Alessandro Camilli per www.blitzquotidiano.it
Per qualche settimana è stata una specie di orgogliosa parola d’ordine, tassisti di ogni città se la scambiavano. Tanto orgogliosa da conquistarsi pian piano il ruolo e il rango di un grido di vittoria, l’espressione verbale di una rivalsa ottenuta. Ottenuta ed esibita, diciamo anche sbattuta in faccia.
Vittoria su chi, rivalsa su chi, sul volto di chi? Immediatamente e ripetutamente vittoria e rivalsa sui clienti che insistevano nel non voler pagare la corsa cash e invece insolentivano il tassista estorcendogli un pagamento corsa via Pos.
Vittoria e rivalsa sul Pos come strumento, idea, oggetto, funzione e simbolo. Vittoria del cash sul Pos. Per volontà di categoria e, finalmente, per volontà di governo. L’orgogliosa parola d’ordine e il grido di vittoria pronunciati all’inizio e alla fine di molte corse di taxi era “La pacchia è finita”.
La pacchia di pagare no cash, la pacchia dei clienti pigri e provocatori nel non procurarsi cash prima di salire in taxi, la pacchia delle banche, la pacchia, niente meno, del Pos. I tassisti l’avanguardia ma bastava affacciarsi in ogni mercatino di Natale o ad esempio in un lavaggio auto per vedere, constatare, sentire la stessa gioia fremente e impaziente di liberarsi del Pos, dell’obbligo di accettare pagamenti no cash.
Per cultura, per interesse, per calcolo, per ideologia, per umore. Per uno o più di questi motivi e motivazioni, spesso mescolati e fusi insieme, non erano certo solo i tassisti a festeggiare e sbandierare la rivincita. E cioè la “fine della pacchia”. E cioè il ritorno al sempre e solo contanti e Pos vade retro, anzi sia guardato col fastidio e ostilità che merita.
Ora chi glielo dice?
Ora chi glielo dice ai tassisti e agli altri che hanno festeggiato il Pos finalmente scacciato dai loro affari, chi glielo dice che hanno cantato vittoria prima del tempo. Anzi, che hanno cantato vittoria che proprio non c’è? Che anche l’umore del governo che sentivano il loro governo ha dovuto prendere atto del rapporto stretto, se non proprio equazione, tra pagamenti cash e reddito grigio, anzi nero?
Che fare la guerra al Pos è dare una mano e una copertura all’arrangiarsi dell’economia in nero? Chi glielo dice ora ai tassisti che il Pos resta, non vien scacciato e che la pacchia del cash non è tornata e non torna neanche sotto il governo della Destra? Chi glielo dice che la loro libertà di non accettare pagamenti col Pos finisce dove finiva prima e non si allarga e non deborda? Chi glielo dice ai tassisti, agli ambulanti, alle stazioni di servizio, ad ancora non pochi commercianti e artigiani?
Quanto ci rimettono col Pos
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Uno dei grandi argomenti anti Pos è stato ed è quello per cui chi riceve pagamento via Pos “non vuole regalare soldi alle banche”. Si intende così il costo delle commissioni sulla transazione economica via Pos. Non sono solo le banche, anche i circuiti su cui viaggia il pagamento, comunque, tutto e davvero sommato la media di quanto ci rimettono col Pos è dello 0,7 per cento della transazione. Non un salasso ma di certo un costo. Che categorie ed esercenti possono aver voglia di non sostenere. Ma non oltre evidenza e misura.
Quella dei bar costretti a rimetterci facendosi pagare caffè e brioche col Pos è una falsità di successo. Ripetuta all’infinito anche da chi sa o dovrebbe sapere che sotto i 5 euro di spesa non c’è nessuna commissione. E lo 0,7 per cento di reale commissione sui pagamenti dovrebbe essere rapportato ai costi, reali anch’essi, della gestione del contante.
protesta dei tassisti davanti a palazzo chigi 6
Fatti i conti e senza sconti per nessuno, si vedrà con massima evidenza come la lotta al Pos sia culturale, ideologica. Basata sul rifiuto e sospetto. Rifiuto di ogni aggeggio che consenta ad “altri” di sapere quanto viaggia in tasca mia. Sospetto che pagamenti e incassi tracciabili servano allo Stato e al fisco per venire a mettere le mani in tasca mia. In un habitat socio economico in cui circa 19 milioni di contribuenti su 40 dichiarano redditi annuali intorno ai 15 mila euro lordi, una cultura e una ideologia così, un sospetto e un rifiuto così hanno ampia cittadinanza e ottima ragion d’essere.