Rosalba Miceli per "www.lastampa.it"
Un importante risultato per la neurologia italiana: uno studio sull’emicrania ha vinto il Wolff Award, il premio internazionale più importante alla ricerca nell’ambito delle cefalee, che viene conferito per la prima volta al gruppo italiano della Società Italiana di Neurologia, da parte della Società Americana delle Cefalee.
L’emicrania è il mal di testa disabilitante più frequente nella popolazione generale. In particolare, l’emicrania è stata identificata dall’OMS come la malattia che causa maggiore disabilità nella fascia di età tra 20 e 50 anni (ossia nel momento della vita in cui siamo più produttivi) in relazione al numero di giorni (o anni) di lavoro persi a causa della malattia.
In Europa ne soffrono circa 136 milioni di persone, di cui 6 milioni solo in Italia, bambini ed adolescenti compresi. Di fronte a tali numeri diventa fondamentale dare risposte efficaci a livello sanitario e sociale. La diagnosi precoce può davvero impattare positivamente sull’evoluzione della malattia, poiché evita importanti conseguenze quali la cronicizzazione del disturbo e l’abuso di farmaci oltre alle ricadute sulla qualità della vita.
L’emicrania è una patologia con sintomatologia complessa che presenta non solo il sintomo del dolore del capo ma anche un corteo sintomatologico di accompagnamento come nausea, vomito, fastidio per la luce, per i rumori, per gli odori e, talora anche l’allodinia cutanea.
«L’allodinia - chiarisce il professor Tedeschi, Presidente della Società Italiana di Neurologia (SIN) - è quella sensazione dolorosa che porta il paziente con attacco di emicrania ad avvertire dolore anche per stimoli innocui, come pettinarsi, indossare gli occhiali, gli orecchini o la cravatta, toccarsi il volto o tenere i capelli legati. Dal punto di vista clinico, si tratta di un sintomo legato ad un peggiore andamento dell’emicrania, nel senso che la patologia tenderà alla cronicizzazione».
Proprio su questo sintomo, di particolare interesse clinico, si sono concentrati i ricercatori. Lo studio premiato mette in luce i meccanismi che sottendono l’allodinia cutanea nei pazienti emicranici. La ricerca è stata condotta dal Centro Cefalee della I Clinica Neurologica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e dal Centro Alti Studi di Risonanza Magnetica diretti dal professor Gioacchino Tedeschi.
Grazie alla scoperta del gruppo di neurologi campani è stato dimostrato che il sintomo dell’allodinia può essere previsto anche con tre anni di anticipo. Infatti, prima ancora che si sviluppi, i pazienti emicranici mostrano nel loro cervello delle anomalie in alcuni circuiti cerebrali che si evidenziano attraverso la risonanza magnetica funzionale.
«Nello specifico - spiega il professor Antonio Russo, responsabile del Centro Cefalee della I Clinica Neurologica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” - ciò avviene perché la corteccia del cervello emicranico interpreta “in maniera scorretta” gli stimoli non dolorosi applicati alla cute durante un attacco emicranico. Quanto detto si associa ad anomalie strutturali e funzionali di aree cerebrali deputate non solo alla percezione e modulazione dello stimolo doloroso ma anche alla interpretazione dello stimolo doloroso stesso».
È già possibile applicare tali studi per la diagnosi precoce su larga scala dei pazienti a rischio di una peggiore evoluzione della patologia? Allo stato attuale tali analisi sono disponibili solo in quei centri nei quali si intrecciano competenze sia nel campo dell’emicrania che dell’imaging avanzato; tuttavia l’individuazione di una alterazione dei circuiti cerebrali che sottende alla cronicizzazione del dolore ha una grande importanza per la comprensione dei meccanismi intrinseci del dolore. Con possibili ricadute cliniche e terapeutiche anche su altri tipi di dolore oltre a quello caratteristico dell’emicrania.
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