Nicla Panciera per “la Stampa”
Vi hanno mai chiesto, nel corso di una visita medica, quanto e come dormite? Se vi svegliate riposati oppure no? Eppure queste dovrebbero essere tra le domande di ogni specialista, neurologo e psichiatra in primis.
Perché i disturbi del sonno, sintomo di una patologia o segnale da intercettare in fretta, indicano che qualcosa non va. E anche perché dormire poco e male minaccia la salute, aumentando il rischio di diabete, cancro, ipertensione e malattie neurodegenerative.
Nel sonno il cervello è come una macchina in fermento. L' attività neurale, guidata da stimoli interni, svolge moltissime funzioni.
Perché - come disse alla uno dei pionieri degli studi sul campo, Allan Rechtschaffen - «se il sonno non avesse una funzione vitale, sarebbe il più grande errore dell' evoluzione». Molte le ipotesi su quale sia il vantaggio di spendere così tante ore in uno stato di relativa vulnerabilità: risparmio energetico, termoregolazione, riparazione cellulare, rigenerazione dei tessuti, fino al consolidamento delle memorie.
«Di notte c' è la creazione di nuove connessioni neurali e il riarrangiamento delle sinapsi esistenti, un meccanismo alla base di apprendimento e memoria - spiega Giovanni Biggio dell' Università di Cagliari, membro dell' American College of Neuropsychopharmacology e past president della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia -.Viene sistematizzato quanto abbiamo appreso durante la veglia e, al risveglio, la rete neurale così ottimizzata funzionerà in modo più accurato. Come dice lo scienziato Giulio Tononi, dormire è il prezzo da pagare per essere performanti la mattina dopo».
Non solo. «La mancanza di sonno peggiora le prestazioni cognitive - spiega il neuropsicofarmacologo -. Accade chiaramente ai fuoriclasse dello sport che, oltre alle capacità tecniche, devono avere un cervello performante, capace di anticipare il gioco e prendere le giuste decisioni in poco tempo. Quando dormono poco o hanno il jet lag fanno peggio».
E' di notte che viene secreta la melatonina, mentre il cortisolo si attiva la mattina, come un interruttore. «Livelli costantemente alti di questo ormone, per troppo stress o insonnia, esattamente come la sua mancanza, portano ad atrofia cerebrale», mette in guardia Biggio. La melatonina, invece, ha un ruolo cruciale nella neurogenesi e nella plasticità cerebrale: «Il feto non produce melatonina fino a due mesi dopo la nascita, ma si basa su quella dalla madre, il cui sonno garantisce al feto e poi al nuovo nato un corretto neurosviluppo». La melatonina, inoltre, ha un ruolo nella modulazione del sistema immunitario. Perciò - ammonisce Biggio - «il sonno e il benessere in gravidanza sono una priorità assoluta».
A risentire dell' insonnia, poi, è anche l' elaborazione emotiva: «Non dormire provoca un aumento dell' attivazione dell' amigdala e una ridotta connettività tra l' amigdala e la corteccia prefrontale mediale, area che presiede alle funzioni esecutive e ai processi decisionali - spiega Biggio -. Il conseguente mancato controllo inibitorio verso il sistema limbico porta alla tendenza a sovrastimare gli stimoli negativi e reagire esageratamene e d' impulso».
la luce blu di smartphone e tablet causa disturbi del sonno 1
Ad essere particolarmente a rischio sono i giovani, la cui corteccia prefrontale è ancora in via di sviluppo. Tanto che «molti studi mostrano una relazione tra sonno insufficiente o disturbato e un maggiore rischio di abuso di alcool e di sostanze, oltre che di coinvolgimento con il fenomeno del bullismo», spiega Roberto Manfredini, direttore della Clinica medica dell' ospedale universitario Sant' Anna di Ferrara e autore del libro «Un tempo per ogni cosa. Vivere in sintonia con il proprio orologio biologico» (Edizioni Piemme).
Questo regola le nostre funzioni fisiologiche, sensoriali e cognitive, tra cui «il ritmo circadiano dell' asse ipotalamo-ipofisi-surrene e, quindi, quello del cortisolo», sottolinea Manfredini. «Così, da una parte, lo stress favorisce i disturbi del sonno e, dall' altra, dormire poco attiva il sistema dello stress e probabilmente altera l' equilibrio degli ormoni che regolano fame e sazietà, la grelina e la leptina, con effetti negativi sul metabolismo: aumento dell' appetito, accumulo di grasso, ridotta tolleranza glucidica e aumentata resistenza all' insulina».
E non basta. Il mancato sonno è associato allo sviluppo di malattie neurodegenerative attraverso un' alterazione «dell' azione di "cleaning" cerebrale da parte del sistema linfatico, che è l' eliminazione delle scorie tossiche, maggiore durante il sonno profondo», dice Manfredini. Ciò si traduce in un aumento dello stress ossidativo e della deposizione delle proteine associate a Parkinson e Alzheimer. Sembra anche che «la frammentazione del sonno possa dare il via ad una serie di processi patogenetici, simili a quelli delle fasi iniziali del fenomeno neurodegenerativo». Il sonno è un bisogno primario: senza sonno non c' è salute.
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