CORONAVIRUS: MEDICI MORTI SALGONO A 46,ALTRE 2 VITTIME
MEDICI SI PROTEGGONO CON I SACCHI DELLA SPAZZATURA IN LOMBARDIA
(ANSA) - Altri due medici non ce l'hanno fatta a causa dell'epidemia di Covid-19, si apprende dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo). Si tratta del dottor Benedetto Comotti, ematologo di Bergamo, e Marcello Ugolini, pneumologo e consigliere dell'Ordine dei medici di Pesaro-Urbino. Il totale dei decessi tra i camici bianchi sale a 46.
I DOTTORI UCCISI DAL VIRUS SONO 41 LA RIVOLTA: ORA LE MASCHERINE «VERE»
Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”
Non sopportano più di essere chiamati eroi. Vogliono sentirsi difesi, andare in ospedale e in ambulatorio senza il patema d' animo di correre rischi, protetti da «vere» mascherine E piangono i loro colleghi. Ieri il bilancio dei medici caduti sul campo è salito a 41. Nuovi lutti a Novara e Lucca, ormai l' elenco si allunga ogni giorno.
Ha la voce strozzata Filippo Anelli, presidente della federazione degli Ordini dei medici italiani, Fnomceo: «Non meritiamo questa considerazione, lo dico a nome dei tanti che vanno al lavoro sapendo di non poter contare su dispositivi all' altezza del pericolo da affrontare».
Oggetto di polemiche le mascherine. Oltre ad essere state distribuite in quantità irrisoria, non sono considerate sicure. Si tratta di quelle chirurgiche, ben diverse dalle FFP2 e FFP3, dotate di filtro, capaci di fare da barriera al virus. Il decreto Cura Italia prevede che possano essere indossate anche dagli operatori sanitari, sulla base delle indicazioni dell' Oms. «Noi le chirurgiche non le vogliamo. Pretendiamo di ricevere dispositivi all' altezza di un Paese industrializzato. Non era un obbligo attenersi alle indicazioni dell' agenzia internazionale dirette anche agli Stati con minori disponibilità economiche. Noi medici siamo in grado di definire il livello di sicurezza e di utilizzare le mascherine in libertà, con buon senso, a seconda delle situazioni».
E mentre a Torino la Procura apre un' inchiesta sulla carenza di dispositivi di protezione personale, l' Istituto superiore di sanità sta lavorando a un documento che potrebbe andare incontro agli operatori che chiedono anche test rapidi e tamponi, senza ulteriore perdita di tempo.
Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione medici di medicina generale, legge il rapporto dell' Iss aggiornato al 23 marzo: i positivi erano circa 5.200, età media 49 anni, il 35% donne a differenza di quanto avviene nella popolazione generale dove sono gli uomini i più colpiti.
C' è una prevalenza di infermiere infettate in servizio.
«Gli ospedali, ad oggi, sono paradossalmente le strutture meno sicure e più a rischio di contagio in quanto operatori potenzialmente positivi non vengono posti in quarantena se non sviluppano sintomi. E anche li sviluppassero, continuerebbero a lavorare in attesa di un tampone e del suo risultato», è l' accusa di Francesco Coppolella, segretario di NurSind Piemonte, il sindacato dei parasanitari.
Ma come si spiega la mancanza irrisolvibile di mascherine? Mario Marino, avvocato di diverse imprese del Nord nel campo del settore sanitario, segnala un problema: «Il prodotto ci sarebbe e potrebbe essere importato se venisse pagato dall' Italia con il prezzo di mercato. Invece il decreto Cura Italia prevede che possa essere liquidata la somma relativa al valore che quel bene aveva al 31 dicembre del 2019», quando l' emergenza non ci aveva ancora toccati e le mascherine avevano un costo molto inferiore all' attuale.