Giordano Tedoldi per "Libero quotidiano"
Cambiare idea non è facile. Con buona pace del detto "solo i cretini non cambiano idea", tutti noi siamo testimoni di quanto sia difficile ascoltare con obiettività una persona che, ad esempio, demolisce un'opinione alla quale siamo affezionati da lungo tempo. Sulle prime ci disponiamo di buon grado a ascoltare l'interlocutore, comunque già convinti della bontà della nostra tesi, e che riusciremo a confutarlo.
Ma se la discussione procede per un certo tempo in una posizione di equilibrio, alla fine accade qualcosa di singolare eppure molto familiare: semplicemente cessiamo di ascoltare l'altro. Il nostro cervello sembra disconnettersi. Si va avanti a parlare, ma è un dialogo tra sordi, e alla fine ognuno se ne va confermato nella sua opinione e piuttosto seccato con l'altro che si è dimostrato così cocciuto. In realtà, sia noi che il nostro interlocutore ci comportiamo allo stesso modo, come davanti a uno specchio. Entrambi siamo vittime di quello che gli scienziati della mente chiamano «pregiudizio di conferma». Si tratta di un meccanismo attraverso il quale il nostro cervello, senza un atto di volontà cosciente, ricerca, interpreta, seleziona e soprattutto presta attenzione a quelle informazioni che confermano scelte e giudizi passati, e trascura le altre.
CHIAVE DI VOLTA Il "pregiudizio di conferma" è un meccanismo psicologicamente decisivo per capire comportamenti in ambiti diversi come la politica, la scienza, l'istruzione. Del resto, è necessario che la nostra identità abbia, per così dire, fondamenta solide, e non possiamo permetterci di cambiare opinione alla prima considerazione avversa, o saremmo in balia della tempesta di informazioni molteplici e contraddittorie che, nel nostro mondo della comunicazione onnipervasiva, ci assediano da ogni parte.
In altre parole, un certo preconcetto favorevole alle nostre scelte e valutazioni, e alle opinioni che ci accompagnano da lungo tempo, è salutare, e favorisce la formazione di una personalità ben costruita. Ma la cosa interessante è che, mentre finora il "pregiudizio di conferma" rimaneva un fatto osservato dalla psicologia, ma le cui cause scientifiche, al livello di funzionamento cerebrale, non erano chiare, ora una ricerca congiunta della City University e dell'University College di Londra getta uno sguardo dentro la nostra testa, per capire cosa accada ai neuroni quando ci impegniamo in una discussione senza voler minimamente cambiare idea.
E la risposta è abbastanza sorprendente anche se, per certi versi, prevedibile: sì, il nostro cervello si spegne, si "disconnette", proprio come ci è sembrato in tante occasioni. Per essere più precisi, nella zona mediale posteriore della corteccia prefrontale, che è implicata nei processi decisionali, si è osservata una "ridotta sensibilità neurale" verso la forza delle opinioni degli altri, quando queste opinioni sono tese a confutare le nostre.
IL FILTRO Dalla stessa ricerca è emerso che le nostre convinzioni alterano già il modo in cui ci rappresentiamo le informazioni, creando una specie di filtro "neurale" che seleziona tutto quello che favorisce le nostre idee, e sbarra tutto quello che rischia di negarle. Uno sbarramento che vediamo costantemente in atto anche in molti altri comportamenti, ad esempio il fatto che tendiamo a approvvigionarci di informazioni sempre da quelle fonti che la pensano già come noi, o che abbiamo più simpatia per quelle persone che confermano o addirittura sposano le nostre convinzioni più radicate, siano esse di natura politica, ideologica, religiosa o di altro genere.
Quindi anche il detto citato ha una sua logica, solo che va invertito: non è che solo i cretini non cambino idea, è che tutti siamo in un certo modo un po' cretini, proprio sul piano del funzionamento del cervello - la famosa "ridotta sensibilità neurale" verso le opinioni dissonanti con la nostra, di cui ci parlano i neuroscienziati inglesi -, e di conseguenza ci risulta difficile farlo.
LA SMENTITA Alla luce dello studio, dovremmo stupirci che, ogni tanto, sia pure raramente, il nostro cervello accetti di smentirsi! Immaginate che sforzo debba essere per lui abbracciare un'opinione contraria e che, dunque, è costituzionalmente incline a sottovalutare, a mettere in ombra, a screditare. La formazione di una convinzione è un processo estremamente complicato e ancora in gran parte misterioso, ma possiamo dire che una volta formata, la natura umana tende a renderla granitica. Non prendiamocela troppo con i testardi dunque, e salutiamo come eroi quei pochissimi capaci di cambiare opinione.
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