1- BAZOLI E GERONZI, I DUE GRANDI VECCHI PRONTI A SCODELLARE I LORO LIBRI DI MEMORIE
Cesarone Geronzi l'aveva detto il 3 novembre dell'anno scorso: "Verrà il momento in cui parlerò della mia vicenda, sine ira ac studio, e non è detto che questo tempo sia molto lontano".
Sembrava una minaccia buttata tra i piedi dei congiurati che con un blitz gli avevano fatto alzare i tacchi dalla poltrona delle Generali, ma in realtà si sapeva da tempo che stava raccogliendo le idee e i materiali per il libro che, come ha annunciato sabato "Repubblica", uscirà in autunno per l'editore Feltrinelli.
gotti-tedeschiPer molti anni l'ex-banchiere di Marino ha raccolto diligentemente in numerose agende la cronaca dei fatti che lo hanno visto protagonista fin dal 1960 quando entrò alla Banca d'Italia, ma non era chiaro se avrebbe scelto la strada di un pamphlet oppure di un libro-intervista simile a quello che ha fatto poco tempo fa Cesarone Romiti con il giornalista Madron.
Su un foglietto Geronzi ha scritto i nomi dei giornalisti che avrebbero potuto raccogliere al meglio la sua epopea di banchiere che ha attraversato gli ultimi 30 anni di storia italiana diventando il simbolo di un capitalismo relazionale che ha coinvolto i capitani d'industria e i big di tutti i partiti.
GIULIO TREMONTISembrava che la scelta cadesse su Oscar Giannino oppure su Marco Ferrante e Filippo Astone, quest'ultimo autore del libro "Il partito dei padroni" che ha messo a nudo la macchina della Confindustria. E non mancavano nemmeno i nomi di Geminello Alvi e Aldo Cazzullo, il giornalista torinese del "Corriere della Sera" con il quale a novembre scorso, oltre all'annuncio di voler raccontare la sua storia (sine ira ac studio), il Grande Vecchio ha espresso giudizi pesanti su Gotti Tedeschi ("un uomo che si è esercitato nella demografia") e Giulietto Tremonti ("intelligente, geniale, capace di tutto e per questo non adatto a gestire istituzioni pubbliche").
Alla fine dello screening la scelta è caduta su Massimo Mucchetti, che è considerato il guru dell'informazione economica del "Corriere della Sera". Alle sue spalle il giornalista bresciano ha un libro scritto nel 2003 dal titolo "Licenziare i padroni" che a suo tempo diede molto fastidio a Geronzi per gli attacchi alle scalate che hanno consentito a Colaninno e Tronchetti di mettere le mani su Telecom.
massimo mucchetti myrta merlinoResta il fatto che Mucchetti è uno dei giornalisti più acuti e pungenti nel panorama dell'informazione economica, uno dei pochi in grado di "provocare" Geronzi nella maniera giusta e di tirargli fuori tutto ciò che pensa del passato (quando regnavano Cuccia, Maranghi, Fazio) e dei giovani arzilli e spregiudicati come Matteuccio Arpe, Alberto Nagel, Dieguito Della Valle e l'esodato Perissirotto di Generali.
Se poi oltre agli appunti raccolti dentro le agendine ci sarà spazio anche per qualche appendice, allora potremo leggere le carte di certi affari combinati nel salotto di Trieste con il finanziere ceco Kepler e magari, tornando indietro nel tempo, con quel Berlusconi che secondo Cuccia falsificava i bilanci e fu salvato dal banchiere romano.
Forse non sarà un bestseller ma di sicuro un libro da leggere con grande attenzione per capire qualcosa di più dell'uomo che a 77 anni ha deciso di togliersi manciate di sassolini dalle scarpe. La scelta di pubblicare l'opera con Feltrinelli è stata probabilmente ispirata dallo stesso Mucchetti che con l'editore ha pubblicato le sue opere precedenti. Ed è meglio che sia così e che il libro non porti il marchio di Rcs, il Gruppo dove lavora Mucchetti, e che soprattutto è controllato da quei poteri forti (Mediobanca, Fiat, Generali, ecc.) sui quali Cesarone pare intenzionato a cantare la sua musica.
GIOVANNI BAZOLIQuasi negli stessi giorni dovrebbe uscire anche la biografia di Abramo-Bazoli, l'altro Grande Vecchio della finanza italiana. In questo caso l'autore sarà Carlo Bellavite Pellegrini, un professore dell'università Cattolica, e avrà per titolo "Un'idea di banca. Dal Banco Ambrosiano a BancaIntesa".
Qui però non è il caso di attendersi grandi rivelazioni perché il mistico Bazoli pur avendo anche lui le scarpe piene di pietruzze e di sassolini è ancora dentro il sistema. Non ha nessuna voglia di mostrare il petto per rovinare la sua presidenza a Intesa e l'immagine ascetica che si è guadagnato come protagonista della finanza bianca.
2- MARPIONNE NON HA MAI DIGERITO LA FUGA DI DE MEO ALLA VOLKSWAGEN
C'è chi sostiene che Sergio Marpionne sia così incazzato per colpa delle sigarette elettroniche che ha preso a fumare dal 3 luglio quando a Torino è stata presentata la "500 L".
La svolta salutista lo ha portato a ridurre anche il numero dei caffè che ingurgitava per restare sveglio durante le traversate dell'Atlantico. Questo però non basta a spiegare le ragioni della guerra scatenata nei confronti di Volkswagen che ha accusato attraverso l'"Herald Tribune" di attuare una politica dei prezzi tale da provocare "un bagno di sangue".
SERGIO MARCHIONNELa risposta dei tedeschi non si è fatta attendere e a stretto giro di posta la casa di Wolfsburg gli ha chiesto di lasciare la presidenza dell'Acea, l'Associazione dei costruttori europei dell'auto.
Ora bisogna capire le vere ragioni che hanno spinto il manager dal pullover sgualcito a prendere di petto in maniera così violenta il concorrente d'Oltralpe che con il suo e con gli altri marchi del Gruppo sta sbaragliando il mercato europeo.
luca demeoL'attacco di Marpionne esce dagli schemi tradizionali di una libera concorrenza sul mercato e tradisce un'inquietudine che anche nel quartier generale di Torino ha cominciato a generare forti preoccupazioni.
Ormai è chiaro che per lui e per la Fiat sono saltate tutte le strategie e che il target di mezzo milione di auto prodotte quest'anno in Italia rappresenta un misero risultato rispetto a quello della casa tedesca. Ma è davvero strano che un uomo dotato di attributi e di furbizia non comuni non si renda conto che con il suo grido di dolore sulla politica dei prezzi dei tedeschi, abbia fatto indirettamente un meraviglioso spot all'azienda che riesce a buttare sul mercato una cinquantina di modelli l'anno.
In un articolo pubblicato ieri sul "Corriere della Sera" dal solito Mucchetti sembra di capire che la verità di questa "sorprendente querelle" risieda nella volontà di prendere la bandiera delle case automobilistiche europee che soffrono l'egemonia tedesca. Ma dalle prime risposte della Commissione Ue non sembra che a Bruxelles abbiano intenzione di aprire un dossier sull'accusa di dumping lanciata dal manager torinese-svizzero-canadese e soprattutto amerikano.
CORRADO PASSERA GIOVANNA SALZA DA _CHIIl secondo punto di contrasto - sempre seguendo l'analisi di Mucchetti - sarebbe l'Alfa Romeo che fa gola a Volkswagen ma sulla quale Marpionne è pronto a farsi tagliare gli attributi perché la considera una carta da giocare sul mercato americano. E qui forse, con l'aiuto di Dagospia, si comincia a capire con chi esattamente ce l'ha Marpionne. Più che con la Volkswagen tutta, il presidente di Chrysler-Fiat ha il dente avvelenato nei confronti di un giovanotto dai capelli corvini che lo ha tradito quando pensava di allevarlo come delfino.
È Luca De Meo, il 41enne milanese che dopo aver lavorato in Renault e Toyota nel 2002 fu chiamato da Marpionne per il lancio della Grande Punto. In Fiat ricordano la sua carriera strepitosa che lo portò nel 2007 a diventare amministratore delegato di Alfa Romeo, un marchio che per il giovane manager è sempre stato il fiore all'occhiello della Casa torinese.
A gennaio 2009 De Meo lascia la Fiat e se ne va in Volkswagen compiendo un tradimento che il suo mentore Marpionne non ha ancora digerito, e oggi dentro la Casa tedesca sembra che vogliano affidargli anche la direzione generale della Ducati che è stata comprata dall'Audi del Gruppo Volkswagen per 860 milioni.
Il nemico da battere ha un profilo che va certamente oltre quello del giovane dai capelli corvini, ma non è un caso se l'Alfa Romeo rimane il nodo più profondo del contrasto della furibonda polemica scoppiata in questi giorni.
Scrive Mucchetti che pur di avere il marchio italiano la Volkswagen sarebbe pronta a rilevare uno stabilimento della Fiat ("si ipotizza Cassino") e aggiunge che di questa doppia disponibilità "la Fiat è stata informata nei giorni scorsi da chi aveva titolo per farlo".
Dietro queste parole interessanti si intuisce che probabilmente dalla Germania la voglia di Alfa Romeo è rimbalzata perfino sui tavoli del Governo, magari di Corradino Passera o di quel Monti che è già stato "sensibilizzato" dalla Merkel per la cessione di Ansaldo Energia ai tedeschi di Siemens.
JOVINEAccanto a queste ipotesi c'è da aggiungere che il povero Marpionne indebolito dal crollo delle vendite in Europa e dall'uso delle sigarette elettroniche, abbia voluto lanciare un messaggio ai grandi produttori automobilistici americani che soffrono la concorrenza di Volkswagen in Cina e in Brasile.
Se così fosse allora la sua polemica andrebbe oltre il confine di un bisticcio tra concorrenti gelosi, e gli consentirebbe di diventare in un solo colpo il portabandiera delle Case europee e di Oltrealtlantico incalzate dalla spregiudicatezza e dalla forza industriale teutoniche.
3- PASSERA, ARCURI, SCOTT JOVANE, MA L'OSPITE PIÙ ATTESO È FORMIGONI
Chi l'ha visto giovedì scorso alla Casa Italia che è stata scelta nel cuore di Londra per tenere alto il nome dello sport nostrano, l'ha trovato pallido e con l'aria distrutta.
Per fortuna accanto a Corradino Passera c'era la moglie Giovanna Salza, detta "la regina", che ha portato una ventata di leggerezza nel palazzo di quattro piani dove senza badare a spese sono stati accolti personaggi come Enrico Cucchiani, Giovannino Malagò-Megalò, Riccardo Monti (presidente dell'Ice sponsorizzato dalla signora Salza) e altri rappresentanti della comunità italiana londinese.
Forse Corradino non ha particolare interesse per lo sport e nella sua biografia non si trova traccia di primati simili a quelli che ha raggiunto come manager e banchiere. Adesso sono in molti a sperare che si riposi e si presenti al Meeting di Rimini di "Comunione & Fatturazione" con l'aria più distesa. Così dovrebbe essere considerando che la kermesse dei "ciellini" si svolgerà dal 19 al 25 agosto sotto il patrocinio del ministero dello Sviluppo Economico e con l'aiuto finanziario di IntesaSanPaolo (main sponsor dell'evento).
Dopo l'incontro inaugurale della domenica che prevede per le ore 17 l'intervento di Mario Monti, Corradino dovrà salire sul palco il lunedì successivo alle ore 11,15 nella sala Siemens per parlare di sfida del cambiamento, welfare e sviluppo. Qui, puntuale come un treno, arriverà anche Mauro Moretti, il manager delle Ferrovie che a Rimini gioca in casa per le sue origini locali e si ritrova con il fratello Marco che continua a sognare di fare il sindaco. Entrambi dovranno esercitarsi, insieme a Giorgio Vittadini big del Meeting, a spiegare "come uscire dalla crisi senza sacrificare nessuno".
MIRTA MERLINO E DOMENICO ARCURI - Copyright PizziNon sarà un'impresa facile perché le migliaia di ragazze che convergeranno sull'Adriatico quest'anno non hanno intenzione di fare sconti né ai manager, né ai leader della politica. A loro non interessa sapere che martedì 21 sul palco salirà anche quel bel uomo di Domenico Arcuri per parlare di management e imprenditorialità. Hanno seguito le vicende di Termini Imerese e sanno che su questo argomento Invitalia, la società guidata da Arcuri, ha mostrato il fianco in maniera clamorosa.
Alle ragazze non interessa nemmeno sentire nei giorni successivi Mastrapasqua, Ermolli, Castellucci e il nuovo amministratore delegato di Rcs Pietro Scott Jovane. Vogliono capire se si può uscire dalla crisi sacrificando il Celeste, quel Formigoni che fa impazzire il mondo gay per il suo abbigliamento multicolore ed è diventato un autentico "traditore".
Fino a questo momento però non c'è alcuna certezza che il discusso Governatore della Lombardia parteciperà al convegno previsto per le ore 19 di mercoledì 22. Al punto tale che nel programma del Meeting qualcuno ha scritto per prudenza che il Celeste (diventato grigio) "è stato invitato".
4- L'AUTOCRITICA NON SEMBRA PIÙ BASTARE PER GARANTIRE A GIOVANNI STELLA, IL "CANARO", LA SOPRAVVIVENZA
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che ai piani alti di Telecom si comincia a parlare con insistenza della sostituzione di Giovanni Stella, il "canaro" che nei giorni scorsi ha presentato conti in profondo rosso per la società proprietaria de "La7".
A irritare oltre ogni limite il vertice di Telecom è stata ancora una volta una dichiarazione ingenua nella quale il manager ha detto di essere "rammaricato e dispiaciuto per i risultati del primo semestre che derivano da un atteggiamento aggressivo e coraggioso da parte mia". L'autocritica non sembra più bastare per garantirgli la sopravvivenza".
5- CHI SOFFRE E CHI SI OFFRE
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che l'amministratore delegato di una delle prime quattro grandi società telefoniche sta per partire per una vacanza in Cile che durerà fino al 22 agosto quando al suo rientro farà un salto al Meeting di Rimini.
Prima di chiudere l'ufficio e la valigia vorrebbe riempire la casella del responsabile per le relazioni esterne della sua azienda.
A impedirglielo è stato finora il numero altissimo dei candidati che si sono offerti con tanto di curriculum. L'imbarazzo dell'amministratore delegato nasce dal fatto che in molti casi si tratta di professionisti che si stanno offrendo ai suoi piedi nonostante occupino in questo momento posizioni di rilievo nel campo della comunicazione".