Estratto dell’articolo di Francesco Semprini per “la Stampa”
[…] a Beaverton in Oregon, sede del quartier generale di Nike, si guarda con attenzione a ciò che succede sul Nyse. Ieri il titolo del colosso dell'abbigliamento sportivo ha registrato un ulteriore ribasso (-2,36%) a 110,68 dollari per azione sulla scia di profitti per il quarto trimestre fiscale inferiori alle aspettative di Wall Street.
Pesa sui risultati una «incombente» domanda più debole, come è stata definita da alcuni analisti. Nike ha riportato un utile netto 1,03 miliardi di dollari, o 66 centesimi per azione, in calo rispetto a 1,44 miliardi, o 90 centesimi per azione, dello stesso trimestre dello scorso anno. I ricavi sono aumentati del 5% a 12,83 miliardi di dollari, rispetto ai 12,23 miliardi di dollari del trimestre dell'anno precedente.
Secondo il direttore finanziario Matt Friend per l'intero anno fiscale a venire, le attese sulle vendite di Nike sono per una crescita a «cifre marginali». Ciò non toglie che l'azienda rimane ferma sulla propria strategia di vendita e mentre i rivali spingono avanti sui ribassi, Nike cercherà di mantenere i propri prezzi più alti, dal momento che la sua priorità nei prossimi mesi sarà quella di «promuovere una sana crescita a prezzo pieno».
Una strada audace quella del colosso dell'abbigliamento sportivo anche perché se il Pil americano cresce del 2% nel primo trimestre (dato rivisto rispetto al precedente +1,3%), secondo diversi analisti i risultati di Nike suggeriscono che l'orizzonte economico - su cui pesano i timori legati inflazione, aumento dei tassi di interesse e minore spesa discrezionale - è a tinte fosche. «Il rapporto sugli utili di Nike rende chiaro come l'economia Usa stia affrontando notevoli venti contrari, il che è un po' una doccia fredda dopo le cifre positive del Pil - afferma Thomas Monteiro, analista senior di investing.com -. Ritengo che gli investitori debbano prendere con una certa serietà queste ombre sul futuro».