Carlotta Scozzari per www.repubblica.it
Mercato dei titoli di Stato (Mts)
Dai bilanci dei maggiori gruppi bancari e assicurativi italiani, si erge in difesa del debito pubblico una montagna di Btp del valore di quasi 230 miliardi di euro, che sale fino a 550 miliardi tenendo conto degli istituti di credito minori. Guardandola dal lato illuminato, è un presidio davanti alle turbolenze che i titoli di Stato potrebbero fronteggiare a seconda dell'esito del voto del 25 settembre.
L'attenzione è sulle decisioni del nuovo governo, che per i sondaggi sarà di centrodestra. Il lato più in ombra della montagna segnala, nello stesso tempo, che proprio i gruppi più esposti potrebbero andare incontro alle medesime eventuali turbolenze. Basti pensare a ciò che è accaduto a ridosso della riunione della Bce del 9 giugno, che ha sancito la fine dei maxi programmi di acquisto di titoli e dell'era dei tassi di interesse nulli.
Allora, in Borsa, in concomitanza con l'allargamento dello spread tra il decennale italiano e il Bund tedesco, i titoli di banche e assicurazioni sono finiti nel mirino delle vendite. Gli investitori hanno, infatti, preferito concentrarsi sulla notizia che la Bce avrebbe comprato sempre meno Btp, anziché sulla prospettiva di tassi crescenti, che normalmente per gli istituti di credito si traducono in ricavi più sostanziosi.
Come osserva Gianluca Garbi, amministratore delegato di Banca Sistema e vicepresidente di Borsa Italiana, "le banche, non solo italiane, sono state prese un po' alla sprovvista dall'innalzamento così rapido dei tassi. E se, da un lato, la loro redditività nel medio termine salirà, dall'altro, nell'immediato, il portafoglio dei titoli di proprietà rischia di subire impatti negativi legati ai mark to market", ossia all'adeguamento dei prezzi ai valori di mercato. "Tale impatto negativo - precisa Garbi - dipenderà dalla durata media dei titoli e da come gli stessi vengono classificati a bilancio".
La riduzione di Generali e Intesa
Guardando ai numeri, al 30 giugno scorso, le principali banche e assicurazioni del nostro Paese, ossia Intesa Sanpaolo, Generali, Unicredit, Unipol, Banco Bpm, Mps, Bper e Mediobanca, avevano in pancia titoli di Stato per 228 miliardi, cifra in calo rispetto ai quasi 253 miliardi di fine 2021.
I gruppi più esposti sono quello guidato da Carlo Messina, che in tutto custodisce obbligazioni pubbliche per 80,25 miliardi, suddivise in 30,9 in carico alle attività bancarie più 49,4 sul business assicurativo; quello triestino capitanato da Philippe Donnet, che possiede Btp e altri titoli di Stato per 52,8 miliardi; e poi c'è la banca che vede al vertice Andrea Orcel, con 41,2 miliardi.
Soltanto Generali e Intesa, nel primo semestre, hanno ridotto l'esposizione rispettivamente per 10,2 e 8 miliardi. In entrambi i casi, da quel che si apprende, la diminuzione non è stata tanto il risultato di vendite, quanto piuttosto l'effetto combinato di obbligazioni giunte a scadenza e della minore valutazione al valore di mercato (fair value) di una parte dell'esposizione, proprio per effetto dell'aumento dei tassi e dello spread.
Al contrario, lasciando fuori le assicurazioni e allargando lo sguardo a tutte le banche e i fondi comuni monetari (soggetti definiti "istituzioni finanziarie monetarie") del nostro Paese, la Banca d'Italia calcola che i titoli di Stato in portafoglio a fine giugno siano cresciuti a 429,52 miliardi dai quasi 395 miliardi di fine 2021. Si arriva in area 550 miliardi tenendo conto anche dei principali gruppi assicurativi. Il tutto a fronte di un debito pubblico che, nello stesso periodo, è salito a quota 2.766,4 miliardi. Tale cifra è rappresentata per 2.292,6 miliardi da titoli di Stato, quasi tutti Btp e in misura minore Bot, Cct e Ctz.
Il carico degli hedge fund
Proprio considerata l'entità del debito pubblico, ha fatto discutere il recente articolo del Financial Times che prospettava la possibilità di un nuovo attacco all'Italia. Tra gli argomenti si citavano vendite allo scoperto sui Btp da parte di fondi hedge per 39 miliardi: una cifra ritenuta poco incisiva e, tanto per avere un termine di paragone, inferiore ai titoli di Stato posseduti singolarmente da Intesa, Generali o Unicredit.
Ai vertici della finanza c'è chi ha espresso qualche dubbio dopo l'allarme del quotidiano britannico. "Giustissimo - si è sfogato su Linkedin il direttore finanziario (cfo) di Banco Bpm, Edoardo Ginevra - sottolineare le fragilità dell'Italietta, il debito pubblico, il contesto politico. Ci aspettiamo tutti settimane di tensione. Ma posso dire che l'articolo mi lascia perplesso? Si dice che l'Italia è il Paese più esposto ai prezzi del gas, ma allora la Germania?", si è domandato Ginevra, riferendosi alla maggiore dipendenza del Paese del Nord Europa dal metano russo.
GIORGIA MELONI MARIO DRAGHI BY DE MARCO
È anche per questo che la Germania sta correndo ai ripari con tutta una serie di misure per difendersi dalla chiusura dei rubinetti di Mosca e dal "caro bollette". Anche l'Italia sta cercando di prendere ulteriori provvedimenti, ma le imminenti elezioni pongono al governo di Mario Draghi dei limiti oggettivi. Inoltre, Ginevra ha sottolineato come a luglio siano scesi un po' tutti i rendimenti (yield) dei titoli di Stato dell'area dell'euro, quindi non solo quelli italiani, grazie soprattutto all'annuncio dello scudo "anti spread" Tpi (Transmission protection instrument) della Bce. Mentre ad agosto, allo stesso modo, un po' tutti i rendimenti sono risaliti. "Le oscillazioni dello spread sono poca cosa rispetto ai movimenti degli yield", ha concluso il cfo di Banco Bpm.
L'allarme di Garbi
Anche Garbi evidenzia che, in generale, "i rendimenti stanno salendo in tutti i Paesi a causa di un'inflazione oltre le peggiori attese. L'assenza di reazioni negative del mercato sull'Italia si spiega con lo scudo anti spread, che nonostante l'assenza di dettagli al momento sembra credibile, e con un atteggiamento più europeista della coalizione di centrodestra".
mario draghi al meeting di rimini 4
Le incognite e le criticità, tuttavia, restano. L'ad di Banca Sistema, per esempio, aggiunge un elemento tecnico: "Senza una proroga della norma che consente alle banche di sterilizzare a bilancio almeno parte degli effetti negativi del mark to market sui titoli di Stato, molti istituti potrebbero smettere di acquistare Btp, facendo aumentare i rendimenti". E creando un problema per il ministero dell'Economia.
Si arriva così alla questione politica. La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, considerata probabile premier del prossimo governo, da una parte ha rassicurato circa le intenzioni di muoversi entro la cornice delle regole europee. Dall'altro lato, ha aperto alla possibilità di uno scostamento di bilancio come "extrema ratio" per fronteggiare il caro bollette, ipotizzando una revisione del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) per spostare risorse a copertura della crisi energetica. Una piaga che, comunque, sta flagellando tutta l'Europa. Non a caso, l'ultimo allarme lanciato dal Financial Times riguarda l'euro, non più la sola "Italietta".