Claudio Antonelli per “la Verità”
Il risiko del mondo bancario si fa sempre più bollente. Non c'è infatti solo la partita di Mps da sbrogliare, ma anche quella più ampia della creazione del terzo polo. Senza contare lo scontro attorno a Mediobanca promosso da Leonardo Del Vecchio. In ballo, oltre al futuro del sistema creditizio, pure i rapporti di potere tra le nazioni europee e la politica prettamente nostrana. Non a caso ieri il senatore di Fratelli d'Italia, Adolfo Urso, ha depositato una interrogazione parlamentare al governo che parte dalle ultime novità legate a Mps e termina ponendo alcuni interrogativi molto interessanti attorno al futuro di Unicredit.
Innanzitutto interpella il governo per sapere se «la nomina di Pier Carlo Padoan alla presidenza di Unicredit sia considerata appropriata, specie in relazione ai molteplici elementi di conflitto di interessi connessi agli incarichi attuali e pregressi e in particolare al precedente ruolo espletato per il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena in qualità di ministro dell'Economia e delle Finanze». Per poi entrare nel dettaglio del futuro riassetto in via di disvelamento da parte di Jean Pierre Mustier.
In aggiunta Urso chiede se «il governo abbia valutato il giusto contemperamento tra gli interessi in campo e se, nell'ambito del piano di riassetto di Unicredit e dell'operazione di scorporazione tra le attività italiane e quelle estere non sia identificabile un forte sbilanciamento verso gli interessi dell'asse franco tedesco e se escluda che la parte internazionale delle attività così scorporate possa essere ceduta a partner stranieri». Semplificando il concetto e leggendo tra le righe, il senatore di Fdi pone un interrogativo di peso. Lo scorporo delle attività porterà a una Ipo a Francoforte e a una valorizzazione della futura banca estera magari con una fusione tutta tedesca?
A quel punto come avverrebbe la separazione delle sofferenze bancarie? Il sottinteso dietro all'interrogazione sarebbe il seguente: saranno tolti i gioielli e lasciati sotto la giurisdizione straniera, mentre in Italia rimarrebbero le zavorre? E se così fosse si finirebbe con il favorire i player stranieri pronti a fare shopping a Sud delle Alpi? «Si chiede al governo», prosegue il testo, «se tutto ciò non appare corrispondere a quanto da tempo è nell'aspirazione della finanza francese per il controllo degli asset principali del sistema bancario, finanziario e assicurativo italiano, con la rinuncia anche alla presenza estera della finanza italiana oggi identificata proprio in Unicredit».
Resta dunque da capire se le voci di una possibile fusione Mps-Unicredit servano a qualcuno dentro la maggioranza per spingere un Mustier riluttante verso Siena e verso la privatizzazione di una banca che nessun altro vuole. Magari in cambio il governo potrebbe chiudere un occhio sull'operazione di spin off? Certo la scelta di un presidente come Padoan lascia aperti tutti gli interrogativi.