Ilario Lombardo Paolo Russo per "la Stampa"
Mentre i vaccini a Rna messaggero, come quello di Pfizer, decollano con l' arrivo di sette milioni di dosi in più da qui a giugno, rischiano di rimanere a terra quelli a vettore virale come AstraZeneca e Johnson&Johnson. Per ora riservati solo agli over 60, ma a rischio di ritiro da qui a qualche settimana se gli studi in corso dovessero dimostrare un' incidenza dei rari casi di trombosi cerebrale superiore alla norma anche nella popolazione anziana. Oppure se si venisse a scoprire che l' abbattimento di piastrine nel sangue, in altrettanti rari casi conseguente alla vaccinazione, inducesse eventi emorragici.
Le reazioni del governo A Palazzo Chigi festeggiano l' arrivo di nuove dosi di Pfizer.
Un modo anche per mascherare lo sconforto di fronte all' ennesima frenata, dopo la sospensione del siero J&J decretata dalle autorità americane.
Di fatto, il rapporto è diventato inversamente proporzionale: quanto più diminuiscono le certezze e le forniture dei vaccini a vettore virale, come AstraZeneca e J&J (cause di rarissimi eventi trombotici) tanto più aumentano quelle degli antidoti a Rna messaggero, cioè Pfizer e Moderna.
Una tendenza che conferma quanto anticipato ieri da «La Stampa», la volontà dell' Europa di puntare tutto sul secondo tipo di vaccini e di non confermare i contratti per il 2022 con AstraZeneca e Janssen, l' azienda produttrice di J&J.
Mario Draghi ha chiesto al generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario all' emergenza, di occuparsi di dare l' annuncio, frutto di trattative a livello europeo e bilaterale con il colosso Big Pharma che hanno visto impegnato il presidente del Consiglio. La sostanza è che questo trimestre arriveranno 50 milioni di dosi Pfizer in più a livello europeo. Per l' Italia vuol dire, ad aprile, oltre 670.000 dosi in aggiunta, 2 milioni e 150.000 a maggio e oltre 4 milioni in più a giugno.
Le mosse di Bruxelles Ma le buone nuove finiscono qui. Su J&J l' agenzia europea del farmaco, l' Ema, darà un aggiornamento la prossima settimana, ma l' esperta dell' italiana Aifa, Patrizia Popoli, anticipa che «è verosimile possa essere riservato agli over 60». E questo, nonostante l' ottimismo ostentato da Figliuolo per rianimare le truppe regionali impegnate nella campagna, significa rimodulare il piano, tenendo conto della povertà di dosi per chi è più giovane, rischiando così di rallentare la corsa alle riaperture.
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Anche perché quelle 7 milioni di dosi Pfizer, considerando il richiamo, vanno divise per due, cioè solo 3,5 milioni di immunizzati. I problemi, in realtà, sono ulteriori. Prima di tutto sia negli Usa che in Europa si sta indagando sull' effettiva incidenza di questi particolari eventi trombotici nella popolazione anziana, perché fino a oggi gli studi condotti negli Stati Uniti, in Germania e in Gran Bretagna non hanno analizzato il target specifico della terza età. Gli effetti collaterali Ma l' Ema sta cercando di vederci chiaro anche su altro.
Perché appurato che un nesso con le particolari forme di trombosi c' è, il problema è che queste sono a loro volta conseguenza di un abbattimento delle piastrine del sangue, che non si sa in quale misura faccia seguito alla somministrazione di questi vaccini e che in realtà dovrebbe provocare l' effetto opposto. Ossia eventi emorragici, come ictus e ischemie. «Studi verranno condotti nelle prossime settimane per avere definizione più precisa dell' incidenza dei casi tra vaccinati e non», ammette una fonte autorevole dell' Ema. Nell' attesa, l' Italia e l' Europa puntano sull' altra famiglia di vaccini, al momento monopolio Usa. Sapendo che un responso negativo equivarrebbe a tirare il freno a mano a vaccinazioni e riaperture.