CORONAVIRUS, LA PANDEMIA SPINGE LA CHIRURGIA ESTETICA
"Col lockdown di marzo ho cominciato a lavorare in smart working e guardandomi al computer ho cominciato a percepire i miei difetti". La testimonianza di Federica, life coach di Bergamo, ci aiuta a capire perché il mercato della chirurgia estetica e plastica sembri non conoscere la crisi scatenata dalla pandemia e perché questa particolarità potrebbe derivare dalla pandemia stessa.
"Un po' com'era successo per il boom dei selfie - spiega il chirurgo milanese Valeriano Vinci - con le conference call siamo costretti a vedere molto spesso la nostra immagine nel rettangolo degli schermi. E le telecamere possono deformare il viso. Di qui la necessità, anche per reazione al periodo che viviamo, di rivolgersi a uno specialista".
L'effetto portato dallo smart working, però, non sarebbe solo psicologico, ma anche pratico. "Molte delle mie pazienti recenti - dice Daniele Fasano, presidente del congresso 2021 della Sicpre - mi hanno detto che gestire una degenza da casa permette di non dover giustificare la propria mobilità e consente al tempo stesso di lavorare".
Inizialmente gli addetti ai lavori avevano pensato a un rimbalzo dovuto alle riaperture, ma dopo sette mesi iniziano a parlare di trend. "Nel mio caso registro un aumento significativo degli interventi poco invasivi, soprattutto al volto e alle palpebre", racconta Franco Perego, docente presso la Scuola di Chirurgia Plastica dell'università di Padova. "Le persone chiuse in casa si guardano di più e interiorizzano maggiormente i loro problemi. Per questo poi si rivolgono a noi".
chirurgia estetica 6 chirurgia estetica 1 chirurgia estetica 8 chirurgia estetica 1 chirurgia estetica 7 chirurgia estetica 5 chirurgia estetica 6 chirurgia estetica 3 donatella versace