Daniela Natali per www.corriere.it
La dieta può davvero influire sulle capacità sessuali maschili? E non stiamo parlando di presunti cibi afrodisiaci, ma di un ampio studio prospettico in cui sono stati indagati i comportamenti alimentari di oltre 21mila operatosi sanitari americani: medici, infermieri, fisioterapisti, dentisti e così via (età 62 anni, più o meno 8) che regolarmente, a partire dal lontano 1986, hanno riferito le loro abitudini alimentari (in termini di qualità e quantità del cibo assunto) ogni quattro anni, e dato conto delle loro abitudini di vita, dei medicinali eventualmente assunti e dello stato di salute ogni due anni.
Un certo grado di disfunzione erettile in Italia interessa circa il 40 per cento degli ultracinquantenni e la metà degli ultra settantenni (e con una certa frequenza anche gli uomini di età inferiore, soprattutto se esposti a fattori di rischio cardiovascolare), ma gli studi si focalizzano, da noi come nel resto del mondo, sui problemi di impotenza vera e propria o sui fattori di rischio piuttosto che su fattori, per così dire, protettivi, come può essere, appunto, la dieta.
Lo studio
Scopo dello studio americano, pubblicato su Jama Network open, nel novembre scorso era invece proprio quello di verificare se l’aderenza a una dieta salutare diminuisse le difficoltà di erezione, specie tra gli uomini meno anziani. Conferma Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e supervisore scientifico per Fondazione Umberto Veronesi: «In letteratura è molto più frequente trovare studi che approfondiscono la ormai confermata relazione tra disfunzione erettile e diabete, patologie cardiovascolari, ipertensione, iperlipidemia, obesità, sindrome metabolica, piuttosto che ricerche come questa».
Che cosa può fare una dieta sana per limitare i danni o, meglio ancora, prevenirli?
«Tanto il diabete di tipo 2 quanto il sovrappeso e l’obesità, tra altro spesso concomitanti, sono frequentemente associati a un calo del testosterone, tipico dell’età avanzata, che alimenta infiammazione sistemica e minore sensibilità all’insulina. E il calo di testosterone favorisce il deposito di grasso a livello dell’addome (il girovita non dovrebbe mai superare i 94 centimetri) inducendo una maggior produzione di citochine pro-infiammatorie.
Questo calo può influire negativamente anche sulla salute dei vasi, diminuendone la capacità di dilatarsi, fattore importante per il meccanismo dell’erezione. La dieta di tipo mediterraneo ha una potente azione antinfiammatoria, riduce il rischio di obesità, di diabete 2 e, in generale, di sindrome metabolica e anche di patologie cardiache tenendo sotto controllo il peso e favorendo l’elasticità dei vasi».
Più precisamente, quali cibi privilegiare?
«Per semplificare, possiamo far riferimento al modello mediterraneo con l’accento sul consumo di verdura, frutta fresca, legumi ,pesce e altre fonti di grassi Omega 3, come noci, semi di lino e olio extravergine di oliva. Meglio poi limitare il consumo di zuccheri semplici, le fonti di grassi saturi (formaggi grassi, latte intero, carne, uova, prodotti industriali che ne contengono), carni conservate come i salumi e in generale l’eccesso di sale (non si dovrebbero superare i 5 grammi al giorno totali)».
I cosiddetti cibi afrodisiaci, come fragole e ostriche, possono avere un ruolo?
«Le affermazioni relative a ostriche e fragole non hanno fondamento scientifico, ma nell’elenco finiscono di solito anche il cioccolato, il peperoncino, la senape, il pepe, l’anice e, in generale, tutte le spezie che potrebbero favorire una vasodilatazione in grado di aumentare anche l’afflusso di sangue agli organi genitali; ma si tratta di supposizioni da prendere con molta cautela. Probabile un effetto psicologico, più che biologico. Le emozioni hanno molto potere, insomma saremmo in presenza di una specie di effetto placebo».
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