Coronavirus, iniettata alla scienziata italiana Elisa Granato la prima dose del vaccino
1 – L’ITALIA SCOPRE IL VACCINO MA LO PRENDONO GLI INGLESI
Melania Rizzoli per “Libero quotidiano”
L' unico modo per sconfiggere il Coronavirus è sviluppare il suo vaccino specifico, cosa che sta facendo in tempi record e con ogni sforzo possibile l' Università di Oxford e l' Imperial College di Londra in collaborazione con l' azienda di Pomezia Advent-Irbm, che ha prodotto materialmente i campioni, i quali da oggi saranno sperimentati sull' essere umano, programmando la produzione di oltre un milione di dosi già dal prossimo settembre. Non in Italia però.
Circa 500 volontari selezionati nelle zone di Londra, Bristol e Southampton, persone sane di età compresa tra i 18 e i 55 anni, ciascuna pagata 625 sterline a testa, stamattina riceveranno l' iniezione del vaccino sperimentale, saranno seguite per tre mesi per testare le loro reazioni, e verificare la loro risposta immunitaria preventiva affinché riconosca il Covid19 e possa sconfiggerlo. C' è molto ottimismo tra gli scienziati italiani e quelli di Oxford, che parlano dell' 80% di possibilità di riuscita, avendo trovato nei primi volontari testati quantità di anticorpi sufficienti per prevenire la malattia, poiché l' obiettivo è quello per l' appunto di riuscire ad immunizzare il maggior numero di persone nel più breve tempo possibile, per debellare definitivamente la tragica infezione virale che ha causato fino ad oggi 5 milioni di contagi ed oltre 328mila morti nel mondo.
Il fatto è che la Gran Bretagna ha già prenotato le prime 30 milioni di dosi di questo potenziale vaccino contro il Coronavirus, chiamato "ChAdOx1 nCoV-19", prodotto dal gigante farmaceutico AstraZeneca, poiché per accelerare lo sviluppo, in aggiunta ad un precedente investimento da 47 milioni di sterline, ha impegnato altri 84 milioni di sterline, in modo che la produzione di massa possa iniziare il prima possibile proprio nel Regno Unito, nel caso in cui ovviamente il farmaco si dimostri efficace.
EQUA FORNITURA
vaccino coronavirus boris johnson
Dopo la prelazione delle 30 milioni di dosi da parte del governo inglese, la compagnia AstraZeneca ha reso noto che sta lavorando ad accordi in parallelo anche con altri governi europei, per assicurare una «ampia ed equa fornitura del vaccino nel mondo, con un modello no-profit, durante la pandemia», e nella squadra per lo sviluppo del vaccino italo-britannico sono entrati anche gli Stati Uniti con un finanziamento mostruoso di oltre 1 miliardo di dollari arrivato alla multinazionale AstraZeneca dall' Autorità americana per la ricerca biomedica avanzata (Barda) per lo sviluppo e la fornitura del farmaco a partire dall' autunno.
Contatti sono in corso pure con il Serum Institute of India ed altri potenziali partner per la produzione e la distribuzione di questo medicinale salvavita. Ad oggi AstraZeneca ha concluso i primi accordi per la produzione di almeno 400 milioni di dosi del potenziale vaccino anti-Covid19 in sperimentazione ad Oxford, con una capacità di produzione programmata per 1miliardo di dosi nel 2020-2021, promettendo di avviare le prime consegne a settembre.
Non è chiaro se l' Italia sia in corsa per i restanti campioni di vaccino della prima tornata di produzione, nonostante il nostro Paese sia tra i più colpiti dalla pandemia e soprattutto sia il partner ufficiale della sintesi dell' innovativo vaccino. Piero Di Lorenzo, amministratore delegato e presidente della Irbm di Pomezia, che collabora attraverso la sua divisione vaccini Advent Srl con lo Jenner Institute, riferisce che, per far sì che l' Italia possa assicurarsi un adeguato accesso al possibile "scudo" contro il Covid19, si sta da mesi personalmente e faticosamente rapportando in modo stringente con il governo italiano, fornendo tutte le informazioni necessarie sulla ricerca in corso e tutta la collaborazione per tutelare i diritti dei cittadini.
ACCORDI FRA GOVERNI
Anche perché le tempistiche di sviluppo hanno preso un' accelerazione incredibile e ci sono ottime possibilità di riuscita a breve, per cui sarebbe urgente essere già pronti prima di settembre - dunque entro tre mesi - con un numero consistente di dosi vaccinali prenotate per la popolazione italiana, calcolando già da oggi come dovranno essere distribuite e divise, cosa che dipende ed attiene agli accordi fra governi.
L' elemento chiave sarà quindi avere un modello su chi vaccinare prima, ed anche se arriverà la certificazione dalla commissione Envi del Parlamento Europeo di Bruxelles, che sta lavorando per autorizzare l' utilizzo del vaccino in Europa, non è garantito che ce ne sarà la disponibilità per tutti, per cui si sta valutando un "acquisto congiunto" così da renderlo disponibile nel continente europeo, preferendo in prima istanza le fasce di popolazione che hanno la maggiore possibilità di essere colpite dalla infezione virale, vaccinando naturalmente anche i più deboli, in modo da creare un primo cordone di reale protezione sanitaria.
Lo sviluppo del prodotto vaccinale italo-britannico, incrociando le dita, ad oggi è ritenuto a livello internazionale molto positivo, ed il vaccino testato su volontari a dosi basse e medie ha innescato e rivelato costantemente livelli di anticorpi specifici superiori a quelli riscontrati nei pazienti guariti, risultando di non provocare effetti collaterali di sorta, di essere sicuro e ben tollerato, e la sperimentazione in corso sta mettendo a punto la dose corretta ed ottimale ad personam.
STRINGERE I TEMPI
Il dato certo comunque è questo vaccino italo-britannico arriverà prima a chi lo sta generosamente finanziando, e speriamo che l' Europa e l' Italia intervengano in modo altrettanto generoso in termini economici, poiché abbiamo poco più di tre mesi per essere pronti, quando arriverà il momento, e perché il Coronavirus, come ha già ampiamente dimostrato, continua imperterrito a contagiare e a mietere vittime, non essendo in grado come gli umani di aspettare e rispettare i tempi della politica.
2 – VACCINO A SETTEMBRE OXFORD PREPARA 400 MILIONI DI DOSI
Gabriele Beccaria per “la Stampa”
La buona notizia è che 400 milioni di dosi di vaccino potrebbero essere pronte per settembre. La cattiva notizia è che il vaccino potrebbe non essere efficace al 100%. Il doppio annuncio arriva dal gigante farmaceutico AstraZeneca, che sta sviluppando l' arma anti-Covid-19 con la Oxford University e la collaborazione dell' azienda biotech italiana Irbm.
Si chiama Azd1222 e si ipotizza di produrne un miliardo di confezioni entro il 2021.
Purtroppo le sperimentazioni sono ancora in corso e non c' è al momento la certezza che possa garantire la piena immunità. Creare un vaccino che funzioni al 100% contro qualunque virus - e non solo contro il Covid-19 - è sempre difficile e richiede tempi lunghi. Il minimo - dicono gli specialisti - è quattro anni.
Per quanto frutto di una mobilitazione straordinaria, l' attuale corsa contro il tempo non può garantire un automatico successo. La mobilitazione, comunque, è senza precedenti. Il premier britannico Boris Johnson e il presidente degli Usa Donald Trump hanno garantito il sostegno dei loro governi. Da Washington è già arrivato un miliardo di dollari dall' ente federale di ricerca "Barda", il "Biomedical Advanced Research and Development Authority", mentre la partnership filantropica numero uno al mondo, la Cepi, ha messo in campo le proprie risorse.
E dall' India il Serum Institute si è dichiarato disponibile a sostenere la produzione del vaccino. «Questa è un sfida per l' umanità - ha dichiarato l' ad di AstraZeneca Pascal Soriot - Dobbiamo sconfiggere il virus tutti assieme o continuerà a infliggere grandi sofferenze e a procurare ferite economiche e sociali in ogni nazione». E che la sfida sia stata accolta è confermato da due numeri: sono saliti a 100 i vaccini allo studio, dagli Usa alla Cina, e per otto è cominciato il passo decisivo della sperimentazione sull' uomo. Tra i più promettenti - e al centro dell' attenzione mediatica - c' è quello della società statunitense Moderna: i test di fase 1 hanno dimostrato che i volontari sviluppano gli anticorpi in quantità simili alle persone guarite dal virus.
elisa granato si fa iniettare la prima dose di vaccino contro il coronavirus
Secondo l' amministrazione Trump, i vaccini "made in Usa" saranno disponibili sul mercato già nella prima metà del 2021. Simbolo di questo impegno a tutto campo, con l' interazione tra pubblico e privato, è lo "zar del vaccino" Moncef Slaoui. Già manager del colosso GlaxoSmithKline, ha dichiarato che è possibile bruciare i tempi classici della ricerca e dei test, realizzando il farmaco in appena18 mesi, un record che, se si materializzerà, farà storia, cambiando per sempre l' approccio dei laboratori e dell' industria biomedica.
studi per il vaccino del coronavirus
La ricerca, però, insegna che le variabili in gioco sono sempre tante, più di quelle che i ricercatori sono in grado di prevedere, e che quindi l' incertezza non si può cancellare. «Non è mai successo che tutto procedesse subito in modo perfetto», ha ammonito l' immunologo Rick Bright: ex capo dell' ente "Barda", è stato rimosso a sorpresa dopo le critiche alla Casa Bianca per gli eccessivi entusiasmi su alcuni farmaci non sufficientemente testati, come l' idrossiclorochina, chiodo fisso di Trump. Il suo timore - ha spiegato - è che, «se corriamo troppo e saltiamo passaggi cruciali, potremmo non avere la certezza della sicurezza del vaccino».
elisa granato si fa iniettare la prima dose di vaccino contro il coronavirus
Uno dei punti controversi riguarda gli anticorpi: quelli prodotti dall' organismo, quando viene in contatto con il Covid-19, offrono una sufficiente protezione, impedendo di essere contagiati una seconda volta? La scarsa conoscenza dei meccanismi del virus non permette una risposta definitiva. La risposta individuale, per esempio, è molto variabile, superiore a quella riscontrata in altri virus. E, poi, "last but not least", non si sa quanto il Covid-19 sia soggetto a mutazioni: se replicasse il comportamento di quello che provoca l' influenza, sarebbero guai. Significherebbe dover ideare una nuova varietà del vaccino per ogni ondata e ogni stagione.