Estratto dell’articolo di Francesco Spini per “la Stampa”
Il consiglio di amministrazione di Tim sceglie il fondo americano Kkr per trattare in esclusiva la vendita della rete.
All'ad Pietro Labriola è stato dato mandato per una negoziazione «migliorativa» tesa a ottenere un'offerta «conclusiva e vincolante» al più presto e «comunque entro il 30 settembre».
Sconfitta Cassa depositi e prestiti che riceve «apprezzamento» per «l'interesse mostrato» e la «fattiva partecipazione» insieme con il fondo australiano Macquarie.
Per Cdp si fa strada l'ipotesi di un ritorno in partita con Kkr e al fianco di F2i, la cui partecipazione sarebbe più di una voce ma avrebbe già trovato un'ufficializzazione nelle carte americane. Un modo per vestire di tricolore un'operazione dai connotati internazionali, addirittura sorprendenti per un governo sovranista come quello di Giorgia Meloni.
[…] Il consiglio di Tim, dopo mesi di frenate e contrapposizioni, decide all'unanimità di scoprire fino in fondo le carte americane.
[…] L'offerta di Kkr risulta «preferibile […] in termini di eseguibilità e relativa tempistica, nonché superiore rispetto all'offerta concorrente» di Cdp e Macquarie. Questa si era fermata a 19,3 miliardi. Il fondo americano invece, con l'ultimo rilancio, si è spinto, sulla carta, fino alla soglia dei 23 miliardi.
[…] Ora si apriranno tre mesi di trattative serrate in cui a Kkr sarà chiesto «un ultimo sforzo» […]. Il fondo aprirà un esame approfondito, una «due diligence» che potrà protrarsi fino a 8 settimane: sono già state richieste moltissime informazioni che imporranno la partecipazione di revisori e consulenti.
Gli advisor di Tim puntano a migliorare l'offerta non tanto e non solo nell'ammontare ma anche e soprattutto nel contratto di servizio per equilibrare al meglio le due società che nasceranno. Andrà definito anche il perimetro. E qui c'è un'incognita che si chiama Sparkle.
La società dei cavi sottomarini internazionali è ritenuta strategica (vi passano i dati di intelligence di mezzo mondo) e – come tutta l'operazione – dovrà passare l'esame del governo ai fini del «golden power».
Forse basterà quel tocco di italianità in più: Cdp, sganciata da Macquarie (australiani permettendo), potrebbe tornare in pista accanto a Kkr, prendendo un 4-5%.
Attorno al 10% ci sarebbe anche F2i, fondo partecipato da banche, fondazioni e pure dalla Cassa. I tre mesi serviranno anche a ingaggiare un dialogo con tutte le parti interessate, […] inclusi i grandi soci di Vivendi. I francesi, che di Tim hanno il 23,75%, come ha riportato ieri il Financial Times restano critici sull'offerta di Kkr e sarebbero pronti ad alzare le barricate. Ma ora attenderanno il risultato di fine estate: l'atteggiamento di Vivendi dipenderà dalle migliorie ottenute e non potrà non tenere conto della moral suasion del governo […].
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