Estratto dell’articolo di Francesco Bertolino per “L'Economia - Corriere della Sera”
[…] In Italia, è vero, due acquisti su tre sono ancora conclusi in contanti, quota fra le più elevate in Europa. Il dato si presta però a due interpretazioni. Da un lato, testimonia un ritardo tecnologico, talvolta motivato da finalità di evasione fiscale.
Dall’altro, significa che nel Paese ci sono enormi spazi di crescita per tutte le imprese attive nella filiera delle transazioni elettroniche. Che, di recente, si sono trovate l’una contro l’altra nella corsa per la monetica di Banco Bpm, la divisione che gestisce l’emissione di carte ai clienti e la loro accettazione come per i pagamenti.
All’asta hanno partecipato i primi due operatori in Europa, l’italiana Nexi e la francese Wordline, che in Borsa capitalizzano entrambe circa 10 miliardi. La partita l’ha però vinta Bcc Pay, neo-concorrente di dimensioni inferiori, ma decisamente arrembante. L’azienda controllata al 60% dal fondo Fsi e al 40% da Iccrea pagherà a Bpm fino a 600 milioni, riconoscendo all’attività una valutazione ben superiore ai rivali.
Secondo indiscrezioni, l’operazione è in parte finanziata dalla stessa Bpm che, in esito all’affare, deterrà una quota del 28,6% in Bcc Pay, affiancandosi a Fsi (43%) e Iccrea (28,6%%), gruppo a cui aderiscono 117 Bcc con quasi 2.500 sportelli.
La scelta […] ha portato gli esperti a interrogarsi sulle motivazioni strategiche di Bpm, ulteriori rispetto all’ovvio obiettivo della massimo incasso. Secondo alcune ricostruzioni, l’accordo con Fsi si inserirebbe anche nel progetto dell’ad Giuseppe Castagna di costruire un terzo polo del credito nel Paese, accanto a Intesa Sanpaolo e UniCredit. In un’ottica difensiva, la migrazione di Bpm verso una nuova piattaforma di pagamenti costituirebbe un disincentivo a eventuali scalate ostili da parte di altre banche perché ostacolerebbe i successivi piani di integrazione.
La gran parte degli istituti italiani si appoggia infatti a Nexi, mentre Bnl e Crédit Agricole hanno accordi con la connazionale Wordline. In un’ottica offensiva, invece, l’asse Bpm-Iccrea-Fsi apre una crepa nel duopolio che i tre soci hanno tutta l’intenzione di allargare.
Con l’operazione Bpm, infatti, Bcc Pay (che presto cambierà nome) diventa il secondo operatore nazionale dopo Nexi, con una quota di mercato superiore al 10% nella monetica, 9 milioni di carte, 400 mila Pos e 110 miliardi di transato.
Ora la società lavorerà per coinvolgere nel progetto anche altri istituti italiani di media e piccola dimensione e investirà sullo sviluppo dell’offerta, con taglio digitale e fintech. Alla presidenza di Bcc Pay siede del resto Massimo Arrighetti, artefice della crescita di Sia, l’azienda di ingegneria dei pagamenti più volte vicina alla quotazione in Borsa e infine comprata proprio da Nexi. […]
Certo, il progetto con Bpm non è privo di rischi. Lo spostamento degli esercenti da Nexi al nuovo operatore richiederà tempo. La banca potrà far leva sugli altri rapporti contrattuali con i clienti, ma nel trasferimento qualche commerciante potrebbe decidere di cambiare fornitore di Pos […].
È probabile poi che Nexi non sarà spettatrice dei programmi della rivale, ma si muoverà per farle concorrenza sulle politiche di prezzo. Lo stesso colosso dei pagamenti è infatti nel pieno dell’esecuzione del suo piano industriale che prevede fra l’altro la cessione delle divisioni non strettamente legate ai pagamenti digitali.
In questo quadro, Nexi starebbe valutando la vendita della rete nazionale interbancaria, che connette gli istituti del Paese, che avrebbe suscitato l’interesse anche di F2i, il gestore infrastrutturale partecipato fra l’altro da Cdp Equity, Intesa, Unicredit.
Questa e altre cessioni consentirebbero alla società guidata da Paolo Bertoluzzo di liberare risorse per remunerare i soci e per procedere a nuove acquisizioni limitando il ricorso alla leva del debito. Non sono quindi da escludere nuove gare con Worldline e Fsi, che da qualche tempo è molto attivo nel settore dei pagamenti e, più in generale finanziario. Detiene infatti il 9,5% di Anima Holding, quota che lo rende il terzo azionista del gestore del risparmio dopo Poste e di nuovo Bpm.
Il fondo è poi nel capitale di Cerved e del fornitore di software bancari Cedacri. Entrambe le operazioni sono state condotte in collaborazione con Ion, il gruppo di dati finanziari di Andrea Pignataro, che è diventato anche socio al 10% di Fsi. Ad aprile, infine, l’ex Fondo Strategico Italiano ha raggiunto un accordo con le banche azioniste di Bancomat per entrare con un investimento fino a 100 milioni nel capitale del circuito nazionale.
Oltre a semplificare la governance, l’operazione punta ad accelerare la crescita all’estero di Bancomat tramite accordi di interoperabilità con le altre reti domestiche. Un piano che godrebbe del sostegno di Intesa, mentre UniCredit pare meno propensa ad affrontare grandi investimenti sul circuito nazionale, avendo appena avviato una collaborazione globale con Mastercard. […]
giuseppe castagna 1 ICCREA BCC