S. Rig. per “L’Economia – Corriere della Sera”
Ci sono 482 milioni di buoni motivi per giustificare il ricorso presentato da Vittorio Malacalza e dalla sua Malacalza Investimenti contro Carige. Uno per ogni euro perso in quello che è risultato il più rovinoso investimento che l'imprenditore di Bobbio, 85 anni a settembre, abbia realizzato nella sua fortunata carriera imprenditoriale.
Padrone delle ferriere, trader aggressivo e senza scrupoli, Malacalza nel 2015 è entrato nel capitale di Carige diventando il primo azionista di quella che era la Cassa di Risparmio di Genova, prima che sotto la gestione di Giovanni Berneschi venisse svuotata di ogni solidità. Un pacco vuoto che andava rapidamente riempito di denaro fresco. Malacalza vestì i panni del salvatore della patria, pompando denaro in quantità ma sottovalutando il mondo del credito, così lontano dalla metallurgia, normato in profondità e vigilato da più parti.
Si affidò operativamente a due genovesi molto noti: Cesare Castelbarco Albani, la cui famiglia è su piazza da undici secoli e Piero Luigi Montani. Il primo era il presidente di Banca Carige, il secondo l'amministratore delegato. L'armonia durò poco, la comunità di visione ancora meno. Vennero liquidati nel 2016. A marzo si insediò alla guida della banca Guido Bastianini, cui seguirono Paolo Fiorentino, Fabio Innocenzi (anche come commissario) e Francesco Guido. La voragine in cui sprofondò la banca inghiottì tutti i denari versati dai Malacalza, che nel 2019 chiesero, senza ottenere nulla, i danni alla banca.
Carige nel frattempo era diventata pubblica, salvata con i soldi del Fondo interbancario di tutela dei depositi e messa in sicurezza, assieme agli oltre 3 mila dipendenti, dopo un lungo percorso che stava concludendosi proprio in questi ultimi giorni, con l'opa presentata da Bper Banca che si è chiusa formalmente venerdì scorso.
Il ricorso presentato dai Malacalza contro le decisioni dell'assemblea della banca dello scorso 15 giugno si inserisce proprio in questo contesto. Prende di mira la nomina del nuovo consiglio di amministrazione e, soprattutto, la rinuncia alle azioni di responsabilità nei confronti di Castelbarco Albani e Montani.
Sempre loro, perché l'uomo non molla. Tanto più che oggi Montani è l'amministratore delegato di Bper Banca, ovvero la banca acquirente, quella in cui si annacqueranno tutti i guai passati di Carige. Ogni diritto va rispettato e un giudice di Genova, il nove agosto, sentirà Carige, i Malacalza e si pronuncerà. Nel frattempo un'azione sospensiva ha congelato le decisioni dell'assemblea del 15 giugno, mettendo in dubbio la conclusione dell'Opa e la stessa riunione del consiglio di amministrazione di Bper che giovedì prossimo, 4 agosto, dovrebbe approvare i risultati dei primi sei mesi dell'anno.
vittorio malacalza carige 2 cassa centrale banca 3 vittorio malacalza carige 5 carige 1 carige 9