Alessandro Da Rold per “La Verità”
Porte girevoli in Cdp Equity, la holding di investimenti controllata al 100% da Cassa depositi e prestiti. A ormai tre settimane dal voto, continuano a uscire manager e a entrarne di nuovi. Non si tratta di una fuga in vista di un nuovo governo e a una possibile rivoluzione in via Goito, quanto a uscite per motivi «personali», come vengono definite dagli addetti ai lavori.
Come noto a inizio agosto aveva lasciato Pierpaolo Di Stefano, nominato nel 2019 dal governo di Giuseppe Conte ai tempi della gestione di Fabrizio Palermo (ma poi rinnovato la scorsa primavera) come ad di Cdp Equity.
Di Stefano aveva seguito l'acquisto di Aspi dei Benetton, ma soprattutto era stato uno dei registi della trattativa sulla rete unica. Negli ambienti finanziari si dice che possa tornare a lavorare in qualche banca di Londra, dato il suo passato in Citigroup. Al suo posto è stato nominato il 5 agosto Francesco Mele, in arrivo da Illimity Bank di Corrado Passera, dove negli ultimi quattro anni ha ricoperto l'incarico di Cfo. Un lungo passato in Goldman Sachs, è stato Cfo anche del Monte dei Paschi di Siena e responsabile per le attività di investment banking per l'Italia di Nomura.
L'uscita di Di Stefano è direttamente collegata a un'altra uscita che è stata anticipata proprio ieri da Dagospia. Gianluca Ricci, numero due di Di Stefano, con cui ha lavorato su Autostrade lascerà Cdp Equity e andrà in Macquarie, dove dovrebbe diventare il numero uno per l'Italia, dove il gruppo australiano si sta consolidando.
Negli ultimi mesi ha investito nel 49% di Open Fiber e in Aspi, proprio in cordata con Cdp Equity e Blackstone, investendo oltre 5 miliardi di euro. Alla fine dello scorso anno Macquarie aveva arruolato anche Roberto Purcaro e Roberto Sambuco, quest' ultimo già partner di Vitale & Co. Lo spettro delle elezioni politiche si aggira intorno alle prossime nomine di primavera, dove andranno in scadenza anche Eni, Enel, Leonardo e Poste, ma con tutta probabilità non dovrebbero esserci particolari sconvolgimenti in via Goito.
Nel caso di una vittoria del centrodestra e di Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, infatti, c'è già chi scommette sulla permanenza di Dario Scannapieco, nominato da Mario Draghi. I candidati per un posto da ministro dell'Economia, infatti, hanno rapporti di lunga data con gli attuali vertici di Cdp.
Si fanno i nomi di Fabio Panetta, Giulio Tremonti e Domenico Siniscalco. Il primo, già vicedirettore della Banca d'Italia, membro del comitato esecutivo Bce, è considerato vicino a Draghi e allo stesso Scannapieco. Tremonti, da ministro, aveva nominato come ad di Cdp Giovanni Gorno Tempini, attuale presidente.
giovanni gorno tempini e dario scannapieco foto di bacco 2
Anche nel caso di Siniscalco, già ministro dell'Economia, non ci si aspettano particolari scossoni. Insomma, Cdp dovrebbe continuare nel solco delle decisioni prese dal consiglio di amministrazione del 22 giugno scorso, in particolare su transizione energetica e Pnrr. A frenare un possibile cambio alla guida della controllata del Mef (83%) e delle fondazioni bancarie (16%) ci sono anche le norme dello statuto.
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