1. MATERIE PRIME E TERRE RARE L’EUROPA LEGATA ALLA CINA PER IL 56% DEL FABBISOGNO
Estratto dell’articolo di Luca Pagni per “la Repubblica”
Non solo chip o pannelli solari. L’Europa è dipendente dalla Cina anche per le materie prime. In particolare, terre rare e tutti quei minerali definiti “critici” perché fondamentali per l’industria della transizione energetica, nelle telecomunicazioni e nell’elettrificazione dei trasporti, fino ad arrivare alla difesa e alla cybersicurezza.
xi jinping visita il centro di trasformazione delle terre rare di ganzhou 3
Dal 2011, l’Unione Europa tiene un conto aggiornato di quante siano le materie prime “critiche”: l’ultimo aggiornamento – di pochi mesi fa – è arrivato a 34. La gran parte in mano a Pechino, con conseguenze facilmente immaginabili: «Se la Cina interrompesse la fornitura di terre rare all’Europa, da qui al 2030 sarebbero a rischio 241 GW di eolico (47% del totale) e 33,8 milioni di veicoli elettrici (66% del totale), rendendo impossibile il raggiungimento degli obiettivi della Ue».
Il virgolettato fa parte del report degli esperti di The European House-Ambrosetti in collaborazione con il gruppo Iren appena presentato a Roma, un documento che ha preso in esame anche le ricadute sul sistema. Il report sottolinea come l’Europa sia dipendente dalla Cina per il 56% del totale delle importazioni delle 34 materie prime “critiche”.
terre rare e materie prime – i dati per la transizione energetica – la stampa
In particolare, ha un ruolo predominante per 11 di queste: barite, bismuto, gallio, germanio, grafite naturale, magnesio, scandio, tungsteno, vanadio, nonché terre rare leggere e pesanti.
Il 45% delle materie prime coinvolte nella produzione dei pannelli fotovoltaici Ue deriva dalla Cina; lo stesso per la produzione dell’eolico (42%). Anche per le batterie l’Ue dipende da Pechino, da cui arrivano il 37% delle materie prime coinvolte nella produzione.
[…] non c’è solo la questione politica a preoccupare l’Europa, ma anche i costi, come si legge nello studio: «Negli ultimi anni i prezzi hanno registrato forti aumenti: dal 2019 al 2022 il litio è più che quadruplicato (+304%), quello delle terre rare è quasi triplicato (+198%), quello del manganese più che duplicato (+137%)».
Bruxelles è corsa ai ripari e la Commissione Europea ha emanato il mese scorso il Critical Raw Materials Act. Stabilisce che – entro il 2030 – «estrazione, raffinazione e riciclo dovranno soddisfare, rispettivamente, almeno il 10%, il 40% e il 15% del fabbisogno europeo di materie prime critiche».
TERRE RARE E MATERIE PRIME DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA
La Commissione ha inoltre stabilito che al massimo il 65% delle materie prime critiche consumate potranno essere importate da un singolo Paese. Il fabbisogno italiano al 2040 […] è previsto crescere tra le 5 e le 11 volte in funzione del grado di specializzazione produttiva. […]
2. UNA STRATEGIA NAZIONALE PER LE TERRE RARE IREN LANCIA DUE MAXI-IMPIANTI DI RECUPERO
Estratto dell’articolo di Paolo Russo per “La Stampa”
Dalla Cina importiamo il 56% dei metalli che servono a fare andare avanti auto elettriche, impianti eolici, smartphone, Pc, tv e persino droni essenziali per la sicurezza. Una dipendenza che potrebbe mettere in ginocchio la nostra economia, visto che un terzo del Pil italiano è prodotto da aziende che fanno uso delle 34 "materie prime critiche" per l'industria classificate dalla Commissione europea, con in testa il rame, a quota 1. 300 tonnellate di fabbisogno l'anno sulle 2. 782 di metalli strategici utilizzati annualmente nel nostro Paese.
Per questo è urgente investire nell'economia del riciclo, come ribadito dal Ministro dell'Industria Adolfo Urso e dal position paper di The European House Ambrosetti e della multiutility energetica Iren, presentato ieri a Roma.
Se la Cina interrompesse la fornitura di terre rare all'Europa, da qui al 2030 – si legge nel rapporto– sarebbero a rischio 241 gigawatt di eolico, ossia il 47% del totale e 33, 8 milioni di veicoli elettrici pari al 66% del parco auto a batteria. Per rompere questo monopolio la commissione europea ha fissato gli obiettivi da raggiungere entro il 2030 su estrazione, raffinazione e riciclo, pari rispettivamente, al 10, 40 e 15% del fabbisogno europeo di materie prime critiche.
L'Italia da qui al 2040 vedrà crescere fino a 11 volte il suo fabbisogno di metalli rari e poco sostituibili. Tanto più che in Italia l'estrazione di materiali metallici è oggi sostanzialmente nulla, con tempi per l'autorizzazione di un nuovo sito minerario che vanno dai 15 ai 17 anni. Sulle materie prime critiche, servono «risorse significative, processi di autorizzazione estremamente semplificati e accelerati perché l'obiettivo è troppo ampio e si potrà conseguire solo attraverso risorse comuni, con un fondo sovrano europeo», afferma Urso.
Intanto nel ddl sul made in Italy, che la prossima settimana dovrebbe avere il via libera in Consiglio dei ministri, ci saranno la mappatura dei siti italiani delle materie prime critiche e il fondo sovrano nazionale, che «incentiverà materie prime italiane come legno, ceramica, argilla e fibre naturali», rivela Urso.
ebba busch scoperto maxi deposito di terre rare in svezia
Per fronteggiare la carenza di materie prime critiche si pensa di attingere allo stock di prodotti riciclabili che le contengono e che da qui al 2040 è previsto crescere di 13 volte, fino a poter soddisfare il 32% del fabbisogno italiano annuo di materie prime strategiche.
Sempre che si incrementi la dotazione impiantistica con 7 impianti per valorizzare i prodotti che contengono materie prime critiche, pari a un investimento di 336 milioni di euro. Anche se la domanda di risorse per progetti di economia circolare è di circa sette volte superiore ai fondi stanziati dal Pnrr: 4 miliardi contro i 600 milioni concessi.
Luca Del Fabbro, presidente di Iren, spiega che «lo studio serve a capire quali sono i materiali essenziali per l'industria italiana e a proporre delle soluzioni per l'approvvigionamento.
Iren ha in sviluppo due impianti di recupero di metalli rari, uno molto strategico ad Arezzo che sarà il primo in Europa che recupererà oro dai materiali rari. Non avere questi materiali significa frenare l'economia, averli invece ci renderà più competitivi sui mercati mondiali, riuscendo a sostenere lo sviluppo della nostra industria». «L'obiettivo di Iren – aggiunge Del Fabbro – è quello di diventare l'azienda leader in Italia nel recupero dei materiali. Vogliamo estendere questo tipo di lavorazione per raccogliere il palladio, l'oro, l'argento e il rame e poi commercializzarli».
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