Rosario Dimito per il Messaggero
Vivendi si arrocca e gioca la carta di far decadere l'intero cda di Tim. Con una mossa anticipata dal Messaggero di domenica 11 marzo, infatti, ieri i 7 consiglieri espressi da Vivendi, compresi gli indipendenti, hanno infatti deciso di rassegnare le proprie dimissioni a decorrere dall'assemblea del 24 aprile, facendo automaticamente decadere tutto il board. Una decisione, studiata dall'avvocato Filippo Modulo (studio Chiomenti) e piovuta come un fulmine a ciel sereno sul tavolo del cda tenutosi ieri a Roma, rimasto all'oscuro dei piani dall'azionista francese sino all'ultimo momento. E che era convocato per prende atto dell'integrazione dell'ordine del giorno della prossima assemblea proposta da Elliott: revoca di sei consiglieri.
Se le dimissioni del vicepresidente Giuseppe Recchi erano nell'aria, come riportato ieri, in quanto i suoi impegni come amministratore delegato di Affidea, gruppo olandese di apparecchiature per la sanità, non gli consentivano più di dedicare tempo a Tim, meno scontata era la mossa di Arnaud De Puyfontaine, Camilla Antonini, Frédéric Crépin, Harvé Philippe, Felicité Herzog, Marella Moretti e Anna Jones.
Queste ultime, formalmente indipendenti, hanno deciso di seguire le indicazioni provenienti da Parigi e supportare apertamente Vivendi nella battaglia contro il fondo Elliott che aveva chiesto la revoca di sei membri del consiglio. Richiesta che, come ha spiegato Tim in una nota, automaticamente decade: è stata quindi convocata per il prossimo 4 maggio una nuova assemblea ordinaria che dovrà rinnovare l'intero cda sulla base di liste che dovranno essere presentate entro il 9 aprile.
CHIAREZZA NELLA GOVERNANCE
L'obiettivo di Vivendi è chiaro: da un lato prende tempo per organizzare la difesa nei confronti di Elliott, salito al 5,4% che ha avuto anche il beneplacito della politica. Dall'altro, soprattutto, punta a spaccare il fronte del mercato. Se infatti Assogestioni ed Elliott presentassero due liste differenti, sarebbe più complicato per i grandi fondi coagulare un numero di voti sufficienti a superare il 23,9% del gruppo francese di Bollorè.
Riguardo le strategie, Tim si è avvicinata alla linea di Elliott sulla rete: «Quando la newco netco sarà in grado di generare redditività stabile, si potrebbe pensare di venderne una quota e fare l'ipo». C'è da dire poi che ieri sera fonti del Mise, alla luce della precisazione di Tim, hanno corretto il tiro con Il Messaggero. «Eravamo informati di Bernabè su cui non ci sono preclusioni» dicono da via Veneto, «nel ribadire che il piano Elliott di scissione e quotazione della rete è la soluzione più giusta, apprendiamo con soddisfazione che anche Tim è pronto ad accelerare in questa direzione».
bollore de puyfontaine assemblea vivendi
Il presidente de Puyfontaine ha giustificato la contromossa sostenendo che serva a eliminare incertezza e dare sostegno ad Amos Genish. Dal quartier generale di Parigi Vivendi ha rafforzato il messaggio ribadendo che «Elliott punta in realtà a smantellare Tim» e far decadere il cda serve a spuntare le armi del fondo usa.
SI RIAFFACCIA DAL PINO
A questo punto l'attenzione è rivolta a come i contendenti decideranno di formare le liste. Vivendi è convinta che la presenza di Genish in lista sia un catalizzatore sufficiente per il mercato, mentre resta da vedere se Elliott e Assogestioni uniranno le forze per presentare una lista di 15 membri, quindi includendo un ceo. Secondo fonti bancarie, ci sarebbe un riavvicinamento tra Elliott e Paolo Dal Pino dopo le incomprensioni degli ultimi 15 giorni. Conoscendo Elliott è probabile vada fino in fondo, ma la partita sembra aperta.
Intanto, per evitare ulteriori problemi sul golden power, le deleghe di Recchi sono passate a Bernabè, che per i prossimi 40 giorni sarà vice presidente esecutivo e si giocherà la eventuale riconferma nella lista di Vivendi, magari come presidente. Per la quarta volta assume una posizione apicale, dopo aver fatto due volte l'ad e una il presidente.