1. TESLA FERMA PRODUZIONE A SHANGHAI: IL COVID COLPISCE ANCORA IN CINA
Francesco Santin per https://auto.everyeye.it/
Non molto tempo addietro alcuni dati raccolti dagli analisti del mercato automotive hanno evidenziato la riduzione dei tempi di attesa per gli ordini Tesla in arretrato, complice un aumento della produzione in Cina e negli altri impianti del colosso di Elon Musk. Ora la situazione potrebbe però peggiorare nelle fabbriche del Dragone.
Come riportato da più media outlet internazionali nelle ultime giornate, infatti, il COVID ha costretto Tesla a sospendere la produzione a Shanghai. Una nuova ondata di contagi in Cina ha colpito molteplici produttori tech e automotive causando ulteriori ritardi nella catena di approvvigionamento globale. Nel caso specifico del colosso dei veicoli elettrici, che proprio nel mese di dicembre ci ha mostrato come vengono testati i Tesla Semi, si tratta di otto giorni di stop aggiunti al precedente arresto causa lockdown.
Trattandosi del maggior stabilimento Tesla si prevede un nuovo rialzo per i tempi di attesa che, fortunatamente, non dovrebbe comunque rivelarsi molto elevato. Anzi, stando ai dati raccolti da alcune fonti la sospensione sarebbe parzialmente legata anche al rallentamento della domanda: in assenza di numerosi ordini in Cina, Tesla può abbassare i ritmi di produzione per qualche settimana, magari riallocando in futuro un maggior numero di unità dalla Cina all’Europa o agli Stati Uniti, dove invece la domanda è ancora alquanto elevata.
Ricordiamo, difatti, che la lista degli ordini da soddisfare ammonterebbe a circa 190.000 unità a fine novembre 2022, con tempi di attesa in aumento negli USA e stabili nel mercato del Vecchio Continente. Nel frattempo, a metà mese Tesla ha iniziato a valutare un terzo turno di lavoro a Berlino per produrre 20.000 Model Y al mese.
2. ANCORA GUAI CINESI PER LA TESLA L'ANNO PEGGIORE DELL'AUTO DI MUSK
Benedetta Vitetta per “Libero quotidiano”
Musk allo stabilimento Tesla Germania
C'è chi mette sotto accusa l'acquisto di Twitter, chi invece incolpa la Federal Reserve che con la sua cura choc per ridurre l'inflazione sta portando in recessione l'economia a stelle e strisce. C'è poi chi considerare gli ultimi 12 mesi sono stati caratterizzati dal triplice problema della catena di approvvigionamento e del rincaro dei prezzi delle materie prime e dell'energia, a cui si vanno ad aggiungere pure le ricadute legate al Covid (problema ancora non risolto) che ha rallentato non poco molte produzione e ha diminuito pure la domanda di nuove vetture (in primis quelle dei veicoli elettrici).
A tutto questo poi si somma la concorrenza dei competitor asiatici che, mese dopo mese, stanno cercando di erodere parte del vantaggio competitivo del colosso Usa di automobili elettriche. Comunque la si veda, quello che sta per chiudersi per Tesla l'azienda fondata dal visionario Elon Musk - passerà alla storia come il peggiore della sua storia iniziata nel 2003.
Nel 2022, infatti, abbiamo assistito a una brusca inversione di rotta per quella che, fino a qualche mese fa, era la casa automobilistica che valeva più al mondo. L'andamento del titolo a Wall Street è più che eloquente: dall'inizio del 2022 la quotazione ha perso circa il 70% del valore. Ancora peggio sul fronte della capitalizzazione che, in una manciata di mesi, è passata da un trilione (ossia 1.000 miliardi di dollari) per finire sotto i 400 miliardi. Stiamo parlando di più di 600 miliardi di dollari andati bruciati nel nulla in pochissime settimane.
GIÙ PRODUZIONE E DOMANDA
Elon Musk inaugura la fabbrica Tesla in Texas
E proprio nelle scorse ore per la casa automobilistica di vetture elettriche è arrivata una nuova mazzata: da sabato scorso è scattato lo stop alla produzione nell'impianto di Shanghai di Tesla, prolungando il previsto fermo di 8 giorni nel suo maggiore stabilimento. A riportarlo è stato il Wall Street Journal citando alcune fonti secondo le quali la sospensione è legata al rallentamento della domanda ma anche, e soprattutto, ai contagi da Coronavirus fra i dipendenti. La produzione - se non vi saranno altri intoppi legati al diffondersi della pandemia - dovrebbe riprendere il 2 gennaio 2023.
IL FATTORE TWITTER
Ma forse la principale causa del vero e proprio inizio del crollo di Tesla è il recente acquisto del social network dell'uccellino azzurro pagato lo scorso ottobre ben 44 miliardi di dollari. Da quel momento in poi Musk ha sottratto attenzione ma soprattutto tempo e denari alla "sua" creatura elettrica. Cosa che si è ripercossa con l'allontanamento di diversi investitori specialmente dopo la vendita di 22 milioni di azioni Tesla (circa 3,6 miliardi di dollari) in poche ore avvenuta a metà dicembre per finanziare l'acquisto (e le perdite) di Twitter.
E tutto questo ha fatto malissimo alla quotazione che ha lasciato sul terreno il 35% da quando Musk ha assunto il controllo di Twitter. Un crollo costato all'incirca 300 miliardi di capitalizzazione alla società di auto elettriche e che ha visto diversi analisti tagliare il target price sul titolo preoccupati del fatto che la riduzione della domanda possa ripercutersi sulla consegna delle vetture.
E, in vista del 2023, il tycoon ha già messo le mani avanti addossando sulla politica della Fed gli imminenti licenziamenti e il blocco d'assunzioni nel I trimestre dell'anno. Senza forse rendersi conto che, dopo aver perso la vetta della classifica dei Paperoni del mondo, è il suo doppio ruolo di ceo quello che non funziona e non piace né a Twitter né a Tesla.
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