Estratto dell'articolo di Giuliana Ferraino per il “Corriere della Sera”
«Google abusa della sua posizione dominante sul mercato della pubblicità digitale da 15 anni». Con questa pesante accusa il dipartimento di Giustizia (DoJ) americano (insieme ad altri otto Stati, inclusa la California) fa causa ad Alphabet, casa madre di Google, chiedendo al tribunale di obbligare il gruppo californiano a separare tre diverse attività dal suo core business di ricerca, da YouTube e da altri prodotti come Gmail.
[…] Secondo il governo, il piano di Google per affermare la propria posizione dominante è stato quello di «neutralizzare o eliminare» i rivali attraverso le acquisizioni e di costringere gli inserzionisti a usare i suoi prodotti rendendo difficile l’uso dei prodotti dei concorrenti. «Google ha usato mezzi anticoncorrenziali, escludenti e illegali per eliminare o ridurre drasticamente qualsiasi minaccia al suo dominio sulle tecnologie pubblicitarie digitali», si legge nell’azione legale intentata presso la corte federale di Alexandria, in Virginia, un documento di quasi 150 pagine frutto di anni di indagini.
«Il dominio di Google nel mercato degli annunci significa che un numero minore di editori è in grado di offrire i propri prodotti senza addebitare costi di abbonamento o di altro tipo, perché non possono contare sulla concorrenza nel mercato pubblicitario per mantenere bassi i prezzi degli annunci», ha spiegato ieri in una conferenza stampa il procuratore generale Merrick Garland. Il risultato è che «i creatori di siti web guadagnano meno e gli inserzionisti pagano di più».
[…] Non è la prima volta che Google finisce nel mirino dell’Antitrust Usa. Nel 2020 l’amministrazione Trump ha citato il gruppo di Mountain View in giudizio, sostenendo l’esistenza di pratiche anti-concorrenziali nel mercato della ricerca e della pubblicità quando si fanno le ricerche. Nel nuovo procedimento le accuse sono durissime: «Google ha ostacolato in modo significativo la concorrenza e scoraggiato l’innovazione nell’industria della pubblicità digitale e ha impedito al libero mercato di funzionare in modo equo».
Alphabet respinge le accuse. In un comunicato ha dichiarato che la causa «si basa su un’argomentazione errata che rallenterà l’innovazione, aumenterà le tariffe pubblicitarie e renderà più difficile la crescita di migliaia di piccole imprese e di editori». […]
DIPARTIMENTO GIUSTIZIA USA Google