Estratto dell’articolo di Biagio Simonetta per “Il Sole 24 Ore”
Hone Capital - spionaggio nella silicon valley - fbi
Fiumi di denaro di provenienza cinese alla base di importanti investimenti in diverse start up della Silicon Valley con l’obiettivo di rubarne i segreti tecnologici. È l’intricata matassa che sta provando a dipanare l’Fbi, che sta indagando su un fondo di investimento molto attivo in California.
Una storia di flussi di denaro che partono dalla Cina, passano dalle Isole Cayman e arrivano nel Delaware (e poi a Palo Alto), per una vicenda che - se confermata - porterebbe a galla uno dei casi di spionaggio più clamorosi degli ultimi anni.
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da qualche tempo, l’Fbi sta indagando su Hone Capital, un fondo di investimento con sede in California, lanciato nel 2015 con 115 milioni di dollari di capitale iniziale da un gruppo di private equity cinese. Nei primi tre anni di attività, Hone Capital ha investito in 360 start up tecnologiche, comprando quote di società che hanno avuto discreto successo: dal produttore di auto senza conducente Cruise (che però nega il legame, ndr), fino al gruppo fintech Stripe e alla società aerospaziale Boom (che ha collaborazioni con la Nasa e con l’intera industria aerospaziale statunitense).
L’indagine dei federali, secondo quanto racconta il Financial Times, mira ad appurare se Hone Capital abbia avuto accesso a informazioni sulla tecnologia, le finanze o i clienti delle start up, e se queste informazioni siano finite in possesso delle autorità cinesi. Anche perché fra le start up coinvolte ce ne sarebbero alcune che in questi anni hanno lavorato a stretto contatto col governo degli Stati Uniti.
L’inchiesta giunge in un momento in cui le crescenti tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina hanno scosso il settore del capitale di rischio della Silicon Valley. Un settore che per anni ha accolto con favore gli investimenti in arrivo dalla Cina, e che oggi ha alzato un muro precauzionale alla luce dei sospetti di spionaggio paventati dalle autorità americane.
Un paio di mesi fa, a tal proposito, il National Counterintelligence and Security Center degli Stati Uniti ha avvisato le start up tecnologiche che i concorrenti esteri (tra i quali quelli cinesi) stavano utilizzando gli investimenti per acquisire dati sensibili e minacciare la sicurezza nazionale. L’indagine su Hone Capital si inserisce in questo contesto.
Secondo i documenti del fondo e le persone vicine alla questione, il denaro nelle casse di Hone è arrivato da China Science & Merchants Investment Management Group, un gruppo di private equity con sede a Pechino fondato nel 2000 e guidato dal miliardario Shan Xiangshuang, che poi ha preso anche il timone di Hone.
I numeri dicono che tra il 2015 e il 2018, CSC ha trasferito 215 milioni di dollari alle sue entità statunitensi, che sono stati poi investiti in circa 360 start up e utilizzati come leva finanziaria per garantire finanziamenti per un vasto portafoglio immobiliare.
Le preoccupazioni sulle ipotesi di spionaggio sono cresciute dopo che l’Fbi ha messo a rapporto le dichiarazioni di una persona informata sui fatti, secondo la quale CSC aveva accesso ai server statunitensi di Hone, il che significa che i dati delle società in portafoglio potrebbero essere stati consultati dalla casa madre cinese.
Il sospetto che per anni Hone Capital possa essere stato usato come Cavallo di Troia cinese nel cuore della Silicon Valley, è insomma un’ipotesi crescente. E va ad aggravare i già precari rapporti fra Pechino e Washington.
spionaggio cinese negli stati uniti