Emily Capozucca per il “Corriere della Sera”
Il 2022 si chiude con un bilancio negativo per le grandi aziende tech in generale. Dopo aver vissuto un periodo d'oro nei dieci anni fino al 2021 che hanno visto crescere i loro ricavi e profitti a un tasso cinque volte superiore al Pil americano, coronato dal balzo anche durante la pandemia, le big tech hanno accusato una dura contrazione, successivamente accompagnata da uno stop alle assunzioni e seguita da ondate massicce di licenziamenti.
Secondo i calcoli dell'Economist, i cinque giganti della tecnologia Apple, Alphabet, Meta, Microsoft e Amazon hanno perso circa tre mila miliardi di dollari di valore di mercato.
Nel 2020 le principali aziende della Silicon Valley crescevano costantemente con l'aumentare del flusso web causato dalle restrizioni.
Non solo i ricavi di molte di queste società tecnologiche sono saliti alle stelle, ma anche il loro numero di dipendenti che, con il crollo dei profitti, si sono poi trasformati in esuberi tradotti in annunci di tagli del personale. Sono più di 150.000 i posti di lavoro tagliati nel 2022 nelle aziende tecnologiche di tutto il mondo (dati di Layoffs.fyi).
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Dopo Meta, la holding di Facebook, Instagram e Whatsapp, che aveva annunciato a novembre a livello globale 11 mila esuberi, anche l'amministratore delegato di Amazon, Andy Jassy, aveva annunciato l'avvio della campagna di licenziamenti di 10 mila unità, pari all'1% della forza lavoro totale, circa 1,5 milioni di persone. Licenziamenti potrebbero arrivare anche per Alphabet, la società madre di Google che oltre al crollo del mercato della pubblicità digitale a ottobre ha registrato profitti il calo del 27% nel terzo trimestre 2022 rispetto all'anno precedente, a 13,9 miliardi di dollari.
Il Nasdaq, che rappresenta l'indice del listino azionario ad alto contenuto tecnologico, ha perso un terzo del suo valore. Tra le cinque, ad accusare perdite maggiori è Meta che ha bruciato quasi due terzi del suo valore, lasciando la sua capitalizzazione di mercato a poco più di 300 miliardi di dollari.
Diverse sono le cause della fine dell'inarrestabile crescita del settore. Tra queste il calo della raccolta pubblicitaria. Negli ultimi anni molti budget sono stati destinati alle piattaforme online. Ma oggi il fenomeno sembra aver perso parte del suo slancio. Un'altra sfida per le big tech è la concorrenza. La concentrazione dei mercati come quella caratterizzata dal monopolio di Google nella ricerca e di Meta nei social media è destinata a finire. Ne è un esempio il successo di TikTok, che ha portato a sé parte degli utenti di Meta.
E i confini tra le varie competenze non sono più così netti: il ramo di cloud computing di Amazon ha subito rallentamenti a causa di Google che sta investendo miliardi nel proprio servizio cloud. A queste cause si aggiungono anche altri eventi "sfavorevoli", come l'innalzamento dei tassi di interesse della Federal Reserve al 4,5% per contrastare l'inflazione e la reperibilità dei semiconduttori per i quali oggi la domanda è diminuita a causa del calo delle vendite di pc e smartphone.
Secondo quanto riportato da Wired, nel 2022 le azioni di Amazon hanno perso tutto il valore accumulato durante il periodo più marcato della pandemia, scendendo nel corso dell'anno del 49% rispetto al 2021. Ammonta invece al 66% il crollo azionario di Meta anche dovuto dal calo dei profitti.
Fa peggio solo Tesla: a dicembre le sue azioni hanno raggiunto il livello più basso dal 2020 (- 69% rispetto allo scorso anno). Cali più contenuti per Microsoft che segna un -26%, probabilmente imputabile al calo delle vendite di videogiochi e software. Mentre Microsoft e Alphabet attribuiscono buona parte della riduzione dei profitti al rallentamento delle loro attività nel cloud computing.
L'ondata di perdite travolge anche tutti i maggiori paperoni tech della Silicon Valley che, insieme, hanno visto andare in fumo 433 miliardi di dollari, più del doppio del Pil della Grecia.
Il fondatore di Amazon Jeff Bezos ha perso 84,1 miliardi mentre, secondo quanto riportato dal Washington Post , la situazione non migliora neanche per Zuckerberg che ha accumulato 80,7 miliardi di perdite. I due fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, hanno invece visto prendere fuoco nel complesso quasi 88 miliardi di dollari. Bill Gates invece si è impoverito di 28,7 miliardi e la sua fortuna è pari ora a 109 miliardi.
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