1. CASSA DEPOSITI VUOLE LA RETE TIM. OFFERTA DA 20 MILIARDI PER SFIDARE KKR
Estratto dell’articolo di Federico De Rosa per www.corriere.it
DARIO SCANNAPIECO GIOVANNI GORNO TEMPINI
Cassa depositi e prestiti riapre la partita per la rete Tim, presentando un’offerta per comprare insieme al fondo Macquarie l’infrastruttura del gruppo telefonico. La proposta è stata approvata il 5 marzo da un consiglio straordinario di Cdp e trasmessa in serata a Tim, che aveva già sul tavolo un’offerta del fondo americano Kkr per la rete.
[…] Le due proposte sarebbero equivalenti in termini di valore. Cdp e Macquarie avrebbero messo sul tavolo circa 20 miliardi ma quella della Cassa sarebbe migliorativa per la parte che verrebbe pagata in contanti a Tim.
Entrambe riguardano un perimetro che include la dorsale in fibra, la rete secondaria contenuta in FiberCop — di cui Kkr ha già il 37,5% — e i cavi internazionali di Sparkle. Al di là delle differenze nella struttura e nell’articolazione della proposte, è di tutta evidenza che il fatto di avere alle spalle un azionista pubblico, il ministero dell’Economia, rappresenta un vantaggio in più per Cdp soprattutto nell’ottica della creazione di una rete nazionale a cui punta il governo.
E che l’offerta di Kkr rischiava di allontanare, come ha potuto verificare Palazzo Chigi nelle scorse settimane cercando di trovare con il fondo Usa una soluzione attraverso cui salvaguardare l’interesse nazionale.
Adesso la parola passa a Tim che trasmetterà l’offerta al Comitato per le parti correlate, essendo Cdp azionista del gruppo telefonico con il 10%, per le verifiche e l’avvio delle procedure previste dalle regole del gruppo per approfondire l’offerta
2. CDP AFFONDO SULLA RETE
Estratto dell’articolo di Francesco Spini per “La Stampa”
[…] Si apre dunque una nuova fase, nella lunga e tortuosa vicenda della rete. Secondo fonti finanziarie l'offerta di Cdp e Macquarie sarebbe nel suo complesso equivalente a quella presentata dal fondo Kkr: entrambe varrebbero in tutto circa 18 miliardi di euro.
La differenza starebbe nella composizione. Secondo le stesse fonti, lo schema di Cdp (assistita da Credit Suisse) sarebbe migliorativo rispetto a quello di Kkr per 2-2,5 miliardi di euro in termini di maggiore cassa effettiva per Tim.
La valutazione di NetCo, avrebbe una minore componente di debito, pari secondo indiscrezioni a 7,7 miliardi contro i circa 10 di Kkr, ben sotto la capienza di debito di una società infrastrutturale: segno che c'è spazio per altro debito per finanziare l'operazione.
Ma in particolare sarebbe ben inferiore ai 12 miliardi attribuiti da Kkr nella propria offerta la valutazione di FiberCop, la società dove è inserita la rete secondaria, in sostanza l'ultimo miglio dagli armadietti stradali alle case dei clienti. Questa è una delle carte su cui Cdp conta di più, perché valutando maggiormente la rete primaria si versa maggior liquidità a Tim, visto che il 37,5% di FiberCop è già in mano a Kkr.
Si dice che la valutazione di Cdp&Co sarebbe addirittura inferiore ai 7,7 miliardi a cui Kkr la valutò due anni fa. Ma il fondo Usa, al momento del suo ingresso, ha ottenuto un potere di veto. Vuol dire che in caso di disaccordo potrebbe bloccare gli ingranaggi di NetCo dove FiberCop è destinata a confluire.
Sulla proposta di Cdp resta il nodo antitrust visto che proprio Cassa e Macquarie sono anche gli azionisti (rispettivamente col 60 e il 40%) di Open Fiber, concorrente di Tim nella rete. Su questo verrà aperto un dialogo con la Commissione Ue e nel caso si procederà a rimedi come la cessione delle aree in sovrapposizione. Si parla di fondi interessati, ma anche di operatori come Fastweb.
Del resto proprio Open Fiber sarà oggetto di una seconda parte dell'operazione, con una futura fusione che potrà avvenire quando i dubbi sulla concorrenza saranno sciolti. Ci sono poi da capire il peso che nell'offerta hanno le sinergie, oltre agli incentivi statali, questi ultimi secondo indiscrezioni valutati 1,5 miliardi.
Sarà materia per gli advisor di Tim (Mediobanca, Vitale&Co e Goldman Sachs), di cda e, in ultima istanza, degli azionisti che non vi sono più rappresentati come Vivendi. I rischi antitrust e la distanza nelle valutazioni dai 31 miliardi stimati da Parigi, renderebbero i francesi assai freddi di fronte all'evoluzione dello scenario. E con il 23,75% hanno in mano la leva per bloccare tutto in un'assemblea straordinaria e puntare su un piano alternativo per Tim.
PIETRO LABRIOLA PIETRO LABRIOLA dario scannapieco