1 - RETE UNICA, MELONI AZZERA TUTTO CDP NON PRESENTERÀ L'OFFERTA A TIM
Estratto dell’articolo di Sara Bennewitz per “la Repubblica”
Il progetto di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) per intrecciare la rete della controllata Open Fiber con quella della rivale Telecom Italia in una infrastruttura unica, voluto dal governo di Mario Draghi, è stato bocciato dal nuovo esecutivo. Giorgia Meloni non ha condiviso la lettera d'intenti firmata da Cdp lo scorso maggio e che si sarebbe dovuta trasformare in un'offerta non vincolante entro mercoledì 30.
Dopo mesi di lavoro il piano dell'ad di Cdp Dario Scannapieco si trova di fronte a un muro politico, insormontabile. […] La decisione di resettare il dossier sarebbe iniziata a maturare giovedì scorso, a seguito di un incontro tra Meloni, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, quello delle imprese Adolfo Urso, il capo di gabinetto Gaetano Caputi e il sottosegretario Alessio Butti. Dopo l'incontro, venerdì, Meloni ha deciso di affidare a Butti le deleghe per tirare le fila dell'operazione dandogli ampi poteri, salvo quelli che fanno capo al ministro Urso.
Butti a più riprese ha criticato la rete unica e il ruolo di conflitto d'interessi di Cdp, che è azionista al 60% di Open Fiber e al 9,9% di Tim, auspicando una soluzione giusta, come la dea Minerva, e di mercato, come un'Offerta pubblica. Solo che questo ipotetico "piano Minerva" si sarebbe scontrato con la volontà del governo di mantenere il controllo della rete Telecom in mani pubbliche, perché rilevando la maggioranza di Tim attraverso Cdp, la Cassa dovrebbe consolidare nei suoi bilanci anche tutti i 26 miliardi di debito dell'azienda telefonica. Non è un mistero che in passato Butti e Scannapieco abbiano avuto un aspro confronto, ma è anche chiaro che la Meloni ha affidato al primo il dossier e ora Cdp dovrà adeguarsi alle decisioni del nuovo esecutivo. [...]
2 - NON C’È INTESA CON IL GOVERNO, IN BILICO L’OFFERTA DI CDP PER LA RETE TIM
Tobia De Stefano per “Verità e Affari” del 26 novembre
DARIO SCANNAPIECO GIOVANNI GORNO TEMPINI
Non uno, ma due tavoli tecnici per districare la matassa sull'operazione che dovrebbe portare la rete Tim nelle mani di Cdp, eppure a cinque giorni (30 novembre) dalla scadenza dei termini previsti dal Mou -il Memorandum of understanding - se possibile la situazione è più intricata di prima. Tanto da far affermare a qualcuno che si tratti di un accordo ormai insabbiato.
Se è davvero così, lo scopriremo solo la prossima settimana. A oggi però quello che si può dire con certezza è che il governo - e per governo si intende il Mef che ha l'82% di Cassa Depositi e Prestiti, l'ex Mise di Adolfo Urso e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Innovazione, Alessio Butti, non ha trovato la quadra con la stessa Cdp e con l'amministratore delegato Dario Scannapieco. Non c'è uno stop che sarebbe stato sotto certi versi irrituale, quindi la Cassa è libera di fare quello che sotto il profilo industriale ritiene più opportuno, ma non si è acceso neanche il tanto agognato disco verde. Quindi?
Se dovessimo scommettere l'asticella propenderebbe per il passo indietro di Cdp rispetto all'offerta sulla rete Tim che poi sarebbe propedeutica alla realizzazione della rete unica o almeno su un rinvio rispetto alla data del 30 novembre.
A nessuno però sfugge che la proposta è pronta da tempo, c'era da indicare solo la cifra che dovrebbe oscillare tra i 17 e i 19 miliardi di euro, e che restano immutate le perplessità del primo socio di Tim, i francesi di Vivendi che dall'alto del 23,7% delle azioni potrebbero bocciare l'offerta.
Strade alternative? Il piano Minerva (Opa di Cdp su tutta Tim) sponsorizzato dal sottosegretario Butti pare irrealizzabile per almeno due motivi. Il primo è finanziario: Cdp nella sostanza non avrebbe le munizioni per lanciare l'offerta. Il secondo è pratico: la Cassa non ha nessuna intenzione di fare un lavoro che non è il suo, quello cioè di vendere, post-Opa, i vari asset di Tim, a partire dal Brasile per arrivare fino alle controllate della società più legate ai contenuti.
Quindi? Si è parlato molto di due alternative: la cosiddetta grande ammucchiata (Opa con tutti i soggetti interessati dentro, da Cdp fino a Vivendi e ai fondi Kkr e Macquarie) e l'offerta di Cdp solo per la maggioranza della rete con una quota di minoranza che resterebbe a Tim in attesa di essere valorizzata e poi venduta a un prezzo superiore.
In attesa di avere le idee più chiare, dopo giornate in altalena, Tim ieri si è mossa poco (+0,13%) approcciandosi così all'ennesima settimana decisiva della sua storia.