Riccardo Gallo per ''l'Espresso''
Nelle prossime settimane nel trasporto ferroviario accadranno molte cose legate da un invisibile ma fortissimo nesso di causa ed effetto. I soci di Ntv, cioè quelli del treno Italo (tra cui le ferrovie francesi, Intesa Sanpaolo, Diego Della Valle, Luca Cordero di Montezemolo, Alberto Bombassei), sono chiamati a sottoscrivere entro il 31 dicembre un nuovo aumento di capitale a copertura preventiva delle perdite ma, se non fossero tutti parimenti convinti e se lo facessero ciascuno in misura inferiore a quanto opzionato, determinerebbero un cambiamento nell'azionariato, con un peso inopportunamente maggiore di Intesa. Dunque, sarà meglio che restino tutti fidelizzati.
Forse con la missione di facilitare questo obiettivo, il governo ha cambiato il vertice delle Ferrovie dello Stato (Fs): con Gioia Ghezzi e Renato Mazzoncini, Fs dovrà continuare sì a far concorrenza, ci mancherebbe altro, ma piantandola con la miriade di microscopici ostacoli, mai sanzionati, frapposti ai danni di Italo. Si vedrà anche che impatto avranno i criteri per i canoni di accesso alla rete, varati il 13 novembre dall'Authority dei Trasporti.
LUCA DI MONTEZEMOLO SULLA MOTRICE ITALO
Da parte sua, il governo dovrà ripensare l'assetto societario di rete e servizi, e impostare una privatizzazione di Trenitalia, la società di Fs che gestisce i treni. Chissà se, convinto e rasserenato, Della Valle ritirerà la minaccia di fare un nuovo partito a giugno 2016. E se, allo stesso modo, Fs non sarà più chiamata a salvare la concorrente Ntv, cosa che equivarrebbe a indennizzare i soci privati per le angherie loro inflitte in precedenza. Tutto naturalmente fatto di corsa, come sempre capita a Matteo Renzi.
Quando in un mercato di servizi in monopolio entrano numerosi operatori, dapprima scoppia una guerra con spargimento di sangue, poi si raggiunge un nuovo equilibrio in cui le quantità scambiate sono maggiori e i prezzi inferiori, con vantaggio per tutti. È accaduto nella telefonia mobile. Nei servizi ferroviari, purtroppo, c'è stato finora spazio solo per un nuovo operatore, Ntv, società nata nell'ormai lontano 2008. Lo scontro con Fs è stato impari e cruento per un tempo troppo lungo.
Questo i privati non l'avevano messo in conto, pur essendo tutti scafati dell'arroganza della mano pubblica. Il capitale sociale di Ntv, pari a 150 milioni a fine 2009, fu interamente mangiato dalle perdite di gestione accumulate a fine 2012 (156 milioni). Nel 2013 la perdita fu di 78 milioni e fu coperta in anticipo dal versamento a riserva di un "contingent equity" per 85 milioni.
Nel 2014 la perdita fu di 54 milioni, il patrimonio netto fu eroso ma, grazie a una preventiva ricapitalizzazione (154 milioni), restò positivo e pari a 61 milioni, comunque insufficiente in rapporto a debiti finanziari per 671 milioni. Nel 2015, dice l'amministratore delegato Flavio Cattaneo, la perdita sarà molto minore; perciò, in attesa di vedere che succederà, per ora basta che sia sottoscritta una prima tranche di 60 milioni dell'aumento da 100 milioni deliberato il 17 luglio.
D'altronde, aggiungiamo noi, i costi sono stati tagliati, ora devono aumentare i ricavi. Ma, siccome già i treni viaggiano pieni, possono solo aumentare i ricavi netti unitari, cioè devono diminuire le offerte promosse per fronteggiare le angherie dell'ex monopolista. Il quale regge la guerra anche perché nel suo bilancio beneficia di contributi di Stato (975 milioni nel 2014) per la manutenzione della rete ferroviaria, senza i quali il reddito operativo (867 milioni; fonte: R&S Mediobanca) sarebbe negativo.
renzi e della valle mani in tasca
Un paese cresce se i privati ravvisano le condizioni per rischiare soldi e creare lavoro. Non cresce se sono condannati a rimetterci, perché così l'investimento non lo fanno proprio. Un Paese cresce se lo Stato liberalizza i mercati, non se rimborsa ai privati i soldi da loro perduti per la mancata apertura dei monopoli. La politica dei salvataggi in passato era immorale. Renzi sembra saperlo.