Estratto dell’articolo di Francesco Bertolino per “La Stampa”
In Italia il tasso medio dei mutui si attesta ormai al 4%, l'interesse più elevato fra i principali Paesi dell'Unione europea. Potrebbe toccare il 5% dopo il nuovo rialzo del costo del denaro deciso dalla Bce che non ha escluso nuovi aumenti nei prossimi mesi per contrastare l'inflazione.
Un incremento che sta spingendo molte famiglie italiane a rinunciare all'acquisto della casa, o quantomeno a rinviarlo in attesa di tempi migliori. Secondo un'analisi di Crif, fra gennaio e marzo di quest'anno le richieste di istruttoria per mutui sono diminuite del -23,8% rispetto al primo trimestre del 2022. Nel mese di marzo il calo della domanda di prestiti è stato del 22,7%.
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In mancanza di adeguamenti salariali, l'inflazione sta erodendo il potere d'acquisto delle famiglie e ancor di più la loro capacità di risparmio. Preoccupate di un prossimo aumento delle insolvenze, poi, le banche hanno irrigidito i criteri creditizi, tornando prudenti come all'epoca della crisi del debito sovrano.
Il reddito medio dei richiedenti è così salito a 2600 euro, una soglia che finisce per escludere molti aspiranti acquirenti immobiliari, specie fra le persone fra i 25 e i 44 anni che rappresentano due terzi della domanda di mutui.
L'importo medio finanziato è intanto cresciuto a 145.343 euro, in crescita del +0,9% rispetto al primo trimestre del 2022 e sui massimi degli ultimi 10 anni. Un dato che risente anche del tracollo del fenomeno delle surroghe, scese del 57,2% nel 2022.
[…] la classe di durata dei mutui più richiesta è quella da 25–30 anni, il 36,9% del totale. Nel complesso, oltre otto richieste su 10 prevedono piani di rimborso superiori ai 15 anni, a conferma della propensione a privilegiare soluzioni che pesino il meno possibile sul bilancio familiare.
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