Federico De Rosa per il “Corriere della Sera”
Cassa depositi e prestiti, Macquarie, Kkr e Open Fiber, hanno scritto nel fine settimana a Tim per chiedere di prorogare i termini del memorandum firmato a maggio sulla rete unica. É la risposta formale alla lettera, anticipata dal Corriere , con cui Tim a fine settembre aveva chiesto alla Cassa di confermare l'interesse e i tempi del progetto di integrazione con Open Fiber.
«Cdp Equity, Macquarie e Open Fiber - si legge in una nota - hanno comunicato che il processo di valutazione attualmente in corso, data l'ampiezza della transazione e il tempo necessario ad analizzare tutta l'informazione ricevuta da Tim, richiede un'estensione della timeline indicativa originariamente discussa».
La posizione è condivisa da Kkr, il fondo Usa che controlla il 37,5% di FiberCop - la rete secondaria di Tim - che «ha confermato di voler restare allineata con Tim nella discussione sul memorandum of understanding firmato lo scorso maggio».
L'amministratore delegato di Cdp, Dario Scannapieco e il ceo di Tim, Pietro Labriola, si incontreranno in settimana per ridiscutere i tempi dell'operazione, che prevedeva entro il 31 ottobre la firma degli accordi vincolanti. Il termine dovrebbe essere spostato a fine anno. Il gruppo telefonico ha intanto costituito uno Steering committee per il coordinamento delle iniziative previste per la separazione tra rete e servizi.
L'incontro dovrebbe servire anche a chiarire alcuni punti dell'offerta non vincolante che Cdp deve presentare per la rete di Tim, primo passo per arrivare a definire i valori finali dell'integrazione con Open Fiber.
La proposta potrebbe arrivare a fine mese. Sebbene ci siano già state interlocuzioni tra Cdp ed esponenti di FdI, è possibile che serva tempo per verificare le intenzioni del nuovo esecutivo - dove potrebbe esserci un viceministro per le telecomunicazioni - e chiarire i termini dell'acquisizione.
Per la quale serve anche il via libera di Macquarie, che non ha ancora terminato le sue valutazioni. Le indiscrezioni hanno parlato di una valutazione da parte di Cdp per l'infrastruttura del gruppo telefonico attorno ai 17-18 miliardi, che farebbe fatica a trovare il consenso del board di Tim, dove il primo socio Vivendi ha fissato l'asticella a 31 miliardi.
Se l'offerta venisse ritenuta non congrua, sebbene non sia vincolante, il nuovo governo si potrebbe trovare a dover gestire in corsa una partita complicata, fondamentale per centrate gli obiettivi del Pnrr sulla digitalizzazione. Uno slittamento può tornare quindi utile per incastrare tutti i tasselli in modo da superare eventuali criticità ed evitare rallentamenti.
PIETRO LABRIOLA dario scannapieco foto di bacco 5 Macquarie dario scannapieco