Estratto da https://angelomincuzzi.blog.ilsole24ore.com/
ANGELO MINCUZZI - EUROPA PARASSITA
[…] Era la mezzanotte tra il 12 e il 13 ottobre 1962 e i funzionari francesi cominciarono a fermare le auto che entravano e uscivano da Montecarlo chiedendo i documenti e domandando se i passeggeri avessero nulla da dichiarare, come racconto nel libro “Europa parassita – Come i paradisi fiscali dell’Unione europea ci rendono tutti più poveri” (Chiarelettere).
Il presidente francese Charles De Gaulle aveva tenuto fede alla minaccia inviata al principe Ranieri di Monaco e quella era la sua dichiarazione di guerra.
Il Principato consentiva ai ricchi francesi di prendere la residenza a Montecarlo e di non pagare le tasse? Ranieri permetteva che trasferissero in quel fazzoletto di terra anche le loro società, che così non dovevano versare nessuna imposta al Fisco di Parigi? “Bene – aveva sentenziato De Gaulle – chiuderò i confini e isolerò il principe Grimaldi e il suo paese”.
1962 - LA FRANCIA CHIUDE I CONFINI CON IL PRINCIPATO DI MONACO
Il ministro delle Finanze di De Gaulle, Valery Giscard d’Estaing (che poi diventerà presidente della Francia) aveva voluto fare un esperimento. Aveva individuato i nomi di quattro francesi residenti a Montecarlo e che dichiaravano redditi milionari. E aveva rintracciato i loro numeri sull’elenco telefonico di Parigi. Una sera li aveva chiamati e aveva verificato che tre su quattro erano nelle loro abitazioni nella capitale francese. Lo erano quella sera come indubbiamente anche le sere precedenti e quelle successive.
La Francia di De Gaulle decise allora di porre fine all’ipocrisia generale secondo la quale i ricchi francesi andavano a Montecarlo perché nel Principato c’erano un clima migliore e un ambiente più sicuro e confortevole.
Il messaggio che il governo di Parigi lanciò a tutti i francesi che vivevano nel Paese […] era chiaro e forte: chi si trasferisce a Monaco lo fa per non pagare le tasse. Quel privilegio […] doveva finire.
[…] Come andò a finire è storia nota. Il principe Ranieri firmò un “armistizio” e ruppe per la prima (e finora unica) volta il principio stabilito da suo avo Carlo III nel 1869. I residenti francesi avrebbero dunque pagato le imposte alla Francia come se non fossero residenti a Montecarlo.
Ancora oggi gli oltre novemila residenti d’oltralpe nel Principato sono gli unici (insieme agli statunitensi che tassano i loro cittadini ovunque vivano nel mondo) a pagare le imposte. E pagarle al loro paese. Grazie a De Gaulle.
Non devono farlo invece gli ottomila italiani, i circa tremila britannici, gli oltre mille svizzeri e belgi, i 900 tedeschi, i russi, i greci, gli spagnoli e gli altri residenti di tutte le altre nazionalità, per i quali Montecarlo rappresenta un vero paradiso fiscale, un rifugio che concede loro un privilegio che i residenti stranieri difendono a denti stretti.
[…] Sappiamo che gli italiani che vivono a Montecarlo sono da tempo sotto i riflettori del nostro Fisco a caccia di finti residenti.
fisco - evasione fiscale - la stampa
Alcuni, colti con le mani nella marmellata, hanno dovuto ammettere di aver sbagliato e hanno già risarcito lo Stato italiano, cioè tutti noi. Quei soldi torneranno dove avrebbero dovuto sempre essere: nella comunità italiana.
[…] l’Italia dovrebbe seguire l’esempio di De Gaulle. Montecarlo dista dall’Italia soltanto 15 chilometri che si percorrono attraverso una comoda autostrada in pochi minuti. E’ comodo anche raggiungerla via mare, se si possiede un super yacht. Oppure in elicottero.
Anche se non può bloccarne i confini, il nostro paese può sempre adottare misure specifiche per ottenere ciò che la Francia ha già ottenuto in passato. È solo un problema di volontà politica.
[…] L’Italia avrebbe soltanto da guadagnarci e non avrebbe nulla da perdere perché gli ottomila italiani residenti a Montecarlo oggi non versano nemmeno un centesimo all’Italia. E anche se alcuni di loro scegliessero di abbandonare Monaco per trasferirsi altrove, quelli che rimarrebbero nel Principato dovrebbero versare al nostro Paese le imposte che oggi non pagano.
Un trattato con il Principato di Monaco avrebbe soltanto effetti positivi per gli italiani che vivono in Italia e che pagano le tasse. Ma avrebbe anche un grande effetto simbolico sui cittadini che lavorano e che versano allo Stato imposte certamente troppo alte.
I soldi recuperati potrebbero essere destinati a un fondo alimentato anche dal recupero dell’evasione e dell’elusione fiscale. Un fondo destinato a ridurre l’imposizione fiscale per chi le tasse le paga. Una misura equa per far pagare le imposte ai super ricchi che non le pagano e diminuirle a chi fa il proprio dovere.
Inoltre, far pagare le imposte in Italia agli italiani ultraricchi residenti a Montecarlo non limiterebbe la loro libertà né quella di chi sceglierebbe di trasferirsi nel Principato. Del resto i francesi sono liberissimi di andare a vivere a Monaco e anche gli statunitensi lo sono, ma devono semplicemente ricordarsi di versare le imposte ai loro rispettivi paesi. Tutto qui. La massima libertà di spostamento è saldamente garantita.
Certo, non è affatto semplice raggiungere questo obiettivo ma l’Italia può fare ciò che la Francia ha fatto più di 60 anni fa. Le condizioni ci sarebbero. Tranne una: all’Italia manca un De Gaulle.
Cosa dovrebbe prevedere un accordo tra Italia e Montecarlo? Questo è l’articolo 7 della Convenzione fiscale tra Francia e Principato di Monaco del 1963. Ho sostituito alle parole “Francia”, “francese” e “1962” le parole “Italia”, “italiana” e “2024”:
Articolo 7 – 1. Le persone fisiche di nazionalità italiana (francese nel testo originale, ndr) che trasferiranno il loro domicilio o la loro residenza a Monaco – o che non possono dimostrare cinque anni di residenza abituale a Monaco alla data del 13 ottobre 2024 (1962) – dovranno essere soggetti in Italia (Francia) all’imposta sul reddito delle persone fisiche e all’imposta addizionale alle stesse condizioni come se avessero il domicilio o la residenza in Italia (Francia).