Estratto dell’articolo di Gennaro Totorizzo per https://bari.repubblica.it/
Il dottor Leonardo Vincenti si avvicina al letto della paziente, 42enne, durante una visita e la vede parlare con la sua figlioletta in videochiamata. “Quello ci ha dato un’ulteriore motivazione per fare qualcosa di importante”. La donna aveva una grande massa tumorale al centro del fegato. Si era rivolta a diversi ospedali, anche fuori regione, ma nessuno la voleva operare.
“Era un caso ai limiti dell’impossibile, e senza intervento sarebbe morta”, spiega il chirurgo. Poi è andata all’ospedale De Bellis di Castellana Grotte: otto ore in sala operatoria, e ora è tornata a casa, dove ha potuto riabbracciare la sua figlioletta, finalmente dal vivo.
La 42enne, pugliese, aveva scoperto di avere una grave neoplasia cresciuta al centro del fegato. Aveva chiesto un consulto a diverse strutture anche fuori dai confini regionali. Ma nessuno aveva dato l’assenso all’intervento perché la malattia, secondo il loro parere, non consentiva una risoluzione chirurgica.
“Tramite un’amica in comune è venuta in ospedale il 13 ottobre – spiega Vincenti, direttore del dipartimento di Scienze chirurgiche al De Bellis – Abbiamo approfondito il caso con una particolare risonanza magnetica e ci siamo riuniti con l’anestesista, una figura fondamentale, l’oncologo per verificare se si potesse intervenire con qualche terapia per ridurre la massa, e con il radiologo con il quale abbiamo scannerizzato le immagini. In considerazione della giovane età della paziente, non c’erano alternative valide”.
il team del dipartimento di Scienze chirurgiche dell ospedale De Bellis
E così si è reso necessario l’intervento, il 3 novembre. Complicatissimo: “Per la sede del tumore, e per il fatto che bisognava asportare circa tre quarti del fegato e ricostruire le vie biliari nel calibro di millimetri. Ci sono pazienti che possono non uscire vivi dalla sala operatoria dopo un intervento del genere. E poi otto ore è un tempo estremo, la concentrazione dev’essere altissima secondo per secondo”.
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E da qualche giorno è tornata a casa. “La risposta all’esame istologico è stata positiva, ci conferma la bontà del lavoro fatto e le terapie che affronterà ora potranno essere efficaci. Ora inizia un’altra battaglia per non far tornare il tumore”, spiega il chirurgo.
Vincenti ha condiviso l’esperienza in un post su Facebook che ha raccolto migliaia di apprezzamenti. “L’ho scritto non per vantarmi o per dire che siamo migliori di altri, ma perché c’è la tendenza a rinunciare a situazioni complesse. E siccome oggi c’è una grandissima paura dei medici in ambito giudiziario, quando le cose non vanno bene, si tende a voler selezionare i casi che potrebbero andar meglio e a evitare quelli che potrebbero portare problemi. Ma per scuola e impostazione di vita, non ci siamo mai sottratti a trattare le complessità”.
tumore al fegato tumore fegato