Dagotraduzione dal Mailonline
Secondo una ricerca i casi gravi di Covid-19 sono 2,5 volte più probabili negli uomini calvi che in quelli che hanno tutti i capelli.
La calvizie maschile, o «alopecia androgenetica», colpisce circa il 50% degli uomini che hanno più di 50 anni, ed è controllata dalla variazione di un gene (AR) che regola la sensibilità del corpo agli androgeni, i cosiddetti «ormoni maschili», tra cui testosterone e androstenedione. La reazione agli androgeni è stata collegata anche ad un enzima (TMPRSS2) che si ritiene avere un ruolo nell'infezione da coronavirus.
Dopo aver osservato un numero sproporzionato di uomini calvi ricoverati in ospedale (quasi il 79%), i medici si sono messi a studiare il legame tra il gene AR e il Covid-19. Hanno così hanno misurato la lunghezza della regione di ripetizione della poliglutamina (o ripetizione CAG) nel gene AR - che è collegata sia alla sensibilità agli androgeni che alla calvizie maschile - in 65 uomini che erano stati ospedalizzati con il coronavirus.
«I nostri dati mostrano che punteggi AR CAG più lunghi sono associati a una malattia COVID-19 più grave», ha affermato il ricercatore medico Andy Goren della Applied Biology, Inc.
I risultati, ha continuato, «indicano che la lunghezza delle ripetizioni AR CAG potrebbe essere utilizzata come biomarcatore per aiutare a identificare i pazienti maschi Covid-19 più a rischio di ricoveri in terapia intensiva».
«L'identificazione di un biomarcatore connesso al recettore degli androgeni è un altro elemento di prova che evidenzia il ruolo importante degli androgeni nella gravità della malattia COVID-19», ha concluso.
Il dottor Goren e il suo team stanno anche esplorando una nuova promettente terapia per i pazienti COVID-19 che utilizza un antagonista del recettore degli androgeni per regolare l'espressione di TMPRSS2, e che potrebbe portare a un trattamento per il coronavirus.
«Questa ricerca dimostra il valore scientifico della dermatologia e offre approfondimenti chiave sul ruolo della genetica e il suo legame con la malattia COVID», ha affermato Lidia Rudnicka, membro del consiglio di amministrazione di EADV e dermatologa dell'Università di medicina di Varsavia.