Fabio Pavesi per il Sole 24 Ore
Dopo il danno pure la beffa. Alitalia è inciampata un po' ovunque nei suoi lunghi decenni di vita perennemente in perdita. Ma agli errori di strategia, ai colossali scivoloni sul modello di business ora si aggiunge anche la sfortuna. La compagnia di bandiera ha sbattuto le ali contro il governo venezuelano di Nicolas Maduro.
Già, pure il socialismo bolivariano si è messo a complicare la vita ad Alitalia con una sorta di sequestro del denaro. La compagnia nel 2015 ha dovuto accantonare a fondo rischi ben 50 milioni per la cassa detenuta a Caracas che rischia di non rientrare più a Roma. Ma cosa ci facevano quel po' po' di milioni (non briciole) in un conto corrente venezuelano oggi bloccato?
La spiegazione sa di surreale: chi volava con Alitalia (così come con qualsiasi vettore) dal Venezuela non pagava il biglietto direttamente alla compagnia ma i soldi finivano in un fondo del Governo del Paese sudamericano che poi provvedeva a distribuirlo ai singoli vettori. Non solo, ma è saltato negli ultimi tempi anche il cambio tra la valuta locale e il dollaro.
E ora quel fondo è di fatto sequestrato dal governo nazionalizzatore dell'agonizzante Paese. E pensare che Caracas, sui cui Alitalia ha sospeso ogni operatività, era una delle rotte a lungo raggio tra le più redditizie del nostro vettore.
Quella rotta si è rivelata di fatto un boomerang, perché con il diniego di Maduro a distribuire i proventi dei biglietti quella profittabilità è rimasta sulla carta. Bruciata dalla rivoluzione nazionalista del caudillo sudamericano.
MA MADURO COLPISCE TUTTI I VETTORI
La beffa non ha coinvolto solo il vettore italiano ma ha coinvolto tutte le compagnie che operavano sul Paese sudamericano. Non è stata solo Alitalia a chiudere i collegamenti con il Venezuela (nel 2015) a causa del congelamento valutario imposto dal Paese. Numerose altre compagnie hanno chiuso i loro voli: Lufthansa, Air Canada, Aeromexico, Aerolineas Argentinas, Latam e AVianca solo per citarne alcune. Altri vettori ancora hanno diminuito il numero di voli alla settimana da e per Caracas.
SCONTRI IN VENEZUELA PER L'ELEZIONE DI MADURO
Ciò ha portato a una netta contrazione del traffico da e per il Venezuela che, a settembre 2015, secondo la Iata, registrava una contrazione del 8,5% mentre gli altri Paesi del centro-sud America, sempre secondo le stime della Iata, crescevano fra il 2 e il 12%. Il sequestro stimato dei proventi dei biglietti ammonterebbe secondo le stime a oltre 3 miliardi di dollari.