"Once again, our key message is:
— World Health Organization (WHO) (@WHO) March 16, 2020
test,
test,
test.
This is a serious disease. Although the evidence we have suggests that those over 60 are at highest risk, young people, including children, have died"-@DrTedros #COVID19 #coronavirus
1. PERCHÉ IL GOVERNO NON HA MESSO IN CAMPO UNA STRATEGIA D'URGENZA SUI TAMPONI?
Fabrizio Presicce, dirigente di urologia dell'ospedale San Filippo Neri di Roma, su Facebook:
Oggi il mio post di analisi sui dati del COVID-19 avrà un tono polemico. Non è per partigianeria verso questo o quel partito politico, ma trovo le misure in ambito sanitario, sinora adottate dal Governo e dalla Protezione Civile, insufficienti e tardive da un punto di vista oggettivamente scientifico.
Provo a spiegare meglio le mie ragioni:
? Figura 1: Partiamo dalle buone notizie. In termini assoluti i numeri sembrano ogni giorno più sconfortanti ma l’incremento percentuale quotidiano dimostra negli ultimi giorni un trend stabile/al ribasso. Non è ancora l’agognato picco ma confido che da metà/fine della prossima settimana si apprezzeranno ancora meglio i benefici delle misure restrittive adottate sette giorni fa.
tamponi on the road coronavirus
Passiamo ora alle dolenti note per Governo e Protezione Civile…
? Figura 2: Il Veneto tra tutte le Regioni è quello che ha già raggiunto un plateau in termini di deceduti e di pazienti in terapia intensiva. Inoltre anche in termini di pazienti in isolamento domiciliare è la Regione con il trend meno ripido.
? Figura 3: Cosa fa il Veneto che le altre Regioni non fanno? Guardate il numero di tamponi! In proporzione per numero di abitanti è la Regione d’Italia che ha fatto più tamponi di tutte. Inoltre, come riportato ieri e oggi da numerosi organi di stampa, il Governatore Zaia ha intenzione di incrementare ulteriormente l’utilizzo dei tamponi.
? Figura 4: Perché fare tamponi è importante? Leggete questo trafiletto che proprio oggi il Prof. Burioni ha deciso di twittare sul proprio profilo. Per fortuna in questa battaglia che conduco da settimane sull’implementazione nell’utilizzo di tamponi non sono solo. La pensano come me eminenze scientifiche come il Prof. Burioni, il Prof. Galli, il team di esperti cinesi che hanno gestito l’epidemia di Wuhan, la Corea del Sud (modello di grande successo), l’articolo del Lancet che provo ogni giorno a
rilanciare https://www.thelancet.com/…/PIIS2214-109X(20)30074…/fulltext
Ora mi chiedo perché davanti a queste evidenze non si provi ad incrementare il numero di tamponi? A mio avviso dovrebbe essere la priorità nel piano di azione del Governo Centrale e della Protezione Civile. Invece da giorni, dopo aver varato le misure restrittive in colpevole ritardo, Governo e Protezione Civile mi sembrano ormai appiattiti nel comunicare il triste bollettino di malati e morti alle ore 18, passivi nell’attesa di osservare l’agognata inversione del picco.
Da settimane avrebbero dovuto trovare il modo di incrementare il numero di tamponi da eseguire e di dispositivi di protezione.
I Dispositivi di protezione individuale (DPI) per il personale sanitario sono fondamentali perché l’organico era già carente prima, figurarsi ora in piena emergenza. Quindi, è poco utile bandire nuovi concorsi se già prima andavano deserti. Piuttosto bisogna preservare le risorse già esistenti e non rimpiazzabili con l’utilizzo di adeguati DPI. Sorvolando sulle vergognose dichiarazioni del Dr. D’Ancona di ieri (https://www.youtube.com/watch?v=QtoDWOqTink) apprendo mezzo stampa che solo oggi Conte si sta decidendo a dare un’accelerata sulla produzione/importazione di DPI. Pensarci due settimane fa, no?
L’utilizzo su larga scala dei tamponi è utilissimo. Le misure restrittive da sole sarebbero sufficienti se tutti fossimo chiusi in casa, non infettando altri. Tuttavia tralasciando gli irresponsabili, ci sono alcuni individui che sono costretti a circolare ed entrare in contatto con altri (personale sanitario, di polizia, filiera agro-alimentare, banalmente chi esce a far la spesa). Se qualcuno tra chi circola dovesse essere inconsapevolmente infetto, contagia anche altri che circolano e poi tornando a casa questi a loro volta infettano i congiunti rallentando lo spegnimento del contagio.
Per questo tutti quelli che di necessità circolano dovrebbero essere sottoposti ai tamponi periodici. Inoltre i tamponi sono utili perché permettono di individuare precocemente pazienti diffusori asintomatici e approntare misure di isolamento e circoscrizione del focolaio immediate.
Qualcuno potrebbe obiettare che non è possibile incrementare il numero di tamponi eseguibili. In realtà l’esempio Veneto dimostra che è fattibile. Inoltre non penso sia accettabile da parte di un Governo lungimirante un atteggiamento del tipo “non ci sono, non si fanno”, l’obiettivo dovrebbe essere “non ci sono ma servono, diamoci da fare per produrre ogni giorno, ogni ora più DPI e tamponi!”.
Insufficiente anche gran parte della stampa: appiattita sul bollettino dei morti/contagiati, sul rilanciare quotidianamente un medicamento miracoloso differente e a raccontare quanto sono bravi gli Italiani a cantare dai balconi. C’è poca inchiesta, poco approfondimento sui temi cruciali, poco pungolo ad azione di Governo.
Ad esempio nessuno si è ancora chiesto che fine abbia fatto il Prof. Domenico Arcuri, nominato in pompa magna 4 gg fa super commissario all’emergenza. CHI L’HA VISTO? ?
2. FARE TAMPONI A TUTTI COSTA MOLTO MENO DELLE TERAPIE INTENSIVE (PER NON PARLARE DELLE VITE UMANE)
Lettera di Sergio Romagnani,
Già Professore di Immunologia Clinica e Medicina Interna
Professore Emerito dell’Università di Firenze
Carissimo Direttore:
Visto che la mia previsione fatta nella precedente lettera del 25 febbraio u.s. è risultata esatta, in quanto la Lombardia sta vivendo la fase della difficoltà ad avere disponibili i letti di terapia intensiva necessari per salvare i pazienti affetti da polmonite con insufficienza respiratoria a seguito della infezione da virus Covid-19 ed io mi auguro che la Regione Toscana abbia nel frattempo provveduto ad aumentare le proprie diponibilità, mi permetto di sottoporre all’attenzione generale ed in particolare alle autorità sanitarie regionali un altro punto che a mio avviso merita di essere indubbiamente preso in considerazione.
Mi riferisco ai risultati dello studio epidemiologico effettuato nel paese veneto di Vò su suggerimento e sotto la direzione del Dr. Andrea Crisanti, Direttore della Cattedra dell’Unità Diagnostica di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova. Premetto che il Dr. Crisanti subito dopo la laurea in Medicina ha frequentato il mio laboratorio di Immunologia per un periodo di sei mesi nel 1981, e successivamente si è trasferito nel Regno Unito diventando un virologo di fama internazionale e che è recentemente rientrato in Italia perché chiamato “per chiara fama” come Professore di Microbiologia presso l’Università di Padova.
Avendo letto sul Corriere della Sera del 14 marzo u.s. del suo studio di Vò ho pertanto deciso di contattarlo personalmente per avere il riassunto dei risultati di questo studio. Quando ci siamo parlati, ha esordito con una frase per me molto commovente: “il breve periodo nel tuo laboratorio è stato fondamentale per la mia formazione e mi ha fatto capire che la ricerca era la mia strada”. Poi mi ha descritto i risultati del suo studio. In questo studio è stato eseguito il tampone per la ricerca del Covid-19 a tutti gli abitanti del paese di Vò ed è stato dimostrato che la grande maggioranza delle persone che si infetta, tra il 50 e il 75%, è completamente asintomatica, ma rappresenta comunque una formidabile fonte di contagio.
A Vò infatti con l’isolamento dei soggetti infettati il numero totale dei malati è scesa da 88 a 7 (almeno 10 volte meno) nel giro di 7-10 giorni. Quello che è anche più interessante e in parte sorprendente, è stata anche la dimostrazione che l’isolamento dei contagiati (sintomatici o non sintomatici) non solo risultava capace di proteggere dal contagio altre persone, ma appariva in grado di proteggere anche dalla evoluzione grave della malattia nei soggetti contagiati perché il tasso di guarigione nei pazienti infettati, se isolati, era nel 60% dei casi pari a soli 8 giorni .
Questi dati forniscono due informazioni importantissime:
1) la percentuale delle persone infette, anche se asintomatiche, nella popolazione è altissima e rappresenta la maggioranza dei casi soprattutto, ma non solo, tra i giovani;
coronavirus corea del sud tamponi a tutti
2) l’isolamento degli asintomatici è essenziale per riuscire a controllare la diffusione del virus e la gravità della malattia. Alla luce di questi dati straordinari, è evidente che le attuali politiche di contenimento del virus devono essere riviste. Risulta infatti assolutamente fondamentale per bloccare la diffusione del virus identificare il più alto numero possibile di soggetti asintomatici che sono fonte importante della malattia e di identificarli il più precocemente possibile.
Sulla base dei dati ottenuti a Vò, è già iniziata in tutto il Veneto una “sorveglianza attiva massiva”, cioè si è deciso in quella regione di sottoporre a tampone tutti i lavoratori più esposti al contagio (medici, infermieri, forze di polizia, lavoratori costretti per il loro tipo di lavoro ad avere molti contatti inter-personali), anche se asintomatici, uno studio finanziato da un industriale veneto il cui nome è sconosciuto, allo scopo di scovare tutti gli individui infetti, anche se asintomatici, e quindi di isolarli come è stato fatto nello studio pilota di Vò.
La prima considerazione che scaturisce da questa esperienza è che l’attuale modalità nazionale e quindi anche della nostra regione di affrontare il problema della infezione da Covid-19 (fare tamponi solo alle persone sintomatiche) è l’opposto di quello dovrebbe invece essere fatto. Infatti, adesso che il virus circola ampiamente non è più così importante fare il tampone ai soggetti sintomatici. Tutti coloro che presentano febbre, tosse e sintomi respiratori dovrebbero comunque essere posti in isolamento o essere trasportati in ospedale e curati in modo appropriato alla loro sintomatologia e tutti coloro che sono stati esposti a questi soggetti dovrebbero comunque stare in isolamento.
kit per tampone coronavirus negli usa
Quello che però sembra adesso cruciale nella battaglia contro il virus è cercare di scovare le persone asintomatiche ma comunque già infettate, le quali hanno una maggiore probabilità di contagiare visto che nessuno le teme o le isola. Questo è particolarmente vero per categorie come i medici e gli infermieri che essendo esposti al virus sviluppano frequentemente un’infezione asintomatica continuando a veicolare l’infezione tra loro e ai loro pazienti. In molte regioni infatti, sia italiane che internazionali, si sta infatti decidendo di non fare più il tampone ai medici e agli infermieri a meno che non sviluppino sintomi. Ma alla luce dei risultati dello studio di Vò, questa decisione può essere estremamente pericolosa; gli ospedali rischiano di diventare zone ad alta prevalenza di infettati in cui nessun affetto è isolato. Il rischio di contagio per i pazienti e tra colleghi rischia di diventare altissimo ed esiste anche il rischio di creare delle comunità ad alta densità virale che sono quelle che, secondo lo studio di Vò, favoriscono anche la gravità del decorso della malattia.
E’ quindi assolutamente essenziale estendere i tamponi alla maggior parte della popolazione, in particolare alle categorie a rischio (cioè esposti a contatti multipli), e quindi isolare i soggetti positivi al virus ed i loro contatti, anche se asintomatici, quanto più precocemente possibile. In particolare, è assolutamente necessario fare i tamponi a tutti coloro che hanno una elevata probabilità di trasmettere il virus, specialmente se vivono in comunità chiuse e con contatti molteplici e ravvicinati. Infine, è importantissimo che tutti i soggetti a rischio indossino le mascherine, non tanto per proteggere sè stessi dall’infezione, ma piuttosto per proteggere gli altri da sè stessi, anche quando non presentano sintomi.
come funziona il test del tampone
Si potrebbe obiettare che i costi di un numero elevato di tamponi, nonché le difficoltà di ordine tecnico che ne derivano) siano state le motivazioni addotte per sconsigliare finora questa strategia a livello di politica sanitaria nazionale e quindi anche della regione Toscana, scegliendo quella di effettuare il tampone solo alle persone fortemente sospette a causa della loro sintomatologia.
Ma i costi, valutati in termini di vite salvate, di numeri molto inferiori di soggetti che richiedono i costi ed i rischi di una terapia intensiva, ed anche in termini economici, sarebbero alla fine enormemente inferiori a quelli legati alla esecuzione di un numero di tamponi molto maggiore di quello attualmente effettuato. Del resto risultati similari stanno arrivando in questi ultimi giorni dall’uso di una simile strategia nella Corea del Sud. La mia lettera vuole anche essere una forte raccomandazione ad esaminare il problema ai vertici della sanità della Regione Toscana.
Sergio Romagnani