Ma non significa che non ci siano dei percorsi da seguire per diventare esperti. Esistono due scuole post laurea, quella al Fatebenefratelli gestita dalla Sime e un' altra a Milano di Agorà, la società scientifica di medicina estetica. E poi dei master universitari specifici". Per evitare che il paziente si rivolga a studi abusivi sul sito web della Sime c' è l' elenco dei medici abilitati.
Anche alcuni Ordini dei medici (Milano, Roma, Napoli, Vibo Valentia, Palermo) hanno messo online gli iscritti che svolgono la professione regolarmente. "Con la Federazione nazionale degli ordini dei medici - ci anticipa il presidente della Sime - faremo presto un unico registro nazionale".
Infine Bartoletti ci ricorda due regole fondamentali: "Pretendete sempre la documentazione con i dettagli dei trattamenti effettuati, dai farmaci ai presidi utilizzati, e non puntate a modelli irraggiungibili perché anche per le veline e le modelle ci sono i trucchi della tv e di Photoshop".