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Estratto dell’articolo di Francesco Spini per www.lastampa.it
pietro labriola a Italian Tech Week
È stata presentata nella serata di ieri l’offerta vincolante con cui Kkr punta ad acquisire la rete di Tim. Il fondo americano si è preso tutto il tempo possibile […] per portare la proposta all’attenzione del consiglio del gruppo di tlc, che esaminerà le carte in una riunione da convocarsi entro una ventina di giorni, comunque prima dell’8 novembre, data dell’esame dei conti dei nove mesi.
La lettera è firmata da Kkr. Ma nel documento sarebbe espressamente citato l’impegno del Tesoro che – in virtù del Dpcm di agosto, non ancora però pubblicato in Gazzetta Ufficiale – avrà il 20% della società di rete (NetCo) investendo fino a 2,5 miliardi.
Sarebbe ribadito quanto già scritto nella lettera di intenti firmata quest’estate, ossia il ruolo centrale del governo nella definizione delle scelte strategiche. È previsto l’ingresso anche del fondo F2i, altro soggetto italiano, ma i toni che lo riguardano sarebbero più sfumati, non foss’altro perché deve ancora completare la raccolta del denaro necessario a prendere tra il 10 e il 15% della società di rete.
Quanto agli aspetti salienti, ovvero il prezzo, secondo alcune fonti ci sarebbe stata una leggera limatura, rispetto a quanto anticipato nella proposta non vincolante. Non cambiamenti sostanziali, però: la rete sarà pagata a Tim in tutto 20 miliardi, 10 sotto forma di accollo di debito e 10 di capitale. Oggetto della vendita è la rete primaria, poi quella secondaria già scorporata in FiberCop (società di cui Kkr è già azionista per il 37,5% e valutata dal fondo oltre 11 miliardi) e i cavi internazionali di Sparkle. Potrebbero arrivare altri 3 miliardi, che per ora restano incerti.
Uno è previsto solo nel caso si realizzi la fusione con Open Fiber (l’altra società di rete controllata dalla Cdp) e con essa la mitologica rete unica. Un altro sarà riconosciuto in caso di concessione da parte del governo nella Rab, un sistema tariffario incentivante tipico dei monopoli. Un terzo è legato ad altri eventi incerti.
Il prezzo, insomma, nonostante le pressioni sarebbe rimasto laddove era partito il 22 giugno, con un massimo di 23 miliardi. […]
Compito ben più arduo sarà convincere gli azionisti più pesanti della società, i francesi di Vivendi che con il loro 23,75% hanno sempre manifestato – da ultimo anche direttamente al governo – contrarietà all’operazione.
Se, come appare, sarà certificato che poco è cambiato nella valutazione, i francesi, che aspiravano ad avvicinarsi ai 30 miliardi, potranno alzare il tiro, obiettando la sostenibilità della ServCo. Sostenibilità del debito, oggi a 26 miliardi netti. Sarà tagliato di quasi16 miliardi, al netto di quanto andrà a Kkr per via della quota in FiberCop, ma è considerato ancora alto e questo sebbene […] il rapporto debito/ebitda non andrà oltre le 1,5-2 volte. E sostenibilità per numero di dipendenti, visto che su 40 mila circa 20 mila resteranno alla ServCo, per poi scendere.
Si apre dunque una fase delicata e complicata. Nelle mail dei consiglieri ci sono 3 pareri secondo cui basterebbe un semplice sì del cda, senza neppure dover passare dall’assemblea.
Vivendi, dal canto suo, ha 4 pareri legali secondo cui non basterebbe nemmeno un’assemblea ordinaria “consultiva” da tenersi entro dicembre (l’ipotesi su cui si sta ragionando più concretamente) ma occorrerebbe una straordinaria, in cui i francesi avrebbero un facile potere di blocco.
pietro labriola a Italian Tech Week
In ogni caso, se nemmeno il governo riuscirà a trovare un accordo con Vivendi […], si profila una stagione fatta di contenziosi e carte bollate che, partendo da Roma, raggiungerebbe Bruxelles che dovrà esaminare gli intrecci del Mef, tra il 20% della rete Tim e la Open Fiber della controllata Cdp. Il closing dell’operazione Kkr-Rete è atteso per metà 2024: ma cosa succederà se nel frattempo, il cda – che si rinnova in primavera – sarà tornato a parlare francese?