Elena Dal Maso per MF
Bridgewater Associates, uno dei più importanti hedge fund al mondo, con circa 220 miliardi di dollari di asset in gestione, ha costruito una posizione short, di vendita allo scoperto, sulle società europee, per 10,5 miliardi di dollari. L'hedge fondato da Ray Dalio nel 1975 ha in questo modo raddoppiato la sua scommessa contro il Vecchio continente rispetto alla scorsa settimana. Si tratta, scrive Bloomberg, della posizione più ribassista contro l'area negli ultimi due anni. L'idea sottostante è quella di una recessione in arrivo.
E proprio in questo senso si inserisce la sospensione, ieri sera, dell'ipo di Plenitude, la controllata di Eni sulle energie rinnovabili, mentre Deutsche Bank ha perso il 12,2% per paura di una decisa contrazione economica. Raymond Dalio è il fondatore di Bridgewater Associates, famoso per essere autore di All weather portfolio, una filosofia di investimenti studiata per essere in grado di superare qualsiasi tempesta economica. Si basa sul principio della diversificazione delle asset class in base alla stagionalità, ovvero in relazione alla fase del ciclo economico in atto, che va da un'inflazione superiore al previsto ad una crescita economica inferiore alle attese.
Le scommesse allo scoperto per 10,5 miliardi di euro si concentrano su 28 società, ciascuna con importi superiori a 500 milioni di dollari: su Asml Holding Nv (tra i leader mondiali nel settore dei prodotti litografici per i semiconduttori), sulla francese TotalEnergies, su Sanofi (gruppo farmaceutico francese) e su Sap (fra le principali aziende al mondo nelle soluzioni informatiche per le imprese), secondo quanto riporta il terminale Bloomberg. Alla lista si aggiungono short su Allianz, Santander e Basf (gruppo chimico tedesco), scrive la società di consulenza Breakout Point.
La scorsa settimana il portafoglio short di Bridgewater era di 5,7 miliardi di dollari concentrati in 18 titoli. Le scommesse allo scoperto stanno aumentando a pari passo con il rialzo dell'inflazione nei Paesi occidentali e dei tassi di interesse, con l'effetto che i mercati ora temono l'arrivo entro 12-18 mesi di una recessione indotta da un percorso troppo veloce di aumento del costo del denaro, a partire dagli Stati Uniti. Gli strategist di SoGen e di Goldman Sachs avvertono che sono in arrivo in tal senso ulteriori cali.
SocGen ritiene che una «tipica recessione dovrebbe vedere l'S&P 500 scendere ad almeno 3.200 punti», ovvero il 15% circa in meno rispetto alla chiusura di martedì 21 giugno a quota 3.760. Considerato che lo shock da inflazione negli Usa a maggio, salito all'8,6%, è vicino come tipologia a quello visto negli anni Settanta, ovvero da fiammata delle materie prime a partire dal petrolio, le attese di Societe Generale sono di un calo anche sostenuto dell'indice delle blue chip di Wall Street fino al 30% dai valori attuali fra stagnazione economica e costo della vita a livelli strutturalmente alti.
Un altro elemento che accomuna il quadro attuale a quello degli anni Settanta è quando gli investitori iniziano a credere che l'inflazione resterà alta per un periodo più lungo, a quel punto i mercati azionari iniziano a focalizzarsi sugli utili per azione reali invece che nominali (corretti quindi per l'inflazione), che per il 2022 saranno molto probabilmente negativi, avvertono gli analisti della banca francese. Che ha sottolineato come «non abbiamo ancora visto il fondo dei mercati azionari». Michael Wilson, specialista di Morgan Stanley, una delle voci generalmente più propense ad annunciare mercati ribassisti, concorda sul fatto che lo S&P 500 dovrà perdere fra il 15% e il 20% prima di scendere a quota 3.000 punti circa per riflettere appieno la contrazione economica attesa.
«Il mercato ribassista non sarà terminato finché la recessione arriverà», ha scritto il team di analisti americani. Secondo cui una recessione piena è ormai diventato il caso base per i mercati, con un indice S&P 500 visto scendere in area ancora più bassa, 2.900 punti. Il gruppo di lavoro di Goldman Sachs, invece, guidato dal capo economista Peter Oppenheimer, ritiene che i mercati in realtà stiano prezzando solo una recessione morbida, restando esposti più avanti ad un ulteriore deterioramento delle attese.