Sandra Riccio per “la Stampa”
Poter lavorare da casa sembrava impensabile prima della pandemia. Da sempre le aziende sono costruite sulla figura del capo che guida e controlla i propri dipendenti in ufficio. Ma il lockdown ha dato una forte scrollata a questo modello e ha rotto un argine.
Adesso sempre più imprese scelgono il lavoro da remoto (smart working). Ma c'è chi alza ancora l'asticella, come Ing, la banca olandese conosciuta da noi per il Conto Arancio, uno dei primi servizi di risparmio digitale lanciato nel 2001. Da settembre tutti i mille dipendenti Ing nelle 33 sedi italiane potranno trasferire il proprio ufficio tra le quattro mura di casa con la modalità dello smart working «super-flessibile».
Ing è il primo istituto bancario a imboccare questa strada nel nostro Paese. Altri concorrenti potrebbero presto seguire. Una decisione analoga era stata annunciata nei giorni scorsi in Gran Bretagna dal colosso degli investimenti Schroders.
Secondo un recente report di McKinsey che ha analizzato il comparto europeo delle realtà del Private Banking, il numero di dipendenti in questo campo che è chiede l'home office è raddoppiato con il Covid a quota 80%. Anche altri ambiti sono coinvolti. Qualche giorno fa, Tim ha annunciato il lavoro agile. Leonardo guarda nella stessa direzione così come Reply.
Il settore dei servizi finanziari digitali si presta però particolarmente bene a questo salto e il Coronavirus ha accelerato un percorso che, in parte, era già stato avviato. «Ing è stata la prima banca a introdurre il lavoro "agile" a livello globale - racconta Alessio Miranda, Country Manager di Ing in Italia -. Questa formula è stata applicata in Italia l'anno scorso e consiste nel dare autonomia, responsabilità e fiducia ai colleghi. Ora vogliamo essere la prima banca a dare la massima libertà di scelta alle persone sul luogo in cui lavorare, continuando a premiare i risultati ottenuti e non il tempo speso in ufficio».
In pratica i dipendenti dell'istituto potranno scegliere come alternare il lavoro da casa a quello in sede. Potranno, per esempio, decidere di trascorrere una settimana nella propria abitazione e quella seguente in ufficio, in sintonia con il proprio responsabile e con il proprio team. Si tratterà di un importante cambiamento che sarà anche culturale e che sta avanzando a passo spedito.
Questo tipo di novità richiede una trasformazione e un adattamento importante che sarà legato alla fiducia e al metodo di lavoro per obiettivi. E proprio il raggiungimento effettivo dei risultati sarà al centro del lavoro del futuro. Su questo aspetto Ing offrirà formazione ai propri dipendenti. I vantaggi sembrerebbero per tutti. Ma i centri delle città sono in grandissima sofferenza e per l'immobiliare è uno choc.
Vista dalle aziende, la rivoluzione dello smart working rappresenta un risparmio sui costi. Quelli per l'affitto degli immobili, per esempio, per le manutenzioni, per le forniture elettriche, per il riscaldamento, per i computer, per i buoni pasto e così via. Si tratta di spese che ricadranno su chi sposterà l'ufficio in casa propria (Ing ha previsto delle formule di rimborso).
Anche i pro per gli impiegati sono molti e lo dimostra un sondaggio interno di Ing che ha visto oltre il 90% dei dipendenti votare a favore del lavoro smart (il 55% ha detto di sentirsi «più produttivo lavorando da casa» e il 72% «concilia meglio vita privata e lavoro»). «L'obiettivo esclusivo della nostra decisione sullo smart working super flessibile è il benessere dei nostri colleghi - assicura Miranda -. Sono convinto che questa libertà avrà un effetto positivo anche sul contributo professionale e potenzialmente sulla produttività individuale».
L'ultima parola però è ancora da scrivere. Il modello della nuova scrivania da remoto sarà monitorato nel corso dei mesi da Ing così come da altre aziende per una valutazione finale. Insomma, la trasformazione è in atto ma potrebbe non essere per sempre. -
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