1 - ANCHE L'AFRICA SCOPRE I PRIMI CASI A RISCHIO
Lorenzo Simoncelli per “la Stampa”
coronavirus controlli in africa
L'Africa intera aspetta con il fiato sospeso i risultati del laboratorio di Johannesburg in Sudafrica dove sono stati mandati i campioni dei 18 casi sospetti di aver contratto il Coronavirus. Nessuna conferma al momento, ma la paura di un' epidemia su larga scala è alta in un Continente ancora alle prese con l' epidemia di Ebola, con strutture sanitarie precarie ed un grande transito di cittadini cinesi. La Cina è, infatti, il primo partner commerciale dell' Africa. Si stima che circa un milione di cinesi vivono in Africa, oltre 200mila sono lavoratori delle principali aziende statali inviati da Pechino per realizzare opere pubbliche a margine del progetto di espansione della Via della Seta.
Etiopia, Kenya, Tanzania e Sudafrica sono gli Stati con la maggior concentrazione di cinesi ed anche i più preparati a gestire un' eventuale diffusione dell' epidemia. A seguito dell' aumento degli scambi commerciali, quasi tutte le compagnie di bandiera africane hanno voli diretti con la Cina. Negli ultimi dieci anni, anche grazie alla crescita esponenziale del turismo cinese in Africa, circa 800mila visitatori all' anno, le rotte sono aumentate del 600%. In media 8 voli al giorno collegano l' Africa con la Cina.
L' Ethiopian Airlines collega Addis Abeba con 5 metropoli cinesi, tuttavia non ha ancora bloccato i voli. Al contrario di altre compagnie come la Rwanda Air e la Royal Air Maroc che hanno chiuso tutte le rotte con la Cina fino a data da destinarsi. Un impatto devastante per l' economia di questi Paesi che, pochi mesi fa, avevano lanciato dei nuovi visti ad hoc per favorire l' ingresso di cinesi. Per paradisi turistici come Mozambico ed isole Mauritius il rischio è che vadano persi i proventi della stagione estiva. Il Mozambico ha sospeso l' emissione dei visti e vietato l' ingresso ai cinesi provenienti da qualsiasi città.
Oltre a lavoratori, impresari e turisti, la Cina ospita un enorme contingente di studenti africani, molti di ritorno in questi giorni in Africa per le vacanze del Capodanno cinese.
controlli sul coronavirus in africa
Solo a Wuhan, epicentro dell' epidemia, si stima che gli universitari africani siano 4.600, oltre 80mila in tutta la Cina. Il soft-power di Pechino passa attraverso il finanziamento di migliaia di borse di studio, tanto che il maggior numero di universitari stranieri in Cina è rappresentato proprio dagli africani. Una studentessa della Costa d' Avorio, proveniente da Pechino, è stata la prima a manifestare i sintomi del Coronavirus, salvo, poi, esser risultata negativa ai test.
Le misure di prevenzione e controllo sono state rafforzate nei maggiori porti ed aeroporti del Continente. Gli ospedali delle metropoli africane hanno già creato aree di quarantena per eventuali pazienti colpiti dal virus, ma la paura è che le strutture di sorveglianza non siano sufficientemente adeguate a contenere un' eventuale epidemia, così come accaduto recentemente per Ebola in Africa occidentale ed in Congo. «Non in tutto il Continente sono presenti laboratori con strutture in grado di rilevare la presenza del virus» - ha detto Ngozi Erondu, membro del programma di Global Health del think-tank inglese Chatham House. John Nkengasong, direttore del Centro dell' Africa per la prevenzione ed il controllo delle malattie infettive (Africa CDC), in un' audizione all' Unione Africana ha detto, invece, che il Continente è pronto a gestire l' epidemia.
L' Organizzazione Mondiale della Salute ha deciso comunque di aumentare le risorse finanziare in 13 Stati africani e Bill Gates, attraverso la sua fondazione, ha donato 5 milioni di dollari per la prevenzione della diffusione del virus.
2 - LA BOMBA-AFRICA PRONTA A SCOPPIARE CONTROLLI SPECIALI SUGLI SBARCHI DI MIGRANTI
Graziella Melina per “il Messaggero”
L'epidemia da Coronavirus cinese rischia di spostarsi nel continente africano. I legami commerciali che legano la Cina con i diversi Paesi africani hanno fatto sì che il continente a noi più vicino possa in realtà diventare luogo di incubazione e di trasmissione. Le autorità italiane stanno tenendo sotto controllo la situazione e non è un caso che la nave dell'ong spagnola Open Arms, con 343 migranti a bordo attraccata ieri nel porto di Pozzallo, sia stata sottoposta a controlli più accurati del solito.
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Visto lo stato di emergenza dichiarato dal governo, come previsto dal protocollo sanitario, i migranti arrivati ieri sono stati visitati per scongiurare che avessero i sintomi legati al virus cinese. Secondo i dati diffusi ieri dall'Istituto Superiore di Sanità, i casi confermati di pazienti affetti da Coronavirus hanno raggiunto i 14.564, 360 i decessi e 23 i casi in Europa. Ma se l'infezione dovesse arrivare in Africa la situazione potrebbe diventare davvero preoccupante.
L'ALLARME
Annunciando l'emergenza sanitaria globale, il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha riconosciuto infatti che «la più grande preoccupazione» dell'organizzazione è che l'epidemia partita dalla Cina possa raggiungere «Paesi con sistemi sanitari più deboli». Come appunto l'Africa.
Non nuova ad epidemie di grossa portata, tra cui l'Ebola, che si è diffusa in Liberia, Sierra Leone e Guinea tra il 2014 e il 2016, uccidendo circa 11.300 persone. J.Stephen Morrison, direttore del Global Health Policy Center al Center for Strategic and International Studies di Washington, ha avvertito che la malattia rischia di attecchire se raggiungerà alcuni Paesi africani e potrebbe inaugurare una pandemia.
«In Africa ancora non sono emersi casi di Coronavirus - spiega Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell'Iss -, ma il continente potrebbe rappresentare un punto debole». La paura di un'epidemia in quel continente c'è. «Si tratta di un continente molto popoloso - ammette Rezza -. Finora segnalazioni di casi sospetti ce ne sono stati in alcuni Paesi. In Costa d'Avorio è risultato negativo un test effettuato poi in Francia. In Sudan, in Guinea equatoriale, Mauritius e Angola hanno messo in quarantena diverse persone provenienti dalla Cina e hanno inviati i campioni per i test in Germania, India e Sudafrica».
PAESI SOTTO OSSERVAZIONE
In Sudan, il ministro della salute Akram Ali Altoum ha annunciato che 2 cittadini sono stati sottoposti a controllo dopo essere stati a Wuhan, ed erano arrivati dalla Cina attraverso Cairo e Addis Abeba.
«Sappiamo naturalmente che l'Africa ha punti fragili e deboli della catena sanitaria. Conforta però che finora i casi sospetti non abbiano avuto esito positivo - ammette Rezza -. In teoria, gli stati africani non hanno la stessa rete dei laboratori europei. E la febbre di varia natura che possono contrarre le persone potrebbe essere confusa con altre infezioni e non essere riconosciuta come da Coronavirus. Motivo per cui è bene che gli organismi internazionali stiano in allerta».