Massimiliano Jattoni Dall’Asén per www.corriere.it
La pandemia di Covid e le tensioni geopolitiche rinfocolate dalla guerra in Ucraina avevano messo in secondo piano gli effetti nefasti della Brexit.
Ma già nel maggio scorso la Banca d’Inghilterra non nascondeva più il suo pessimismo: l’inflazione che sta mettendo in ginocchio molti sudditi di Sua Maestà non si sarebbe arrestata nella sua corsa verso il record.
E così è stato: il 17 agosto l’Ons, l’Ufficio statistico nazionale, lo ha certificato: con un tasso del 10,1% il livello di inflazione del Regno Unito ha toccato il suo punto più alto degli ultimi 40 anni. E non accenna a rallentare.
Secondo la Banca d’Inghilterra il picco sarà a ottobre, con il 13,3% (ma per CitiGroup a gennaio supererà il 16%), e l’orizzonte è gravido di nubi nere: Londra sta affrontando una recessione profonda che durerà a lungo, avverte sempre la BoE. E per il 2023 si prevede un calo del Pil dello 0,25%.
Gli inutili tentativi della Banca centrale
La Banca centrale ha alzato da dicembre per ben cinque volte i propri tassi ufficiali, portandoli all’1,25%. Aumenti dolorosi per le famiglie britanniche che però non hanno sortito l’effetto sperato, ovvero il rallentamento del tasso d’inflazione. I cantori della Brexit ovviamente puntano il dito soprattutto sulla tempesta che agita il mercato delle materie prime.
Ma a ben guardare, questa è solo una delle cause dell’impennata inflazionistica inglese. Ovviamente, l’economia britannica risente anche lei, come altre economie, dell’aumento dei prezzi degli idrocarburi, ma anche di un marcato rincaro dei prezzi dei generi alimentari legato ai suoi specifici problemi di produzione e approvvigionamento: questi sì diretta conseguenza della Brexit.
La situazione in Europa
A maggio, Adam S. Posen, presidente del Peterson Institute for International Economics, intervenendo in un convegno organizzato da UK in a Changing Europe, aveva evidenziato il differente andamento dell’inflazione negli ultimi anni nei vari paesi europei.
Numeri e tempistica parlano chiaro: l’indicatore britannico ha cominciato ad aumentare molto prima dello scoppio della guerra in Ucraina, che ha infiammato i prezzi delle commodity. Inoltre, l’inflazione inglese è molto superiore a quella italiana (+7,9%) e a quella tedesca (8,5%), entrambe economie molto più dipendenti dalle importazioni di energia dalla Russia.
La tempesta perfetta
festeggiamenti per la brexit 5
Anche per Posen è la Brexit a causare l’aumento dei prezzi negli ultimi anni. A partire dagli aumenti delle tariffe su beni e servizi provenienti dall’Europa (secondo un rapporto della London School of Economics, le barriere commerciali hanno determinato un aumento del 6% dei prezzi dei prodotti alimentari nel Regno Unito), fino ad arrivare a un mercato del lavoro diventato meno flessibile: l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue ha aggravato la carenza di manodopera in ogni settore, eliminando dal mercato del lavoro centinaia di migliaia di cittadini europei.
Molti hanno lasciato l’isola a causa della pandemia, ha sempre sostenuto Boris Johnson. Potrebbe anche essere vero, ma di certo è a causa della Brexit che non sono tornati. Per la prima volta nella storia britannica, il numero di posti vacanti ha superato il numero di disoccupati (anche se è cresciuta l’immigrazione qualificata).
Una «tempesta perfetta», come la definiscono gli economisti: inflazione alta, tasse che aumentano, carenze di personale e valuta in calo (il 18 agosto la sterlina segnava un ulteriore -0,41%, attestandosi a 1,2048 dollari).
bandiera europea calpestata a parliament square
Il crollo degli investimenti delle aziende
Ma c’è di più. Come sappiamo, la produttività di un paese è strettamente influenzata dagli investimenti delle sue aziende. All’indomani dell’uscita dall’Unione europea, il crollo degli investimenti delle imprese anglosassoni è diventato più marcato. Nel 2008 il Regno Unito era al secondo posto tra le 7 maggiori economie al mondo. Nel 2020 era già scesa al quarto. E il futuro non è rassicurante.
confine invisibile irlanda irlanda del nord
Secondo gli strateghi delle principali banche di Wall Street, il Regno Unito resterà bloccato per anni da questa inflazione bruciante causata dalla Brexit. Citigroup Inc., Bank of America Corp. e Standard Bank lo hanno messo nero su bianco in un rapporto pubblicato nel giugno scorso: nonostante le difficoltà globali che toccano ogni economia, la situazione preoccupante inglese è un’eccezione nel mondo occidentale e la causa va ricercata anche nei danni economici provocati dalla decisione di tagliare i ponti con l’Unione Europea. Certo, gli esperti ammettono che la Brexit non sia la sola ragione della crisi del costo della vita, ma è a causa sua se la soluzione del problema sarà più difficile nel Regno Unito che altrove.
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