Estratto dell’Articolo di Alan Cullison E Georgi Kantchev per “The Wall Street Journal” pubblicato da “la Stampa”
L'anno scorso, a poche settimane di distanza da quando la Russia ha invaso l'Ucraina, un funzionario della Casa Bianca ha messo in guardia Mosca dicendo che una moltitudine di sanzioni patrocinate dagli Stati Uniti avrebbe dimezzato l'economia russa. La settimana scorsa il Fondo Monetario Internazionale ha dato notizie positive per il Cremlino, facendo sapere al momento che si prevede che quest'anno l'economia russa crescerà dell'1,5 per cento, trainata da una forte spesa pubblica. […]
Gli economisti prevedono che le sanzioni provocheranno una stagnazione in Russia negli anni a venire e già ora se ne vedono le prime avvisaglie. Ma il fallimento dell'Occidente nel mettere subito in ginocchio l'economia russa per la sua invasione dell'Ucraina rispecchia una più ampia situazione di stallo sul campo di battaglia, nonostante la zattera di aiuti letali offerti a Kiev dai Paesi occidentali e il sostegno economico alla causa dell'Ucraina.
Quando sono state rese note, le sanzioni sono state descritte dai funzionari dell'Amministrazione Biden come le più impattanti nella storia, e lo sconcerto e lo sgomento iniziali hanno reso torbidi i mercati finanziari di Mosca. Oggi, però, si può dire che l'economia russa se l'è cavata abbastanza bene, tanto che il Cremlino riesce a sostenere la guerra di attrito che gli Stati Uniti avevano sperato di evitare.
In un primo tempo, l'anno scorso le sanzioni hanno privato la Russia di microchip e di componenti hi-tech, intaccando gravemente la capacità dei russi di produrre missili a guida di precisione. Da allora, però, Mosca ha trovato varie scappatoie e alternative nei Paesi circostanti e bombarda l'Ucraina tutti i giorni con armi di precisione.
Il greggio russo continua a scorrere, anche se le casse dello Stato hanno risentito parecchio dei prezzi più bassi che incamera dalla sua vendita. Secondo gli analisti, l'effetto principale delle sanzioni – arretratezza tecnologica e impossibilità a modernizzare – influirà negativamente sul lungo periodo sulla sua crescita economica.
«Le sanzioni non hanno ancora messo fuorigioco l'economia russa», ha detto Sergei Guriev, professore di Sciences Po a Parigi, ed ex consulente del governo russo. «Hanno iniziato a limitare la capacità di Putin di finanziare questa guerra, ma non l'hanno fermata».
[…] Secondo gli analisti, dietro la resilienza economica della Russia ci sono stati un significativo incentivo governativo, una trasformazione dell'economia di guerra e un reindirizzamento senza precedenti dei suoi commerci verso i partner in Asia, in primo luogo Cina e India.
L'amministrazione Biden difende le sanzioni, le giudica fondamentali per incrementare il prezzo che la Russia paga per la sua guerra in Ucraina. Le ultime statistiche sulla crescita mascherano il vero colpo assestato all'economia, ha detto un funzionario di alto grado dell'Amministrazione. «Stiamo rendendo l'economia russa meno resiliente e meno capace di durare nel tempo», ha detto. «Per i russi diventa sempre più difficile continuare a combattere in Ucraina».
La spesa pubblica in Russia è aumentata del 13,5 per cento del prodotto interno lordo nel primo trimestre di quest'anno, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Si tratta del tasso di crescita più consistente nei dati che vanno indietro nel tempo fino al 1996.
Gli economisti attribuiscono buona parte della crescita della produzione industriale russa di quest'anno alle armi e all'equipaggiamento bellico. Il presidente Vladimir Putin ha ordinato al governo di fornire finanziamenti illimitati per la macchina di guerra. Nella prima metà di quest'anno, la produzione di «semilavorati in metallo» – definizione che secondo gli analisti include le armi e le munizioni – è cresciuta del 30 per cento rispetto all'anno scorso. […]
A dare slancio all'economia è stata anche la domanda costante globale di prodotti russi. L'anno scorso, la Russia ha registrato un surplus record delle partite correnti, un mezzo molto considerevole di finanziamento che affluisce nella sua economia.
VLADIMIR PUTIN XI JINPING - ILLUSTRAZIONE FINANCIAL TIMES
Quest'anno il divieto dell'Unione europea alla maggior parte delle importazioni di greggio dalla Russia ne ha messo a rischio il prezzo. I ricercatori di Capital Economics si aspettano che gli introiti derivanti dalle esportazioni energetiche russe diminuiscano dai 340 miliardi di dollari del 2022 ai 200 miliardi di dollari di quest'anno e si stabilizzino a quest'ultimo livello nel 2024.
Al tempo stesso, la produzione russa di petrolio è calata soltanto di poco. Questo dipende dal fatto che Mosca è riuscita a trovare il modo di vendere il suo greggio in Asia creando una flotta ombra di petroliere con proprietà, assicurazione e noleggio al di fuori dell'Occidente. Nelle ultime settimane, anche questo ha contribuito a ridurre lo sconto al quale il petrolio russo si vende rispetto ai benchmark globali.
«La Russia continua a vendere a Paesi che non fanno parte della coalizione che l'ha sanzionata e, da questo punto di vista, l'impatto delle sanzioni sul petrolio, per quanto sostanziale, non è ancora determinante», ha detto Guriev. Negli Stati Uniti, alcune fonti dicono che, per essere efficaci, le sanzioni devono essere applicate dai governi con costanza ed è indispensabile mettere fine alle scappatoie a mano a mano che i russi le trovano.
Da poco l'Ue ha deciso di inasprire le sanzioni, cercando di soffocare qualsiasi soluzione alternativa che consenta di aggirarle. Finora, la spinta interna della Russia a cercare alternative interne alle importazioni ha dato risultati contrastanti.
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Il rapido avvicendamento dell'Asia rispetto all'Europa come partner commerciale russo potrebbe essere un vantaggio per Mosca. «La Russia di fatto si è agganciata alla regione a più rapida crescita economica nel mondo», ha detto Mulder, facendo notare che quest'anno i tre quarti della crescita economica globale si faranno registrare in Asia. «Senza la cooperazione dell'Asia, è impossibile azzoppare l'economia russa». [...]
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