1-DA BARBIE A WALL STREET L’ANNO DELLE BIRKENSTOCK LE BRUTTINE DI SUCCESSO
Estratto dell’articolo di Sara Bennewitz per "La Repubblica"
Dai sandali ortopedici dell’Assia alle scarpe preferite dalla Barbie nel film di Greta Gerwig, Birkenstock approda a Wall Street con una valutazione di 8,64 miliardi di dollari e imbarca azionisti illustri come la finanziaria Agache della famiglia Arnault e il fondo pensioni della Norvegia. Ma il debutto è di quelli amari, e il titolo parte in retromarcia.
Del resto due anni fa il fondo di private equity, L Catterton, aveva speso meno della metà, 4 miliardi di euro, per rilevare l’azienda dagli eredi dell’omonima famiglia da cui prende il nome. Birkenstock è stata fondata nel 1774, e quindi oltre ad avere una lunga storia, è uno di quei marchi noti in tutto il mondo e di quelli che danno il nome alle cose, in questo caso i sandali, come Bic alle penne e Jeep ai fuoristrada.
L’azienda tedesca che ha sede a Neustadt ha scelto di quotarsi a New York perché il suo primo mercato di sbocco sono gli Usa, dove calzature comode come Crocs, Ugg, Nike, Converse e sneakers di tutti i tipi, si alternano e si mescolano con i tacchi a spillo della generazione di Sex and the City . […]
Quest’anno Birkenstock è anche la terza quotazione più importante a Wall Street (ce ne sono state solo 71): grazie al collocamento ha raccolto 1,48 miliardi di dollari, di cui un terzo entreranno nelle casse dell’azienda per ridurre i debiti e il resto in quelle del fondo L Catterton, che resta azionista di maggioranza.
La fortuna e l’origine del successo di Birkenstock parte da un concetto semplice: su una suola flessibile fatta di materiali naturali, è stato costruito un mondo di modelli, colori e pellami che strizza l’occhio alla moda, e che prende ispirazione dai viaggi e dalle vacanze. Il primo modello, quello della ciabatta semplice, si chiama Madrid, ma ce ne sono tanti come Milano, Boston, Zermatt in onore di note località da girare in sandali di sughero, pelle o pelliccia. […]
Nei primi nove mesi del suo anno fiscale che termina a fine settembre per seguire la stagionalità dei sandali, il gruppo ha fatturato 1,1 miliardi di euro (+21% annuo), ma con profitti in calo a 103 milioni (-20%). L’anno scorso sono stati venduti ben 30 milioni di paia di sandali, e da quello che si è appena chiuso gli analisti si aspettano una crescita a due cifre.
2-BARBIE NON BASTA A BIRKENSTOCK, IN CALO A WALL STREET
(ANSA) - Birkenstock sbarca a Wall Street. Dopo aver conquistato Hollywood e l'intero mondo del fashion, i sandali tedeschi approdano nel regno della finanza. E lo fanno con il ticker 'BIRK', in un esordio però non brillante: le azioni aprono a 41 dollari, l'11% in meno dei 46 fissati nell'initial public offering ai quali valeva 8,6 miliardi. Da decenni scelti dai guru di big tech - fra i quali Steve Jobs - e dalle icone del fashion, i sandali Birkenstock sono di recente stati portati nuovamente alla ribalta dal film cult Barbie, con Margot Robbie che - dopo lo shock iniziale del vedere scarpe senza tacchi - ne ha indossato un modello color rosa. Una spinta, quella arrivata dalla bambola più famosa di sempre, che tutti si aspettavano si sarebbe riflessa anche a Wall Street.
Invece non è stato così: l'ipo è stata fissata a un prezzo a metà della forchetta identificata e l'avvio degli scambi è stato in calo in un seduta tesa per i listini americani, fra il balzo ai massimi degli ultimi sei mesi dei prezzi alla produzione, l'attesa per il dato sull'inflazione e le tensioni geopolitiche. Con la quotazione Birkenstock ha venduto 32,3 milioni di titoli, consentendo al fondo di private equity L Catterton - proprietario del marchio e di cui è azionista Lvmh - e alla società tedesca di incassare 1,48 miliardi di dollari, un terzo dei quali destinati a Birkenstock, che li userà per ridurre il debito. Le radici della società affondano nella Germania degli anni 1774 quando il ciabattino Johann Adam Birkenstock fondò il colosso.
Nel 2021 la famiglia Birkenstock ha venduto gran parte della società a L Catterton, un private equity appoggiato da LVMH, con i fratelli Christina e Alex Birkenstock che hanno mantenuto quote di minoranza. Lo sbarco al New York Stock Exchange dei popolari sandali va ad allungare la lista delle aziende europee che preferisce la piazza finanziaria americana a quelle del Vecchio Continente. Dell'elenco fa parte anche Arm, approdata a Wall Street con una ipo record, rassicurando il mercato sull'appetito degli investitori verso nuove società. Un appetito che, però, rischia ora di essere messo in pericolo dall'aumentare dei pericoli geopolitici.