1 - UNA NOTTE CON ALITALIA...
Bancomat per "il Fatto Quotidiano"
Cronista suo malgrado, il vostro Bankomat era a Fiumicino lunedì sera. Ecco cosa è successo, in presa diretta. Devo rientrare a Milano. Fiumicino è notoriamente uno scalo di provincia e verso le 22 si chiudono negozi e bar. Normale no? Peccato che decine di voli questa sera debbano ancora partire, centinaia di persone vagano per lo scalo, sarcasmo e rabbia contro Alitalia e il suo personale in assemblea "a sorpresa" dalla mattina. Anzi, "nostro personale", visti i soldi pubblici donati alla nuova Cai.
FIUMICINO ALITALIAVerso le 20 le agenzie di stampa dicono che il prefetto è deciso a precettarli. Ma il prefetto forse a Fiumicino poi non ci è venuto. Avrebbe visto quanto lo prendono sul serio. O forse il personale di AZ non legge le agenzie. Una hostess alla quale un passeggero fin troppo gentile chiede informazioni sul volo in ritardo di ore ha il coraggio di mandarlo all'ufficio informazioni.
Aeroporto FiumicinoDove il personale Alitalia non si vede da ore. Nessun dirigente ci mette la faccia, non un annuncio, non un crisis manager con un banco per il pubblico. La sensazione è che a questi signori, che la gente sia sequestrata da ore in aeroporto, non importi molto. Questo disastro è, come si suol dire, annunciato. L'amministratore delegato Rocco Sabelli non trova il tempo di venire a Fiumicino fra i suoi dipendenti. Ma ne ha invece per partecipare ai consigli di amministrazione di Vitrociset.
Della nota azienda di telecomunicazioni, fornitrice di Alitalia, Sabelli è consigliere non si sa a che titolo. Forse per calmierare i prezzi e ottimizzarne il servizio per il bene degli azionisti e clienti di Alitalia? Farebbe bene, Vitrociset è anche azionista di Alitalia. Certo i dipendenti Alitalia con il loro provocatorio accento romano (ma qualcuno glielo fa notare che non aiuta? Non è un accento che sa di efficienza), non hanno tutti i torti. Non si sono scelti loro questa dirigenza chiaramente inadeguata.
Epperò. Se tutti i lavoratori dipendenti con i capi si comportassero così l'Italia sarebbe anche peggio. Verso mezzanotte fra lazzi e fischi verso i pochi dipendenti Alitalia che si fan vedere - di manager neppure l'ombra - qualche volo parte. Tranne quegli sfigati per Lamezia Terme ai quali dopo ore, alle 23, gli hanno annullato il volo e non gli pagano neanche l'albergo. Leggermente irritati, vanno in massa alla polizia.
FiumicinoIl vostro improvvisato cronista, abituato a sbeffeggiare con calma dal suo pc banchieri veri o presunti, si sente sbeffeggiato. Doveva partire tre ore fa ma alle 24 ancora non sanno nulla. Alle 24 e 10 un addetto con il senso del ridicolo in qualche ufficio prende l'iniziativa e cambia l'orario previsto sul monitor del nostro gate. Partiremo all'una. Uno si chiede: "Ma se un addetto da qualche parte esiste e modifica il monitor perché non dirci anche qualcosa all'altoparlante?".
Allora mi rivolgo a un banco vicino, non sanno nulla, poi un funzionario di polizia mi indica il capo scalo pochi metri più in là e poi mi segue per accertarsi che mi rispondano. Dicono che forse partiremo. A 20 minuti dall'una, scopro che al capo scalo stesso dicono - dall'altra parte del telefono - "forse". Alle 1 e 30 nella totale mancanza di informazioni Bankomat si arrende e va a dormire in albergo.
Rocco Sabelli e Roberto ColaninnoManderò il conto a Sabelli e Colaninno, ma direttamente, con lettera, perché chiedermi di fare la coda con trecento persone a quest'ora a un desk Alitalia con due addette per avere un voucher hotel è davvero troppo. Mi faccio lo stesso trenta minuti di attesa per il taxi e vado a dormire. Nessuno ha pensato che a Fiumicino, in una notte così, servivano anche i taxi. Il prefetto è sicuramente già a nanna sereno.
2- LE MIE DODICI ORE A FIUMICINO...
Fabrizio Goria per "il Riformista"
I giornali di ieri hanno pubblicato la notizia dei disagi subiti dai passeggeri all'Aeroporto Leonardo da Vinci di Roma. «50 voli cancellati e alcuni ritardi nella consegna dei bagagli», scrivono i quotidiani. Ma per la verità è difficile immaginare cosa sia successo nel settore Arrivi del Terminal 1 senza esserci stati. Ero sul volo AP6285 di AirOne, diretto da Torino a Roma. Solo dopo venti ore insieme agli altri passeggeri abbiamo potuto ritirare le nostre valigie. Ecco il resoconto orario della nostra giornata.
Ore 12. Il volo AP6285, arrivato in anticipo di 12 minuti sulla tabella di marcia, è atterrato alle 11:40. Tutti iniziano ad alzarsi per riprendere i bagagli a mano nelle cappelliere, ma notiamo un certo ritardo nelle operazioni di sbarco dall'aeromobile. Dopo un'attesa di circa dieci minuti, ci dirigiamo verso i nastri per il ritiro bagagli. Designato il nastro 14.
AlitaliaOre 13. Un po' scocciati, iniziamo a registrare che qualcosa non va. «Tutta colpa di un'assemblea sindacale unitaria», urlano dal nastro 12 alcuni operatori di terra. La gente si accalca. La temperatura nel Terminal 1 diventa insopportabile. Le persone, ormai più di 800, si accodano al Servizio assistenza di Alitalia per sporgere denuncia di smarrimento bagagli. Intorno alle 13:20, mi metto in fila e attendo il mio turno.
alitaliaNel mentre i toni si scaldano, l'impazienza dei passeggeri sale. Mancano 15 minuti alle 14. Finalmente tocca a me. Due hostess di terra dell'Alitalia mi spiegano il meccanismo della denuncia di smarrimento dei bagagli (che peraltro non sono smarriti, ma per la precisione non consegnati).
Bisogna nell'ordine seguire questa procedura: redazione del verbale, spedizione dei bagagli entro 48 ore per Roma città e una settimana per la provincia. Ci spiegano che «c'è stata un'assemblea del personale di terra di Alitalia aderente a Cgil, Cisl, Uil e Ugl perchè non vogliono adeguarsi al nuovo contratto unico, che prevede un'ora di lavoro in più alla settimana».
Ore 14. La mia fidanzata e io facciamo amicizia con gli altri passeggeri di Torino rimasti in attesa del bagaglio. Rimpiangiamo di averlo messo in stiva. Dalla prossima volta, solo bagaglio a mano. Dal Servizio clienti si sente vociare sempre più rumorosamente e crescono le lamentele. A un tratto, si intravede un addetto allo scarico bagagli. I nastri sono bloccati da due ore.
alitaliaLa folla corre verso di lui, riconoscibile per la t-shirt blu elettrico, per avere informazioni: «Lo sciopero è finito alle 13:00, per la pausa pranzo, ma è ricominciato e finirà alle 17. Solo dopo riprenderà il regolare svolgimento delle operazioni di scarico». Causa agitazione i voli vengono cancellati. Decidiamo di attendere che termini.
Ore 15. Nel Terminal 1 qualcosa si muove, alcuni nastri si accendono e rilasciano qualche valigia. Siamo più di mille persone e parte l'assalto verso le macchinette automatiche per approvvigionarsi di acqua e snack, unico cibo disponibile per tutti. «Impossibile uscire, l'area è sterile e una volta lasciato questo luogo non si può più rientrare», ci dice un militare della Guardia di Finanza. «Non siamo autorizzati a dare alcun tipo di servizio, i disagi non dipendono da noi», dicono le hostess di Alitalia. E da chi?
ALITALIAOre 16. Prima svolta. Riesco a contattare un esponente della Cgil, che mi spiega cosa sta accadendo. «Tutto è fermo perché già di norma non ci sono addetti per scaricare i bagagli, oggi poi tutto si è bloccato», mi dice al telefono. «Alitalia sapeva tutto fin da venerdì scorso - continua il sindacalista - ma ha deciso di non fare nulla». In effetti, anche parlando con il restante personale di terra, non si tratta di uno sciopero, ma di un'assemblea.
Un medico spaesato ci chiede informazioni. Era partito due giorni prima dall'Angola, direzione Bruxelles. Atterrato a Roma dopo 23 ore di viaggio, si domandava cosa stesse accadendo. «È assurdo che nessuno abbia comunicato che cosa sta succedendo », ci dice infuriato.
AlitaliaOre 17. Seconda svolta (apparente). Voci lontane lasciano intendere che c'è speranza per noi e i bagagli. I nastri ricominciano a girare e con essi le valigie. L'eccitazione di adulti e bambini è evidente, ma si tratta di un'illusione. Tutti i bagagli sono quelli dei voli Air France, partiti e atterrati regolarmente. Di Torino, Barcellona, Catania, Madrid e tutti gli altri voli Alitalia non c'è traccia.
Ore 18.Vengono tolti dai nastri i bagagli dei voli mattutini non reclamati. La folla al Servizio clienti di Alitalia cresce. Sono passate tre ore. Non ci sono più moduli per le denunce e si ricorre a stratagemmi vari, come la distribuzione di numeri ricavati da scontrini e pezzi di carta, al fine di creare una fila uniforme.
Ore 19. Finalmente si vedono alcuni dipendenti di Alitalia. Li fermiamo e chiediamo loro spiegazioni sulla sorte nostra e dei nostri bagagli, specificando che sono oltre 7 ore che attendiamo una risposta. «Una volta fatto 30, fate anche 31», ci dice una hostess, con estrema strafottenza. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo a vedere se aveva un badge. Apprendiamo tramite pc portatili e telefonini che i voli cancellati da Fiumicino potrebbero essere più di cinquanta. Per molti si prospetta una notte in hotel.
Ore 20. Tutto è bloccato. Continuano a essere ammassate le valigie non recuperate. Dal magazzino Oggetti smarriti fanno sapere che «la capienza del Terminal è di 6 mila bagagli». Fuori, nei piazzali, ce ne sono circa 3.500 ancora inevasi, stando a quanto ci dice un dipendente di Alitalia che riusciamo a intercettare. Il malumore cresce quando continuano ad arrivare i bagagli di Air France e delle altre compagnie aeree.
Aeroporto CaosDi Alitalia nemmeno l'ombra. Dopo 8 ore di attesa, nessuno ha fornito assistenza ai passeggeri, nemmeno con la distribuzione di bottigliette d'acqua. «Alitalia non vuole consegnare nulla ai clienti che attendono al ritiro bagagli perché sarebbe darla vinta al personale di terra», spiega un pilota della compagnia. Una strategia interessante.
Ore 21. Ci spiegano che si stanno ripristinando le operazioni di scarico, ma per ora vediamo arrivare solo valigie di altri aeromobili. Dal Servizio clienti, ormai unico nostro tramite con il mondo esterno, fanno sapere che «è possibile che i bagagli non siano stati caricati dagli aeroporti di partenza».
La tensione cresce, la gente si innervosisce, rimaniamo ancora bloccati nel Terminal 1. Ci fanno sapere che possiamo «anche decidere di uscire, saremo noi a mandarvi i colli a casa». Dal magazzino dicono di restare, anche perché i bagagli che vengono ammassati ai lati dei rulli diventano sempre più. Alcuni di questi sono rotti o privi del talloncino d'intentificazione.
Ore 22. Terza svolta. Sappiamo che i bagagli del volo sono a Roma. Ce lo dice un responsabile del magazzino Oggetti smarriti. «Mancano i mezzi per il trasporto dei carrelli», ci spiega. Chiediamo ragguagli sulla distribuzione dei colli e la risposta ci lascia di stucco: «Tutti gli aerei arrivati dopo le 20 hanno procedure normali, tutti gli altri bagagli li consegneranno dopo». A questo punto molti decidono di andarsene, convinti che non recupereranno più il bagaglio.
Piloti AlitaliaOre 23. Torniamo per la millesima volta al Servizio clienti. Un giovane addetto ci dice che «Alitalia non può fare nulla, non sappiamo nemmeno dove siano tutti i bagagli, dato che molti potrebbero essere stati messi in zona Transiti». Cioè? «Destinati ad altri voli». È il momento della bagarre.
Siamo qui da quasi 11 ore: urla, spintoni, insulti verso il personale di terra che cerca di contenere la rabbia dei passeggeri. Un funzionario di Alitalia, presente anche lui per monitorare la situazione, si rivolge a me: «Bisogna fare qualcosa contro questi delinquenti che vi hanno segregato dentro Fiumicino senza nemmeno darvi l'assistenza adeguata».
Ore 24. Liberi tutti. Finisce il turno dei quattro addetti allo scaricamento e vengono rinviate tutte le altre procedure al giorno successivo. Ci garantiscono che dalle 7:30, orario d'inizio del primo turno, saranno smaltite le eccedenze stoccate al Terminal 1. Torniamo a casa in taxi senza speranze e senza bagagli. Non sappiamo nulla di quello che è successo al nostro volo, tantomeno alle nostre valigie.
protesta alitalia 18set08 001Ore 8 del giorno dopo. Sono trascorse 20 ore, entriamo al Terminal 1, andiamo verso i nastri, siamo un gruppo di superstiti, ci guardiamo intorno. Troviamo i bagagli del volo AP6285, stipati in un angolo. Ci sono tutti, ma ancora per poco. Alcuni addetti li stanno trasportando verso la zona Transiti, come ci dicono. «Ma questi non sono quelli che devono essere caricati sull'aeromobile per Bangkok?», chiede il personale di terra. Raccontiamo la nostra storia, prendiamo le nostre valigie e torniamo a casa.