IL VACCINO NON È SERVITO A NIENTE? TUTTE BALLE - L'IMMUNOLOGA ANTONELLA VIOLA SMONTA I NO VAX CHE FIATANO PERCHE' CHI SI È FATTO TRE DOSI VIENE COMUNQUE CONTAGIATO DA OMICRON: "IL REPORT DELL'ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ CI DICE CHE IL CICLO COMPLETO DI VACCINAZIONI HA ANCORA OGGI UN'EFFICACIA DEL 66% NEI CONFRONTI DEL CONTAGIO E DEL 91% RIGUARDO ALLA MALATTIA SEVERA. NON SOLO: I DATI DIMOSTRANO CHE CHI NON È VACCINATO HA UN RISCHIO 12 VOLTE MAGGIORE DI MORIRE DI COVID-19. CI SI CONTAGIA LO STESSO PERCHE'..."

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Antonella Viola per “La Stampa

 

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In questi giorni molte persone vaccinate, anche con tre dosi, stanno contraendo l'infezione da Sars-CoV-2, nella versione Omicron, responsabile, con le sue sottovarianti, di quasi il 100% degli attuali contagi del nostro Paese.

 

In alcuni di questi casi, l'infezione si presenta anche con sintomi, quali febbre alta, forte mal di gola, mal di testa e spossatezza. E, naturalmente, la reazione di molti è di scrivermi per chiedermi come mai, nonostante le tre dosi di vaccino, si siano potuti ammalare.

 

ANTONELLA VIOLA CON IL SUO LIBRO ANTONELLA VIOLA CON IL SUO LIBRO

Anche perché spesso queste persone che si sono saggiamente vaccinate hanno un amico o un parente no-vax che non si lascia scappare l'occasione di sottolineare quanto sia stato inutile sottoporsi a ben tre vaccinazioni.

 

In medicina tutti i singoli pazienti sono importanti ma per capire se una terapia funziona bisogna allontanarsi dalla propria esperienza personale e guardare ai grandi numeri. E il recente report dell'Istituto Superiore di Sanità ci dice che il ciclo completo di vaccinazioni, le tre dosi, ha ancora oggi un'efficacia del 66% nei confronti del contagio e del 91% riguardo alla malattia severa.

 

ANTONELLA VIOLA ANTONELLA VIOLA

Non solo: i dati dimostrano che chi non è vaccinato ha un rischio 12 volte maggiore di morire di Covid19 rispetto a chi ha fatto le tre dosi.

 

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Questi numeri, dunque, parlano chiaro e ci dicono che i vaccini, sebbene in una minoranza di casi non impediscano il contagio, continuano a fare il loro lavoro, nonostante la variante Omicron li abbia messi a dura prova con le sue caratteristiche di altissima trasmissibilità e immunoevasione.

 

ANTONELLA VIOLA ANTONELLA VIOLA

Omicron non ha solo ridotto l'efficacia dei vaccini nell'evitare i contagi ma sta anche causando un forte aumento delle reinfezioni, in Italia come in tutto il mondo.

 

Secondo uno studio pubblicato a fine marzo, mentre aver avuto la malattia Covid19 protegge con un'efficacia intorno al 90% dalle varianti precedenti (Alpha, Beta e Delta), nel caso di Omicron l'efficacia scende al 56%.

 

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Anche in Italia, nelle ultime settimane, si sta assistendo ad un netto aumento del tasso di reinfezione, soprattutto tra persone che hanno avuto la malattia da più di sette mesi. Le reinfezioni, che all'inizio della pandemia si ritenevano improbabili, poi rare e adesso sempre più frequenti, dimostrano ancora una volta che l'immunità contro questo coronavirus è una sfida, non solo per i vaccini ma anche per il nostro sistema immunitario.

 

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Le ragioni sono diverse: non solo un virus che muta e che rende gli anticorpi generati dalla vaccinazione o da un'infezione precedente sempre meno adatti a bloccarlo, ma anche un sistema immunitario che fatica a mantenere alti i livelli di anticorpi neutralizzanti nelle mucose delle vie respiratorie.

 

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Nel sito di ingresso all'interno del nostro corpo, la mucosa del naso e della bocca, il virus non trova barriere impenetrabili e quindi riesce ad entrare.

 

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Tuttavia, se anche penetra e scatena febbre e mal di gola, in chi è vaccinato con tre dosi non causa malattia severa, perché la memoria immunologica riesce ad attivarsi e a limitare i danni. Ma cosa succede invece in chi non è vaccinato ma ha già avuto un'infezione precedente? O, in altri termini, quanto grave è la seconda infezione?

 

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Sebbene tutto ci induca a pensare che il primo contatto con il virus stimoli una risposta immunitaria protettiva dalla malattia, la gravità con cui si presenterà una seconda infezione dipenderà dal tipo di variante, dal tempo trascorso dalla prima infezione e dalle condizioni di salute del soggetto.

 

Nel dubbio, è bene che anche chi ha contratto il virus proceda con la vaccinazione, se non l'ha già fatto. E' dunque sempre più evidente che, col passare del tempo dalle prime ondate della pandemia e dalla somministrazione dei vaccini, il numero di persone potenzialmente infettabili aumenta.

 

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Ecco perché, in questo momento, non possiamo rinunciare a quella barriera di protezione e di limitazione della circolazione virale che sono le mascherine FFP2. Non è vero che con Omicron non servono più ma, al contrario, proprio perché è un virus così trasmissibile, le mascherine ad alta protezione servono a tutti, anche a vaccinati o guariti.

 

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