Giusy Caretto per www.startmag.it
“Altri 5 milioni di tamponi? Non vorrei che fossero i ‘bastoncini’”. Così il virologo Andrea Crisanti, che sta contribuendo alla lotta al coronavirus nella Regione Veneto presieduta da Luca Zaia, ha commentato l’annuncio del governo che ha promesso di inviare alle Regioni 5 milioni di tamponi nei prossimi due mesi.
Crisanti (direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova e del Laboratorio di Virologia e Microbiologia dell’Università AO di Padova) già dal 20 gennaio ha spinto l’azienda ospedaliera di Padova a muoversi per effettuare tamponi e non farsi trovare impreparata al momento del bisogno, sottolinea la grave carenza di reagenti fornita dalle istituzioni centrali. Andiamo per gradi.
5 MILIONI DI TAMPONI NEI PROSSIMI DUE MESI
L’inizio della fase 2 non ha decretato la fine del virus: i tamponi servono ancora. Lo sa bene il governo, che ha promesso alle Regioni di inviare 5 milioni di tamponi entro i prossimi due mesi (tamponi che andrebbero ad aggiungersi ai test sierologici).
CRISANTI: NON VORREI CHE FOSSERO ‘BASTONCINI’
“Cosa vuole dire 5 milioni di tamponi? Vuole dire due bastoncini con la garza assorbente per prendere il materiale dalla mucosa o sono tutti i reagenti che lo accompagnano?”, ha chiesto Crisanti, in collegamento con Corrado Formigli a Piazzapulita, mentre era in collegamento il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri (M5S).
LA VERSIONE DI SILERI
Ma Sileri ha onfermato che il materiale finora arrivato non sempre affianca ai bastoncini (necessari a prelevare il materiale naso-faringeo) i corrispondenti reagenti (essenziali per portare a termine l’analisi).
C’E’ CARENZA DI REAGENTI
“Non è possibile, non è vero, c’è una carenza pazzesca di reagenti in Italia”, ha risposto.
COSA SONO I REAGENTI
CORONAVIRUS - COME SI ESEGUE UN TAMPONE
Facciamo un passo indietro. Cosa sono i reagenti? Sono delle soluzioni, come i composti ‘Guanidina Tiocanato’ o ‘Trizol’, utilizzate per estrarre Rna virale. È questo, in pratica, il passaggio fondamentale dell’analisi dei tamponi molecolari.
IL VENETO: PRONTO DAL 20 GENNAIO
Reagenti, però, che in Veneto non sono mancati. Perché la regione se li è fatti in casa.
“Già il 20 gennaio avevo fatto presente la necessità sviluppare un saggio diagnostico per identificare le persone positive al nuovo coronavirus. Abbiamo così iniziato a mettere a punto la metodica che è complessa. Il tampone è infatti solo un mezzo di prelievo, poi c’è la fase di estrazione degli acidi nucleici, una fase molto importante di distribuzione di reagenti e una fase di lettura”, aveva spiegato all’Adnkronos Crisanti. “Noi abbiamo scelto fin dall’inizio un metodo realizzato in casa, senza sistema chiuso e senza dover fare riferimento a fornitori. I risultati sono stati validati con l’Istituto Spallanzani di Roma”.
L’AIUTO DELLA TECNOLOGIA
Lo scoppio dell’epidemia ha indotto l’Ospedale di Padova a riorganizzare il lavoro e aumentare il numero di tamponi, definiti di Crisanti “uno strumento fondamentale, prima di tutto per spegnere il focolaio di Vo’”.
Ad aiutare in questa impresa è stata la tecnologia. “Nella mia esperienza precedente all’Imperial College di Londra avevo visto in azione una strumentazione fantastica che, piuttosto che movimentare i liquidi (i reagenti, ndr) attraverso pipette lo fa con ultrasuoni a una velocità spettacolare. Ho chiesto l’acquisto e ringrazio l’azienda per la fiducia perché è una macchina che costa circa mezzo milione di euro. La strumentazione è arrivata e funziona benissimo: permette risparmi di tempo e di scala e introduce un parallelismo di processazione”, ha detto Crisantu.
EFFICACIA E VELOCITA’
Se “prima si usavano piastre da 96 reazioni di tampone, ora da 384, quattro volte tante – ha spiegato Crisanti – La macchina precedente utilizzava circa un’ora e mezza, questa dieci minuti. Ancora, la strumentazione precedente necessitava di quantità di reagenti 5 volte tanto rispetto a quelli necessari con la nuova macchina. Significa che gli acquisti fatti tempo fa si moltiplicano per 2 milioni e mezzo di reazioni”.
LA VERSIONE DELL’ISS
Il problema della carenza di reagenti per i Tamponi esiste ed è “un dato presente sul piano internazionale, perché un po’ tutti i Paesi stanno facendo test di questo tipo e quindi la capacità produttiva ha delle sue limitazioni. Però credo che ci sia un impegno attivo, sia a livello centrale sia a livello delle Regioni, proprio per superare questo tipo di carenza”. Così Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), durante la conferenza stampa su Covid-19 all’Iss ha risposto sul ‘caso tamponi’.
PIERPAOLO SILERI GIUSEPPE CONTE ROBERTO SPERANZA
Premettendo che la questione investe più il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, e la sua struttura, Brusaferro ha precisato che “in realtà la difficoltà sta nel fatto che ci sono diversi test diagnostici che vengono utilizzati per fare questo tipo di analisi molecolare. E in base alla tipologia di test che possono essere presenti nelle diverse Regioni e nei diversi laboratori abilitati delle Regioni, ci possono essere differenze riguardo a queste carenze”. Tuttavia, “il dato se volete un po’ più confortante, in attesa di arrivare a numeri ancora più impegnativi – ha concluso – è che produciamo tra i 60 e i 70mila test ogni giorno”: un dato che pone l’Italia “tra i primi Paesi a livello internazionale come numero assoluto di test”.