Daniela Mastromattei per "Libero Quotidiano"
Oltre al chiacchiericcio sul prossimo inquilino del Quirinale, in Transatlantico vola veloce di bocca in bocca, come cantava De André, un pettegolezzo assai più intrigante. Si riferisce a una love story raccontata in Nonostante Nemesis, romanzo appena uscito nelle librerie digitali.
Politici (e non) tra commenti maliziosi, esternazioni graffianti e borbottii non richiesti cercano di scoprire i protagonisti della piccante storia d'amore, descritta nel volume, tra un potente deputato brizzolato di 50 anni e una giornalista di 10 anni meno, che è solita raggiungere Montecitorio con una bicicletta di colore giallo.
La crescente curiosità è alimentata anche dal fatto che l'autore si firmi come Federigo Alberighi del Decameron di Boccaccio e ha tutta l'aria di essere un nom de plume. C'è chi sussurra che lo scrittore sia un esponente di primo piano legato a Renzi.
Tra le pagine ci sono chiari riferimenti a una cordata fiorentina smantellata da una successiva alleanza romana, che fa subito pensare alle primarie vinte da Zingaretti. E l'ambientazione in un luogo chiamato Palazzo delle Relazioni è un altro elemento che conduce al Parlamento.
«Io ho il sospetto che lo scrittore sia un mio collega lombardo, che, per l'appunto durante la pandemia, se la faceva con una bella giornalista romana», rivela sotto voce un sornione deputato nel cortile dei fumatori.
Spifferate confidenziali con nonchalance e il passaparola è assicurato anche (o soprattutto, dipende dai punti di vista) nei palazzi della politica. Già nell'antichità a pensar male e a parlar male non si faceva peccato.
Le voci sui costumi sessuali di Giulio Cesare si rincorrevano. Nonostante le quattro mogli e le tante amanti, non mancavano i bisbiglii sulla sua bisessualità. Veniva apostrofato come «il marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti». Per chiacchiericci apparentemente innocui sono caduti governi e sono saltate corone dalle teste reali.
UN FONDO DI VERITÀ
E a dimostrazione che una notizia un po' originale non ha bisogno di alcun giornale (da Bocca di Rosa), ci sono indiscrezioni che hanno fatto il giro del mondo. Una fra tutte, su Giacomo Casanova, diplomatico, agente segreto e scrittore, ma soprattutto avventuriero e tombeur de femmes, per anni sono circolate voci di essere figlio illegittimo.
Non sarebbe stato l'erede di Gaetano Casanova ma dell'altolocato Michele Grimini, nobile rampollo di una delle più potenti e rinomate famiglie veneziane dell'epoca. A confermare le voci che circolavano fu lo stesso Giacomo in uno scritto.
Nel gossip c'è sempre un fondo di verità, non è mai fantasia allo stato puro. L'antropologo e psicologo Robin Dunbar dell'Università di Liverpool è stato tra i primi negli anni Novanta a elevare ad arte nobile il pettegolezzo, «cuore delle relazioni umane», ciò che ci differenzia dalle cugine scimmie.
Fa parte della nostra natura, non solo di quella femminile come gli uomini spesso vogliono farci credere, mentre sotto sotto sono delle gran comari. Coinvolge tutti, giovani e meno giovani, secondo uno studio dell'Università della California, in media si sparla degli altri 52 minuti al giorno regalando una sottile soddisfazione sia a chi lo fa, sia a chi viene messo a conoscenza.
Quel «sai che...», accende nello sguardo di chi ascolta un lampo di piacere che ritrovi negli occhi di un bambino davanti al cono di un gelato. Chi detiene un segreto è come il custode di un tesoro e si gode quell'attimo di onnipotenza nel vedere l'interlocutore pendere dalle sue labbra.
Persino gli psicologi con la puzza sotto il naso si sono arresi e l'hanno finalmente ammesso: spettegolare fa bene all'umore e alla sinapsi del cervello. I ricercatori dell'Università del Texas e dell'Oklahoma prima, gli studiosi olandesi dell'ateneo di Groningen, poi, sono arrivati alla medesima conclusione: chi è solito ascoltare con bramosia e riferire con altrettanta passione e malignità sul conto degli altri ne guadagna in pacatezza, riflessività e autostima.
Il benessere che dà il gossip è difficile ritrovarlo in altre attività: innanzitutto soddisfa il bisogno innato che abbiamo di narrazione, aiuta ad acquisire competenze, a far nascere dei legami; favorisce la coesione di cerchie ristrette, di amicizie intime con cui ci si possa lasciare andare spifferando una notizia di prima mano.
E c'è un altro motivo per cui spettegolare ha un ruolo chiave: permette di plasmare gerarchie. Parlar male di qualcuno significa togliergli valore, screditarlo con l'illusione di guadagnare in stima e potere agli occhi degli altri.
Non sempre si tratta di illusione. Screditare gli assenti crea legami sociali e rafforza il concetto di reputazione tra i presenti, fondamento di qualsiasi comunità. Insomma smettiamola di fare i moralisti bacchettoni, sapere che la single dell'ultimo piano ha finalmente trovato un fidanzato; o più esattamente, l'ha trovato ma è durato quanto un gatto in tangenziale, ha «un effetto consolatorio e chimicamente rilascia ossitocina, una sostanza che provoca un piacere fisico, lo stesso che provano gli innamorati subito dopo il colpo di fulmine», afferma la psichiatra Natascia Brondino dell'Università di Pavia.
Ma udite udite, fare le comari è pure antidepressivo, consigliato come terapia di gruppo. Ma noi l'avevamo capito prima degli accademici, che ritrovarsi con un'amica davanti a una tazza di thè a ricamare su pseudo amici, cognate altezzose o colleghi incapaci vale più di una doppia porzione di pasticcini.
E ancor prima, le donne di Racalmuto, il paese di Leonardo Sciascia, che da 80 anni hanno istituito i "giovedì delle comari" dove tagliano, cuciono e tessono trame fitte sulle vite degli altri, si consegnano segreti e suggestioni che da lì a qualche ora rimbalzeranno sulle bocche di tutto il circondario.
ISTINTO DA CHIACCHIERA
Intanto a parlar male degli altri si comincia da bambini e non si smette più, ne è convinto lo psicologo Nicholas Emler. Quel cicaleccio, forza della natura, direbbe Primo Levi, ha un potere inarrestabile per i sociologi che hanno dimostrato come le leggende metropolitane (parenti stretti del pettegolezzo) si propaghino seguendo schemi simili a quelli di un virus.
L'istinto della chiacchiera sembra scritta nei nostri geni, ed è particolarmente forte nelle persone più abbienti e istruite, rispetto a quelle più umili ed economicamente svantaggiate (lo dice la scienza).
Non dimentichiamo che prima che nascessero i salotti parigini, Giovanna Dandolo, moglie del doge veneziano Pasquale Malipiero, era già nota per le sue riunioni di artisti e letterati. Ma come tutti gli istinti, pur avendo una sua dignità, va tenuto sotto controllo, come il latte sul fornello.