Estratto dell’articolo di Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Negli Stati Uniti, il Paese con l’economia più ricca e con l’industria farmaceutica più avanzata, mancano gli antibiotici, i chemioterapici per combattere il cancro del polmone, del seno, della vescica e delle ovaie. Manca perfino il Tylenol per i bambini (cioè il banale paracetamolo). In genere la cattiva performance del sistema sanitario più costoso del mondo (assorbe quasi un quinto del reddito nazionale e lascia il Paese in balìa di epidemie di diabete, obesità, malattie cardiovascolari mentre le aspettative di durata della vita sono le peggiori del mondo industrializzato) viene attribuita ai prezzi esorbitanti di tutte le prestazioni: dai medicinali ai costi ospedalieri.
[…] Stavolta […] la crisi sembra di segno opposto: almeno 300 farmaci essenziali mancano […] perché sono farmaci generici il cui prezzo è stato spinto in basso dalla competizione di prodotti importati dalla Cina e dall’India […]
Così ci sono aziende come la Teva, grande produttore di Adderall, farmaco tra i più gettonati (e redditizi) per curare il deficit di attenzione dei giovani, che riduce al minimo la produzione di generici a causa della loro scarsa convenienza. Ma altri grossi gruppi come Akorn (suoi oltre cento farmaci essenziali) e Lannett Co. sono finiti veramente con le spalle al muro e hanno dichiarato bancarotta.
[…] in Congresso sono state presentate proposte di legge per aiutare i produttori di farmaci generici e proteggerli dalla concorrenza asiatica sleale. Ma per ora la situazione continua a peggiorare anche perché proprio i prodotti di India e Cina arrivano a singhiozzo. Dopo lo choc della pandemia, la catena delle forniture fatica a tornare ai vecchi regimi mentre in qualche caso le ispezioni della Fda americana hanno fatto emergere in quei Paesi carenze igieniche e produzioni di bassa qualità.